Cossiga chiama e Ruini risponde

DICO, Ruini annuncia una «Nota ufficiale»

Il presidente della Cei, Camillo Ruini, annuncia a proposito dei DICO «una parola meditata, una parola ufficiale, che sia impegnativa per coloro che accolgono il magistero della Chiesa e che possa essere chiarificatrice per tutti». Il cardinale non ha precisato i tempi di questa Nota dei vescovi italiani. Lo ha detto a margine del convegno nazionale dell’Opera romana pellegrinaggi. Alla richiesta di un commento sul disegno di legge sulle convivenze di fatto, il presidente dei vescovi ha risposto: «Su queste cose sono state già dette da parte nostra tante cose importanti e, credo, tutto ciò che è necessario. Quindi è inutile che io aggiunga qualche battuta estemporanea». «Potrà essere importante – ha proseguito subito dopo – una parola meditata, una parola ufficiale che sia impegnativa per coloro che accolgono il magistero della Chiesa e che potrà essere chiarificatrice per tutti».
(CORRIERE della SERA 12 febbraio 2007)

Intanto il Sen. Francesco Cossiga scrive al Card. Ruini una lettera aperta intitolata «I vescovi si facciano sentire», che per certi versi si può definire sorprendente…

Vedi il testo integrale della lettera.

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DOSSIER La famiglia ferita: arrivano i «DICO»

«DICO» un solenne NO al Governo

*** Benedetto XVI riceve in udienza una delegazione dell’Accademia delle scienze morali e politiche di Parigi e torna a parlare della sua preoccupazione per la mentalità relativista che si diffonde in Europa: «La confusione a livello del matrimonio e il non riconoscimento dell’essere umano in tutte le tappe della sua esistenza, dal concepimento alla fine naturale – ha detto il Papa – lasciano pensare che ci siano dei periodi in cui l’essere umano non esista veramente». Ratzinger ha esortato ad avere «nella vita personale come in quella pubblica, il coraggio di dire la verità e di seguirla, d’essere liberi in rapporto al mondo che ha spesso la tendenza a imporre modi di vedere e comportamenti da adottare». «È importante non lasciarsi incatenare – ha spiegato Benedetto XVI – da elementi come il relativismo, la ricerca del potere e del profitto a tutti costi, la droga e le relazione affettive disordinate».
*** Dal Vaticano, l’«Osservatore Romano» insiste sull’«impegno di difesa della famiglia fondata sul matrimonio», annuncia la pubblicazione il prossimo 13 febbraio di una monografia su famiglia, matrimonio e unioni di fatto con citazioni del Papa e rivendica la risposta «agli attacchi di quanti, ancora oggi, vorrebbero tappare la bocca alla Chiesa e al Papa su temi tanto delicati quanto rilevanti».
*** Sui «DICO» interviene infine anche il vescovo di Piacenza e vicepresidente della Cei, Luciano Monari, con un intervento su «Avvenire»: «Il motivo per cui non riusciamo ad accettare i Pacs, o similia, come nuova figura giuridica – spiega – non è etico, ma politico. Non diciamo: le convivenze sono contro la morale cattolica e quindi siamo contrari a riconoscerle giuridicamente. Diciamo invece: le convivenze sono rischiose per il bene della società».
*** I giuristi fanno notare anche la «svista» clamorosa dei redattori del disegno di legge varato dal governo: si autorizza l’incesto fra fratello e sorella…
*** E intanto Rosy Bindi in un’intervista svela che soffre per la posizione della Chiesa. Non si attendeva una reazione così ferma contro i suoi «DICO». … Poveretta.

1) L’AVVERTIMENTO DELLA CHIESA
2) Sì del Consiglio dei Ministri al ddl Pollastrini-Bindi    dell’Osservatore Romano
3)
Società ipocrita se indebolisce la famiglia    di Mons. L. Munari, Vescovo di Piacenza
4) Quella svista nel ddl che legalizza l’incesto
5) “Questa Chiesa così arroccata non capisce una legge giusta”    Intervista a Rosy Bindi

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Prodi vara il ddl sui Pacs e poi va a Messa

È PACSATO…

L’equilibrista dell’ambiguità
suona la marcia nunziale ai gay

Dopo una mattinata di trattative febbrili tra le varie anime del centrosinistra, il Professore «cattolico democratico e adulto» riunisce il Consiglio dei ministri vara il ddl sui Pacs (che adesso si chiamano «DICO») e poi… va tranquillamente a Messa. La decisione è stata presa con un consiglio dei ministri straordinario, in cui era assente Clemente Mastella, che ribadisce il suo no. «Anche il diavolo veste Prodi», sferza Mario Mauro, il vicepresidente azzurro del Parlamento europeo, «ci siamo: il governo Prodi ha dato il via alla distruzione della famiglia». I vescovi insoddisfatti dalle modifiche al disegno di legge ribadiscono il loro “non possumus” in nome della famiglia fondata sul matrimonio. Se il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Giuseppe Betori, che aveva definito «superflua» una legge sulle coppie di fatto, si trincera dietro il no comment («non ci pronunceremo fino a che non avremo letto il testo»), è monsignor Sergio Nicolli, direttore dell’Ufficio nazionale della Cei per la Pastorale della Famiglia, a scendere in trincea contro la legge Bindi-Pollastrini. «Le unioni civili si ritengono un fatto esclusivamente privato per niente vincolato da un patto sociale e su questo la Chiesa non dice niente. Però, che questa unione venga riconosciuta come un bene sociale sullo stesso piano della famiglia, questo evidentemente è impossibile», dice chiaro e tondo a Radio Vaticana. Nicolli passa quindi a criticare la «cultura che in questi ultimi decenni ha enfatizzato il benessere personale», sottolineando che «così ha perso di vista il valore del matrimonio e della famiglia». E rivendicando una voce in capitolo per la Chiesa, «forse l’unica rimasta a difendere questo valore, almeno in Italia», torna a difendere la famiglia: «Ha bisogno della stabilità, quindi del matrimonio, di un patto sociale, di riconoscersi non solo come un fatto privato ma come un bene comune, un bene sociale, e non c’è nessun’altra realtà che può essere paragonata a questa». Al niet di Nicolli si aggiunge l’accorata protesta di monsignor Alessandro Maggiolini: «Ma come si farà adesso a parlare di amore?», chiede il vescovo emerito di Como. «Sapevo che prima o poi l’avrebbero approvato» commenta amaro l’alto prelato, il quale si augura che al Senato «si possa assistere ad una prova di discernimento. Spero che lì ragionino un po’ di più, discutano un po’ di meno, e vedano che la famiglia è importante, che un padre deve fare il padre e una madre la madre, che il matrimonio è una cosa seria basata sull’amore reciproco e per sempre. A meno che», chiosa, «due individui non si vogliano pacsare solo per ottenere vantaggi economici».
E intanto giunge una «buona notizia» anche per i piccoli risparmiatori e per le famiglie numerose: dal primo luglio le tasse sui Bot e gli altri titoli di Stato – anche quelli già emessi – lieviteranno dal 12,5% al 20%
CARI «CATTOLICI DEMOCRATICI E ADULTI» A VOI DOBBIAMO GRATITUDINE PER QUESTE ROVINE SOCIALI…

1) Prodi suona la marcia nuziale ai gay
2) Non più Pacs ma «Dico» e con effetto retroattivo
3) La Chiesa non ci sta: matrimoni di serie B    di Andrea Tornielli
4) Perché la Chiesa non può dire sì

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In tema di pacs la religione non c’entra

Difendiamo il matrimonio specifico bene umano
Non solo religioso o confessionale

del prof. Francesco D’Agostino

Se i cattolici sono in prima linea nella loro battaglia contro i Pacs, ciò non dipende dal desiderio di difendere un bene confessionale, ecclesiale e nemmeno, a ben vedere, spirituale: ciò che si difende dicendo no ai Pacs è uno specifico bene umano, che caratterizza tutte le epoche e tutte le culture e che non a torto è ritenuto, dagli etnologi, alla stregua di una struttura antropologica fondamentale.

(C) AVVENIRE – 8 febbraio 2007

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L’Avvenire si scatena contro il disegno di legge sulle unioni di fatto

CIRCA LA BOZZA SULLE UNIONI DI FATTO

Il perché del nostro leale “non possumus”

Il lavorìo su un possibile disegno di legge del governo in materia di unioni di fatto sembra dunque arrivato ad una svolta. Le anticipazioni di stampa – soprattutto quella assai particolareggiata fornita sabato scorso da “Repubblica” – tenderebbero a confermare che ormai ci siamo.
(C)  Avvenire – Editoriale non firmato – 6 febbraio 2007

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Pera: quella sui pacs è una legge inutile

Ma proibire non è discriminare

A favore dei pacs si stanno diffondendo due argomenti ricattatori che si appellano ad altrettanti sacri princìpi, quello dell’uguaglianza e quello della non discriminazione. Questi due argomenti sono sbagliati, ma siccome seducono come sirene conviene prestarci un po’ di attenzione…

di Marcello Pera

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«Così insegno ai trans a tornare uomini»

MILANO

Kevin Harris ha 53 anni, è un discografico che lavora nel capoluogo lombardo dagli anni ’80, sposato da sette anni con Suzanne. Nulla di strano, se non avesse rivelato il suo passato di transessuale. Ha cercato di raccontarlo alla trasmissione “Il Bivio”, andata in onda giovedì sera su Italia 1 e dedicata al caso di due gemelli transessuali.

Kevin partecipava perché lo avevano invitato, ma “durante la registrazione, quando ho esordito dicendo che ero cristiano, si è alzato un coro di proteste. L’on. Vladimir Luxuria è partito in quarta, mi ha interrotto e ha preteso di avere la parola. E intanto, a me, sono venuti a togliere il microfono, fisicamente“.

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La legge sui cognomi apre la strada ai Pacs

Per Francesco D’Onofrio, presidente dei senatori dell’Udc, la battaglia non è conclusa, e promette il suo impegno quando il provvedimento sui cognomi arriverà in aula. «Non è una battaglia politica – spiega ad Avvenire – ma culturale: è un attacco alla famiglia anche se passa per una picconata al patriarcato».

Ma Alfredo Mantovano di Alleanza Nazionale intravede dietro la norma un disegno distruttivo: “L’ansia di picconare la famiglia non arriva ancora a far partorire al governo un disegno di legge sui pacs. Ma non impedisce a governo e maggioranza di mandare avanti la proposta sui cognomi, nella direzione di annullare tutto ciò che, con riferimento alla famiglia, ha storia e radici. Se ai figli potrà essere dato alternativamente il cognome del padre, quello della madre, o entrambi, e’ certo che nel giro di 3- 4 generazioni verra’ meno la continuita’ familiare, cioe’ un elemento basilare per l’identità comunitaria. Non sono soltanto le radici cristiane che la sinistra vuole estirpare, ma anche le radici naturali, a cominciare da quella familiare. L’attenzione critica verso questa proposta sbagliata deve essere la stessa che verso i pacs!“.

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