Il regime vietnamita usa i discorsi del papa per dividere la Chiesa

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J.B. An Dang

Le parole di Benedetto XVI ai vescovi vietnamiti usate per criticare i vescovi, i sacerdoti e i fedeli che hanno affondato la Chiesa nella “corruzione spirituale”. Accuse anche a sacerdoti che “pianificavano” un rovesciamento del regime. Arresti di blogger e dissidenti.

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Guerriglia urbana nel Fujian: oltre 10mila abitanti contro la polizia

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Le forze dell’ordine lanciano gas lacrimogeni per sciogliere una protesta pacifica contro l’inquinamento di una raffineria. Esplodono gli scontri, con decine di feriti. Le autorità dicono che l’impianto è in regola, ma i residenti lamentano un’alta percentuale di malati di cancro. (altro…)

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Chiesa perseguitata in Vietnam

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Violenze contro i cattolici:
il velo contro crisi e corruzione del Partito comunista vietnamita

La persecuzione contro i fedeli di Vinh è un diversivo per nascondere le profonde divisioni interne, ma anche la misura dell’abisso di disprezzo a cui è giunto il Partito, deciso ad approfittare dei nuovi venti economici e capace anche di svendere il Paese al suo nemico tradizionale, la Cina. La Chiesa e la sua funzione di risveglio delle coscienze, e i Montagnard convertiti sono condannati a sparire.

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I perseguitati dimenticati della Cina

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In Cina la persecuzione continua
ma i cattolici italiani (inclusi i parroci) lo sanno?

Vescovi e sacerdoti della Chiesa sotterranea arrestati, Chiese ufficiali sotto controllo, incremento della repressione contro i fedeli: è questa la situazione dei cattolici in Cina in questi giorni, mentre in Vaticano è in corso il raduno della Commissione plenaria sulla Chiesa cattolica in Cina…

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Eluana, non ho mai provato un simile schifo

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UNA COMMEDIA DI BARI
E IMPOSTORI CON PADRE DOLENTE

In confronto Goebbels era un fanciullino. L’insieme di retoriche azionate a comando e vittoriosamente nel caso della ragazza presa di forza per sentenza giudiziaria e messa a morte senza moratoria si fondava sull’alone tragico del dolore di un padre. Sfida morale azzardata ma a suo modo grandiosa. L’agorà e la vita pubblica di un paese e delle sue istituzioni al servizio di una grande storia privata. Beppino ci aveva sempre assicurato di questo che solo contava per lui: offro la mia voce di padre a una bella ragazza, mia figlia, che mai avrebbe voluto vivere così, e basta. Invece niente basta. Beppino dava voce a se stesso, e perfino ai suoi ricordi ideologico-politici rispolverati a nemmeno due settimane dall’esecuzione pubblica di sua figlia, e dunque dava voce alla coorte dei suoi consiglieri e medici e specialisti e politici che hanno aspettato il giorno della morte di Eluana per scatenarsi e dire finalmente in pubblico la verità: è stata una nuova Porta Pia, un avanzamento nella eterna lotta dello spirito umano contro l’oscurantismo della chiesa. Loris Fortuna, il divorzio, l’aborto e poi, perché no?, l’eutanasia.

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Eluana è morta? There’s a party!

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LO SQUALLIDO EPILOGO
DI UNA MORTE “RITUALE”

E l’avvocato fa festa con la stampa amica
(13/02/09 – (C) Il Giornale)

Quattro salti in padella per seppellire Eluana. Suvvia, avvocato
Giuseppe Campeis, proprio lei che è stato per giorni e giorni sulle
barricate. In difesa della buona morte per una giovane donna Svp. Che
non è il contrario di Vip ma significa, come lei sa bene avvocato, in
stato vegetativo permanente.

Che cattivo gusto, ci perdoni, avvocato. A volerlo proprio fare
sarebbe stato meglio un incontro nel suo studio, formale e asettico
come la camera di Eluana per l’addio ai giornalisti. Tipo: prendete
qualcosa?, una stretta di mano e via, grazie. A mai più rivederci.

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Senza acqua e senza carezze

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L’ITALIA CHIEDA PERDONO AD ELUANA

Una cosa è certa: abbiamo bisogno della “carezza del Nazareno”, come ha detto Enzo Jannacci. Senza di Lui siamo perduti, disperati… E preghiamo che Eluana sia stata abbracciata dalla Nostra Madre

Il signor Beppino Englaro a “El Pais” aveva dichiarato: “la Chiesa non mi può imporre i suoi valori”. Ma la Chiesa non imponeva niente, esortava semmai a non imporre la morte a Eluana. Nessuno fino a ieri sera ha potuto affermare che l’ordinamento italiano, a partire dalla Costituzione, permetteva – come dice brutalmente Giuliano Ferrara – “l’eliminazione fisica di una disabile”.

Nessuno. E’ noto infatti che la legge punisce addirittura chi fa morire di fame e di sete un gatto o un cane (lo si è visto proprio in un caso dell’estate scorsa).

Ora però, a un essere umano, questa morte orribile è stata inflitta. Per legge? No. Non c’è nessuna legge che lo consenta. Meno che mai la Costituzione. E nessuno – dicasi nessuno – dei progetti di legge in discussione finora (neppure i più estremisti) prevede che un caso come Eluana possa finire con la morte per fame e per sete. Non solo, ma il disegno di legge del governo che salvava espressamente Eluana in Parlamento aveva una enorme maggioranza, più grande dello schieramento di centrodestra. E allora come è potuto accadere? Per un pronunciamento della magistratura? Tutto sembra surreale. Ognuno ha le sue responsabilità (compreso il Parlamento che ha aspettato fino all’ultimo).

Ma che spettacolo tragicomico quello di intellettuali che, mentre una giovane donna stava morendo, si sono messi a strillare contro il presunto attentato alla Costituzione da parte di Berlusconi. Qua si rovescia la frittata in modo plateale. A noi sembra che Berlusconi, coraggiosamente e generosamente, abbia cercato di rimettere le cose al loro posto, restituendo all’esecutivo le sue prerogative, derivanti dal mandato popolare e a Eluana i suoi diritti. Ci sembra che l’anomalia sia il ruolo assunto in questo caso dalla sentenza magistratura, diventata, per il veto pronunciato contro il governo dal presidente Napolitano, intangibile più del Corano.

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Le tenebre sono calate sull’Italia

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ELUANA E\’ STATA UCCISA
INGIUSTIZIA E\’ FATTA

COMPLIMENTI NAPOLITANO

Mario Giordano, il Giornale, 10 febbraio 2009

È morta all’improvviso, è morta da sola. È morta mentre il Parlamento discuteva e i soliti noti, da Dario Fo a Umberto Eco, firmatari di ogni sciagurato appello di questo Paese, si apprestavano a scendere in piazza per un girotondo. È morta, e se non altro la sua vita non ha dovuto subire anche l’ultima offesa di Oscar Luigi Scalfaro sul palco mentre lei moriva. È morta e suo padre era lontano. È morta di fame e di sete, con il respiro ridotto a un rantolo e il corpo disidratato che cercava acqua dentro gli organi vitali.

È morta in fretta, troppo in fretta per non generare sospetti. E intanto suona tragicamente beffardo leggere adesso, a tarda sera, le parole del suo medico curante che di prima mattina assicurava: «Lo stato fisico è ottimo, Eluana è una donna sana, pochi rischi fino a giovedì». Evidentemente la conosceva poco. Troppo poco. E forse per questo ha potuto toglierle la vita. È arrivata la morte, e la morte non è presunta. La volontà di morire di Eluana sì, invece, quella era e resta presunta: l’ha decisa un tribunale, sulla base di una ricostruzione incerta e zoppicante, con una selezione innaturale di testimonianze. Tre amiche (solo tre, le altre no), la determinazione del padre, un po’ di azzeccagarbugli: tanto è bastato per decidere di ucciderla nel modo più atroce.

Ricordiamolo: nessuna proposta di legge di quelle presentate in Parlamento, neppure quelle più favorevoli all’eutanasia, prevede la possibilità di una morte così. Eluana è stata la prima esecuzione di questo genere nella storia della Repubblica. E sarà l’ultima. Forse. Arriverà la legge, e non sarà presunta. Arriverà la legge e impedirà questo scempio. Ma oggi l’affannarsi di parlamentari alla Camera e al Senato, quel rincorrersi di cavilli e regolamenti, quelle riunioni di capigruppo, l’alternarsi di dichiarazioni e di emendamenti, appare soltanto quel che in realtà è: il nulla. Nulla di nulla. Un nulla che fa venire le lacrime agli occhi, però. La corsa contro il tempo, la convocazione notturna, i calcoli sui minuti: tutto inutile. Eluana è stata uccisa. Eluana era viva e adesso non c’è più. E allora, mentre molti chiedono il silenzio solo per nascondere le loro vergogne, non può non venire voglia di urlare le responsabilità che ricadranno su chi non ha fatto niente per impedire questo orrore.

In primo luogo i medici che non hanno accettato di ridare acqua e cibo a Eluana in attesa dell’approvazione della legge, nonostante i numerosi appelli. Poi Procura di Udine e Regione Friuli che hanno giocato per due giorni a scaricabarile.

E infine, sia consentito, anche il capo dello Stato che non ha firmato il decreto legge: in questa vicenda il Quirinale ha anteposto le ragioni di palazzo alla salvezza di una ragazza, ha preferito la cultura della morte al valore della vita. Siamo sicuri che se una responsabilità del genere se la fosse assunta il presidente del Consiglio, qualcuno della sinistra in questi minuti già chiederebbe le sue dimissioni. Ora, invece, vogliono che si taccia. D’accordo, ora taceremo. Non abbiamo nemmeno più voglia di parlare. Ma prima lasciateci dire un’ultima cosa. Prima lasciateci dire: complimenti, presidente Napolitano.

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