Ferrara. Lettera aperta di elettori di centro-destra al Sindaco leghista pro gay pride

Ferrara pride, 28-6-19. Ecco come gli attivisti LGBT hanno accolto il Sindaco leghista Fabbri.

riceviamo e pubblichiamo volentieri

 

Egregio Sindaco Alan Fabbri, a Ferrara è nato un gruppo che è corretto definire etico.
È nato in conseguenza della Sua partecipazione, o come la ha definita Lei, “capatina”, alla “festa di quartiere” dell’orgoglio gay (pride), perché tanti ferraresi, che la hanno sostenuta, si sono sentiti traditi.

Sindaco Fabbri, Lei ha preso parte alla festa degli attivisti LGBT ORGOGLIOSI (pride), ed ha voluto farsi vedere con loro in fotografie (selfie).
Tuttavia, non ha tenuto lo stesso comportamento con i suoi elettori che Le hanno richiesto chiarimenti ed appuntamenti: ha preferito defilarsi, ignorando le loro istanze.
Questo atteggiamento arrogante e assolutistico rischia di danneggiare tutto il centro-destra.

Ecco il punto: la tendenza omosessuale è disordine della sfera sessuale, che come tale nessuno condanna, purché sia ben chiara la positiva naturalità della sessualità nelle sue sostanziali differenze tra maschio e femmina.
Discorso diverso è quello relativo agli attivisti LGTB, asserviti al PD, eterofobi e che hanno come scopo la distruzione della famiglia naturale.

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Ferrara. Il Sindaco leghista è andato al gay pride

Il Sindaco Alan Fabbri fa i selfie al gay pride (courtesy of estense.com)

Finalmente il Neosindaco di Ferrara ha parlato… ma, purtroppo, sbagliando tutto.
Meglio sarebbe stato se fosse rimasto zitto: sembra infatti di sentire un’antica logica illuministica, così sintetizzabile: non mi interessa perché mi hanno votato, so io cosa è bene per i miei elettori.
I soliti cattolici-moderati, sempre servi di ogni potere, oggi sono impegnati in acrobazie incredibili per svendere i principi non negoziabili per una poltroncina.
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A) “non è che se io la penso in un modo, gli altri non possano avere un’altra idea ed esprimerla. Il Ripagrande Pride è una festa che riguarda tutta la via e Ferrara. Di sicuro ci andrò”.

  • Il Sindaco confonde la libertà di espressione con il finanziamento pubblico ad iniziative che vogliono distruggere la famiglia naturale e corrompere le future generazioni;
  • Un pride riguarda solo una piccolissima parte di una città: 200 persone, non tutte ferraresi. Infatti, se Via Ripagrande viene riempita, è solo grazie ad attivisti LGBT che vengono da fuori: un pride è sempre occasione di nuove “amicizie”, cioè di sesso facile in strutture ricettive convenzionate.

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Bomba a Bologna: 7.500 bimbi sotto attacco gender… col sostegno del Comune!

115 Nidi e Asili, 7.500 bambini, 1.700 dipendenti, 73 milioni di euro all’anno: sono queste le dimensioni dell’istituzione cui il Comune di Bologna affida i servizi per l’infanzia (1).
Attraverso questa struttura, l’Assessorato alle Differenze di Genere a guida Partito Democratico ha sostenuto un progetto che prevede la lettura di libri utili a confondere l’identità sessuale di bimbi da zero a due anni (2).

Alcuni esempi dei messaggi che vengono insinuati nella mente dei nostri bambini:
Utero in affitto: “Roy e Silo sono due pinguini maschi […] Si vogliono bene e si sentono una vera famiglia quando finalmente nasce il piccolo Tango, il loro unico pulcino!” (E con tango siamo in tre, Junior, 2010)
Distruzione della famiglia naturale: “C’è chi ha due mamme. C’è chi ha due papà […]” (Una famiglia è una famiglia… sempre! , La Margherita, 2017)
Eterofobia:I cinque malfatti sono cinque tipi strani. Finché un giorno in mezzo a loro, come una punizione divina, piomba, lui: il Perfetto. (I cinque malfatti, TopiPittori, 2014)

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Modena gay pride: qualcuno non ci sta

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Forte presa di posizione della capogruppo Lega di Modena: “Ancora una volta le lobby LGBT+, che a gran voce chiedono pseudodiritti […] dimostrano di non avere il benché minimo rispetto per i diritti e la sensibilità altrui“.
Per gli emiliano-romagnoli: chiediamo agli esponenti del centro-destra di prendere posizione e contrastare anche i pride di Bologna (22/6) e Rimini (27/7).
Per chi vuole fare di più, qui alcune facili attività: https://www.osservatoriogender.it/arriva-il-gay-pride-2018-che-fare/

COMUNICATO

Leggo sulla stampa e colgo l’occasione per condividere il comunicato di Giovanni  Malfara’,  rappresentante  del Comitato “San Geminiano Vescovo”, che organizza la processione riparatrice il 1° giugno [approvata dal vescovo Mons. Castellucci, NdR] e aggiungere alcune considerazioni.
Il bacio saffico di fronte al Sacro Cuore è gravemente offensivo non solo per i cattolici.
È una sfida al senso religioso presente in ognuno di noi e potrebbe rientrare a pieno titolo fra i reati contemplati dalla legge Mancino, se come cattolici non fossimo così “tolleranti” da subire questi affronti rinunciando alla nostra identità e alle nostre radici cristiane.
Mi chiedo chi avrebbe il coraggio di una simile provocazione nei confronti di un simbolo mussulmano.

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La Cassazione approva i genitori gay: c’è poco da gioire

Il mondo pro family è in festa, ma a torto. La Cassazione ha sì condannato la pratica dell’utero in affitto, ma ha sancito la legittimazione della filiazione omosessuale. E’ una benedizione dell’omogenitorialità a patto che non derivi dalla pratica dell’utero in affitto, che in Italia è reato. Un escamotage che, non a caso, gli avvocati della causa gay hanno sottolineato e apprezzato, facendo rientrare dalla finestra la maternità surrogata uscita dalla porta.

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La Corte di Cassazione è stata chiamata a decidere di un caso di omogenitorialità. Il lui della coppia ha fornito gli spermatozoi che sono andati a fecondare gli ovociti di una donna non italiana e poi una terza donna straniera ha portato a termine la gravidanza mettendo al mondo due bambini. I due uomini membri della coppia omosessuale sono stati riconosciuti entrambi come genitori legittimi da parte di un giudice straniero. Tornati in Italia i due uomini hanno chiesto all’anagrafe del loro comune di residenza di riconoscere la decisione del giudice e quindi di iscrivere i due bambini nel registro anagrafico facendoli comparire come figli di entrambi, sia del padre biologico sia del compagno di questi, che ormai nella neolingua giuridica viene definito come “genitore d’intenzione”. L’ufficiale di stato civile si è rifiutato di farlo e ne è nato un contenzioso civile che è approdato sino alla Corte di Cassazione.

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Scalfarotto emiliano-romagnola: VITTORIA! (…ma non ci basta)

Come si vede, nella storia di Bologna è nota la “tolleranza” dei social-comunisti.

Sta per essere emendata la legge regionale sull’omotransnegatività. L’utero in affitto è ora equiparato alla violenza sessuale e all’abuso sui minori. Revoca dei finanziamenti alle associazioni che sostengono tali affitti. Tolto il termine omotransnegatività. Spariscono le “situazioni potenziali”.
Violenze in arrivo, come sempre.

Mentre scriviamo il Partito Democratico è spaccato e volano le seggiole: resterà comunque una proposta di legge liberticida e eterofoba, ma siamo la prima Regione rossa in cui si ottiene questo risultato.

Sta per essere emendata la legge regionale «liberticida […] immorale e immonda» (1) . La maggioranza dell’Assemblea Legislativa emiliano-romagnola ha proposto di emendare la legge «portatrice di una visione eterofobica» (2). Comunque vada a finire, i cattolici han fatto il loro dovere e un primo risultato è raggiunto: ora l’opposizione del centro-destra deve fare la sua parte perché la legge non passi.

Si preparano violenze? Centri sociali, femministe, Arcigay e la galassia dei gruppuscoli LGBT preparano – come sempre accade a Bologna – aggressioni sia ai cattolici che al PD: «il rischio è che le associazioni Lgbt protestino non solo contro gli ultrà cattolici, ma contro lo stesso Pd» (3).

La rabbia delle sinistre. Il Sindaco di Bologna:  «non condivido l’ […] equiparare tout court la maternità surrogata alla violenza sessuale».
Famiglie Arcobaleno: «Questa legge […] sarà una porcata […] meglio nessuna legge»
La nipote di Romano Prodi: «Un errore madornale, voterò contro [gli emendamenti]» (4).

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Gender: in Puglia c’è un assessore con gli attributi

Le attività dell’assessore pugliese: autentica promozione delle pari opportunità

Fuoco ad alzo zero della lobby LGBT contro Patrizia del Giudice, Assessore alle Pari Opportunità della Regione Puglia.
Il motivo? L’aver dichiarato “Io sono per la famiglia naturale“.

C’è una petizione online per chiedere la revoca a Patrizia Del Giudice del ruolo di presidente della commissione Pari opportunità della Regione Puglia: ma, al momento in cui scriviamo, ha raggiunto solo 844 firme da tutta Italia (1). Più o meno le stesse della petizione di segno opposto: a favore della Del Giudice e promossa dalle associazioni familiari che aderiscono a Nova Civilitas Bari. 
La petizione è l’ultimo tassello di una vicenda che si è svolta nell’ultimo weekend di marzo. Tutto è partito da un commento che la Del Giudice ha lasciato sulla pagina dell’avvocato Fabio Candalice: “I faraoni Lgbt e i radical chic d’ogni dove con la loro risaputa arroganza dittatoriale sono ormai prossimi alla pernacchia universale che li spettinerà“.

Puglia, la Regione a guida PD, ha scelto per le Pari Opportunità una persona proveniente dalla società civile (Patrizia del Giudice è Vice presidente di Confindustria Puglia), estranea alle logiche di partito e probabilmente anche a quelle del PD: è quindi normale che sulla vita e sulla famiglia abbia le idee della maggioranza degli italiani.
Proprio a tale titolo la Del Giudice era stata premiata pochi giorni prima con il prestigioso premio “Woman for woman”, a riconoscimento della sua attività istituzionale a favore del’imprenditoria femminile (2).
Di più: in novembre aveva promosso la 1° conferenza regionale sulla famiglia (al singolare), escludendo la lobby gender e invitando invece le associazioni familiari: orrore!

Ma dell’aiuto alle donne la setta LGBT se ne frega: l’Assessore Del Giudice deve dimettersi perchè estranea all’ideologia gender veicolata dal PD.

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Nozze lesbiche… e la “ministra” 5 stelle si congratula!

Marinaie spose, “ministra” della Difesa si congratula e… viene sommersa da critiche degli italiani

Il Signore creò Adamo ed Eva. L’uomo e la donna. Le cose inverse sono di Satana“: la ministra della Difesa Elisabetta Trenta si congratula su Facebook con Lorella e Rosy, le due marinaie unite civilmente a La Spezia ma, fra i pochi complimenti e auguri alle donne, viene sommersa da commenti detttati dal buon senso, dell’italiano medio, pieni di indignazione.
Errore della ministra, secondo gli utenti, quello di aver dato “visibilità a un abominio”, di fare del “razzismo al contrario” verso gli etero e di aver sbagliato nel definire le due spose “l’esempio di una importante evoluzione culturale, nelle Forze Armate e nel nostro Paese”, riducendo così “al ridicolo” la Marina.

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Trento: assalto a convegno anti gender

Decine di contestatori, entrati nel palazzo della Provincia, sono stati fronteggiati da carabinieri e polizia in scontri, con alcuni feriti.

L’escalation di violenza contro chi semplicemente afferma le verità più elementari ha toccato livelli un tempo impensabili. Se n’è avuta prova ieri sera a Trento, dove il palazzo della Provincia è stato preso letteralmente d’assalto da decine e decine di giovani dei centri sociali e dell’area anarchica, ben spalleggiati da alcuni esponenti della sinistra locale. Il motivo?

All’interno del palazzo provinciale di Piazza Dante, precisamente in sala Belli si stava tenendo il convegno “Donne e uomini: solo stereotipi di genere o bellezza della differenza”, organizzato dagli Assessori all’istruzione Mirko Bisesti e alla salute Stefania Segnana (Lega). I relatori intervenuti sono stati lo psicologo e psicoterapeuta Emiliano Lambiase, il medico e psichiatria Maria Cristina Del Poggetto e l’avvocato Maristella Paiar. Tutti e tre, rispettivamente ciascuno nel proprio ambito di competenza, hanno sottolineato un dato basilare: maschi e femmine sono chiaramente differenti, e non solo per motivi culturali o di socializzazione, ma appunto per natura, e come tali vanno educati.

Per suffragare questa tesi, si sono esposti fior di argomenti razionali, decine e decine di ricerche scientifiche peer review – Lambiase è arrivato ad esporre uno studio con un campione di oltre 900.000 persone – senza fare neppure cenno ostile alla «teoria del gender» che, secondo critici dell’appuntamento, avrebbe dovuto essere il cuore ideologico del convegno.

Ciò nonostante, come si diceva, a pochi metri dalla sala – che era già strapiena, e dunque non avrebbe potuto contenere una persona in più rispetto alla presenti – si sono ammassate decine di contestatori che, già entrati nel palazzo della Provincia, hanno dovuto essere allontanati dalle forze dell’ordine prima che accadesse il peggio.

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Bufale emiliano-romagnole: le discriminazioni per orientamento sessuale

Omotransfobia? Anche la Diocesi di Modena ha diffuso una dura presa di posizione contro la legge regionale contro la famiglia nel numero del 17/3/2019 di “Avvenire Settimanale Nostro Tempo“.
L’articolo in formato PDF: https://www.fattisentire.org/db/20190317NostroTempoMODENA.pdf

La legge non è accettabile perché vuole imporre un’ideologia eterofoba e ostile alla famiglia: non è accettabile nemmeno se modificata.
Di tale legge si è già parlato qui: https://www.fattisentire.org/e-scontro-sulla-legge-scalfarotto-per-lemilia-romagna/

Peraltro, una legge regionale contro le discriminazioni esiste già (la n° 6 del 2014) e l’osservatorio istituito da tale legge conferma che in Emilia-Romagna le discriminazioni sono l’ultimo dei problemi: 14 casi negli ultimi 5 anni.
È la Regione stessa ad ammetterlo, in una risposta ufficiale al Consigliere Regionale Tagliaferri (FdI): https://www.fattisentire.org/db/Tagliaferri_Riscontro_pratica_2019_73.pdf

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