Pakistan: sette anni di prigione ad un cristiano accusato di blasfemia

Secondo l’accusa avrebbe strappato le pagine del Corano

Sette anni di prigione per aver dissacrato il Corano. E’ la condanna inflitta in Pakistan a Bashir Masih, un giovane cristiano accusato di blasfemia. Secondo il giudice, l’imputato avrebbe strappato alcune pagine del Corano per usarle in rituali di magia occulta…


MULTAN. = Sette anni di prigione per aver dissacrato il Corano. E’ la condanna inflitta in Pakistan a Bashir Masih, un giovane cristiano accusato di blasfemia. Secondo il giudice, l’imputato avrebbe strappato alcune pagine del Corano per usarle in rituali di magia occulta. La sentenza è stata emessa lo scorso 23 febbraio ma le ONG e i gruppi per i diritti umani del Pakistan non sono a conoscenza della condanna di Masih. Il giovane cristiano ha adesso 30 giorni per appellarsi alla Corte suprema di Lahore. Il suo caso è l’ultimo di una lunga serie di condanne emesse contro cristiani e musulmani.


In Pakistan, la controversa legge sulla blasfemia punisce con l’ergastolo le offese al Corano e prevede la pena capitale per “tutti coloro che con parole o scritte insultano il profeta Maometto”. Il ministro pakistano per gli Affari religiosi, Ejaz ul Haq, ha ammesso che negli ultimi 18 anni si è registrato “un abuso” della legge. Dal 1927 al 1986 sono stati accertati solo 7 casi di blasfemia. Ma quelli notificati dal 1986 al 2004 sono invece più di 4000. La Chiesa cattolica chiede la totale abrogazione della norma sulla blasfemia, considerata un’anomalia nel sistema giudiziario pakistano. Il vescovo di Faisalabad, mons. Joseph Coutts, ha sottolineato infine che gli emendamenti apportati alla legge lo scorso ottobre non impediscono gli abusi: le modifiche sono limitate, infatti, alla procedura e all’applicazione ma hanno mantenuto in vigore la pena di morte per chi offende Maometto. (A.L.)



– A cura di Amedeo Lomonaco – RADIO VATICANA-Radiogiornale / CHIESA E SOCIETA’, 1 marzo 2005