I cristiani delle catacombe cinesi


Accusati di cospirare contro il regime perché ubbidienti al papa, perseguitati per la loro fede, imprigionati nelle carceri.


I cristiani del paese di Mao non si arrendono, ogni anno si battezzano 150 mila adulti.



Bernardo Cervellera


Tempi n°13 – 24 Marzo 2005

Il miracolo più grande della Cina di oggi non sono i grattacieli di Shanghai e i grandi investimenti economici. Le foto di queste pagine documentano un miracolo di ben altro tipo: la presenza nella Cina di oggi di comunità cristiane vive.


Il miracolo è dovuto al fatto che dai tempi di Mao la Chiesa e tutte le religioni sono state oggetto di una sistematica persecuzione fatta di torture, arresti, sparizioni, distruzioni di chiese e di templi. I cattolici, in particolare, sono stati sempre sospettati di essere al soldo di potenze straniere e di cospirare contro la Cina solo perché sono ubbidienti al Papa per la loro fede.


A causa di questo, ancora oggi vi sono vescovi e sacerdoti in prigione. AsiaNews poche settimane fa ha pubblicato una lista di 18 vescovi e 19 sacerdoti che sono in prigione o sono isolati e impediti a esercitare il loro ministero. Fra di essi vi sono 6 vescovi, di età fra i 50 e gli 83 anni, arrestati e poi scomparsi nelle mani della polizia. Quelli sequestrati da più tempo sono i due vescovi di Baoding (Hebei): monsignor Giacomo Su Zhimin, l’ordinario, e monsignor Francesco An Shuxin l’ausiliare, arrestati nel ’96 e nel ’97. Su di loro, sebbene sollecitato da tante personalità internazionali, il governo ha sempre taciuto. Nel mondo si teme che essi faranno la fine di monsignor Gao Kexian, il 76enne vescovo di Yantai che, arrestato nel ’99, era scomparso. È riapparso morto lo scorso gennaio, quando circondato dalla sola polizia, è stato cremato e subito dopo seppellito. Al funerale non è stata permessa la presenza di nessun cristiano: il vescovo è morto senza i conforti religiosi e senza nessun parente vicino.


Né lui, né gli altri si erano mai macchiati di alcun crimine: non sono terroristi, né guerriglieri, né estremisti. Anzi, molti di essi sono famosi per la loro carità e generosità, provvedendo a proprie spese a centinaia di bambini abbandonati, cura di handicappati, scuolette di campagna, pozzi. L’unico loro “crimine” è non accettare di essere iscritti all’Associazione patriottica, l’organismo voluto dal governo per il controllo della Chiesa che, fra i suoi scopi, ha ancora di mira la costruzione di una Chiesa separata dal Papa.



DONNE APPESE PER I PIEDI


Per cercare di vivere la fede fuori dal controllo del regime, vescovi e preti radunano le loro comunità lontano dalla città, nella campagna, oppure in alcune case fidate. Vi sono sacerdoti che per visitare gruppi di cattolici dispersi nelle province cinesi, dormono ogni giorno in un luogo diverso. Quando arrivano in una comunità, celebrano tutti i sacramenti necessari: i battesimi, i matrimoni, le confessioni, il catechismo per i ragazzi. Ma radunarsi in modo libero è proibito e, per questo motivo, da decine di anni la polizia ha lanciato una vera e propria campagna contro i cristiani “non ufficiali” o sotterranei, che non accettano cioè l’imposizione e il controllo dell’Associazione Patriottica. La persecuzione è più forte in quei luoghi dove le comunità sotterranee sono più numerose: Hebei, Shanghai, Zhejiang, Fujian, Jiangxi, Henan, Heilongjiang.


Per costringere i cattolici a entrare nell’Associazione patriottica, si usano metodi che vanno dalla prigione agli arresti domiciliari, alla violenza psicologica e fisica, al ricatto economico. La persecuzione si riversa anche sui bambini. Nell’Hebei, i figli di genitori cristiani che rifiutano di partecipare all’Associazione patriottica sono esclusi dalla scuola. Le violenze fisiche non si contano: la polizia compie raid durante le Messe clandestine, profana le ostie, distrugge i messali, bastona i fedeli. I capi laici delle comunità sono visitati di notte dalle squadre della Pubblica sicurezza e vengono bastonati fino al sangue; alcuni vengono menomati fino a rompere loro le gambe. In una comunità cattolica rurale dell’Hebei alcune donne sono state appese per i piedi e bastonate fino a tramortirle, le loro case messe a soqquadro, mobili e strumenti di catechesi distrutti, chiese atterrate o fatte esplodere. Anche chiese o cappelle, baracche di legno o case private usate come luogo di culto subiscono violenze senza fine. Nel 2000, in pochi mesi, nella sola provincia del Zhejiang il governo ha distrutto 450 edifici religiosi illegali.



I COMUNISTI SI CONVERTONO


La mancanza di strutture stabili e di preti sempre disponibili non permette una vita tranquilla, studi approfonditi, teologie elaborate. Ma la fede è autentica, fatta di carità e amicizia. In più, proprio la vita di questi cattolici così segnata dal martirio li rende un segno di autenticità. Molti cinesi che vengono a conoscenza di qualche storia di martirio si pongono subito la domanda: come mai questa persona, uguale a me, ha scelto una vita in cui non c’è sicurezza, né protezione del partito, né tranquillità? Cosa è questa fede, più preziosa della ricchezza e del benessere?


Xiao Li, una giovane trentenne, è venuta a Pechino dalla campagna e non ha lavoro fisso. Per riuscire a mangiare e a pagarsi l’affitto in una stanza senza riscaldamento, si offre per lavori domestici a giornata. Una volta le è capitato di andare a lavorare nella casa di un generale dell’esercito. Il figlio del padrone, anch’egli soldato, un giorno le domanda: “Ma come mai tu sei sempre contenta? Non hai lavoro fisso, non hai ricchezza, non hai casa, non hai amici potenti nel Partito… Che cosa ti rende così felice?”. Xiao Li, un po’ imbarazzata gli risponde: “Io sono contenta perché sono cristiana e so che Gesù Cristo mi ama”. Il soldato, incuriosito dalla risposta, ha incominciato a studiare la Bibbia con lei e – di nascosto – a prendere lezioni di catechismo.


Va detto che le conversioni nell’esercito sono così tante che, negli anni scorsi, l’Ufficio politico ha raccomandato “vigilanza contro il proselitismo cristiano e cattolico nelle caserme”, arrivando a proibire per i militari di indossare una catenina con la croce. Il Manuale del dipartimento politico dell’esercito stabilisce che “un soldato scoperto a praticare la sua religione deve essere immediatamente educato a cambiare. Se rifiuta, non può rimanere nell’esercito. Un soldato che viene scoperto a fare proselitismo religioso deve essere immediatamente espulso”.


Ma le conversioni cominciano ad essere numerose anche nel partito comunista. Dopo il massacro di Tiananmen in Cina nessuno più crede al comunismo. Molta gente che ha dato la vita per l’ideale del “servire il popolo” si trova con in mano un pugno di mosche e tanta amarezza. Gli stravolgimenti cui è sottoposta la Cina attuale, con la transizione da un socialismo a un capitalismo selvaggio, stanno creando corruzione, ateismo pratico, distruzione delle famiglie, violenze. Tutto questo ha scatenato nella Cina di oggi una grande ricerca spirituale, tanto che pochi mesi fa l’Ufficio di propaganda del partito ha lanciato una nuova campagna per diffondere l’ateismo e frenare lo sviluppo delle religioni.



BATTESIMI DI ADULTI


Accanto alla Chiesa sotterranea vi è anche una Chiesa ufficiale, con personale registrato dal governo, chiese, seminari, conventi vigilati dall’Associazione patriottica. Molti di questi vescovi e sacerdoti hanno passato decine di anni in prigione durante la Rivoluzione culturale. E molti di loro – almeno l’80 per cento dei vescovi – pur dovendo fare i conti con l’Associazione patriottica, coltivano in segreto il legame con il Papa e con tutta la Chiesa. Fino a dieci anni fa il rapporto fra i due rami della Chiesa cinese era difficile: i sotterranei accusavano gli altri di tradire la fede; gli ufficiali accusavano i sotterranei di essere intransigenti e giustificavano le loro scelte con un certo pragmatismo per la “sopravvivenza” della Chiesa. Il Papa ha chiesto ai primi di essere più misericordiosi e agli altri di essere più espliciti nel loro rapporto con Roma. Grazie al suo insegnamento, anche se con fatica, in questi ultimi anni vi è sempre più integrazione fra le comunità sotterranee e ufficiali. E mentre la Chiesa non ufficiale evangelizza soprattutto le campagne, quella ufficiale è forte nelle città. Professionisti, studenti, insegnanti universitari, grazie alla Chiesa ufficiale, scoprono la cultura cristiana. La Chiesa ufficiale non è meno perseguitata: la vita delle comunità passa tutta sotto il controllo del partito: i seminari sono visitati ogni settimana dalla polizia; si verifica l’insegnamento dei professori; le visite di persone dall’estero sono monitorate; i vescovi e i preti sono controllati nei loro movimenti. In certi periodi dell’anno tutti devono sottostare alle sessioni politiche in cui si spiega la bellezza della politica religiosa del governo cinese. Ma pur con la persecuzione e il controllo il fatto stupefacente è che ogni anno in Cina vi sono circa 150 mila nuovi battesimi di adulti. E mentre il governo continua a propagandare un ateismo vuoto e senza gioia, la gente si converte al cristianesimo. “La situazione attuale della Cina – mi ha detto una volta un vescovo – è una grande occasione di missione per la Chiesa”.



 


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