Il 25 settembre si voterà in Italia per rinnovo del Parlamento, Camera e Senato, un appuntamento importante che pone a molti la domanda: come deve comportarsi un cattolico?Vi sono due premesse da fare: la prima è che la Chiesa ha una sua dottrina politica e sociale, che si riassume nella formula di san Paolo “Instaurare omnia in Christo” (Efesini 1, 10), di cui san Pio X fece il motto e il programma del suo pontificato.
Instaurare omnia in Christo significa che ogni ambito della vita individuale e sociale deve essere ricondotto a Cristo. Il programma politico dei cattolici è dunque la Regalità sociale di Cristo: né più né meno di questo.
Questo grande orizzonte non è utopico, perché l’uomo vive e si nutre dei grandi ideali che orientano la sua azione: egli vale, come si dice, le grandi idee che ha. Sarebbe però velleitario pretendere di realizzare questo programma attraverso lo strumento di un partito politico.
Il cattolico deve interessarsi attivamente alla vita politica del suo paese, ma deve anche sapere che il sistema politico dei partiti, nato dalla Rivoluzione francese, è in sé stesso distorto, perché alla legge della verità sostituisce quella del numero dei consensi, che ne sanciscono il successo. Il criterio supremo del sistema politico non è l’affermazione della Verità, ma la conquista del potere. Per questo nessun partito politico può realizzare, per sua natura, l’ideale sociale cristiano, almeno nella società secolarizzata contemporanea. Oggi il voto politico è sempre la tolleranza di un male minore. E’ questa la seconda premessa necessaria.
A chi riservare dunque il nostro voto?
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