Hong Kong (AsiaNews) – Le richieste della Cina a papa Benedetto XVI di rompere i legami con Taiwan, prima di ogni dialogo, e quelle di non interferire negli affari interni – anche religiosi – del paese sono frutto di un grosso abbaglio diplomatico. Parola di esperto.
Commentando oggi l’elezione di Benedetto XVI, il primo ministro cinese Wen Jiabao ha detto che per migliorare i rapporti fra Cina e Vaticano sono necessarie due condizioni: il Vaticano deve rompere le relazioni con Taiwan; la Santa Sede non deve interferire negli affari interni della Cina. Wen Jiabao ha fatto eco a quanto già detto dai portavoce del Ministero degli esteri di Pechino in occasione della morte di Giovanni Paolo II (con la precisazione che per “affari interni” si intende anche “ la scusa della religione”). Le stesse pre-condizioni sono state ripetute fino alla nausea tutte le volte che Giovanni Paolo II ha lanciato appelli per un reale dialogo.
Che importanza hanno per Pechino queste pre-condizioni? Per p. Gianni Criveller, esperto di rapporti fra Cina e Santa Sede, esse sono soltanto una barriera di fumo, un alibi per nascondere la non volontà di Pechino di aprire un dialogo con la Santa Sede. (altro…)