di Alberto Migone
La legge, approvata in Consiglio regionale con i voti dell’Ulivo e di Rifondazione, ha come fine dichiarato evitare, con norme ben precise, che una persona sia discriminata, in base all’«orientamento sessuale o all’identità del genere»; vuol essere inoltre «un manifesto che mostra alla società toscana la volontà di essere contro ogni forma di discriminazione».
L’intento è ampiamente condivisibile, ma, è bene ricordarlo, in tema di diritti civili la nostra Costituzione (articolo 3) è già molto esplicita, anche se bisogna riconoscere che spesso i principi faticano a diventare mentalità e i pregiudizi restano, creando situazioni ingiuste e dolorose che del resto possono riguardare, oltre a quello sessuale, molti altri ambiti, compreso quello religioso, come dimostrano fatti recenti.
Le norme che discendono da questa volontà di superare ogni forma di discriminazione sono le più varie: alcune positive per esempio la designazione di chi deve decidere delle cure mediche, altre suscitano perplessità, come quando (articolo 15) si dispone che la Regione deve favorire «l’offerta di eventi culturali e forme di intrattenimento aperti ai diversi stili di vita, così come caratterizzati, tra l’altro, dall’orientamento sessuale». Si ipotizza – e di fatto si assicura – sostegno (anche economico) a manifestazioni chiassose che in concreto non promuovono la dignità e il rispetto per queste persone.
Ci sembra inoltre molto discutibile (articolo 2, comma 3) che si prevedano «specifiche politiche regionali» per le persone omosessuali e per chi ha mutato identità sessuale, in quanto «soggetto a rischio dell’esclusione sociale», anche perché molti altri oggi sono esposti a questo rischio.
La contrarietà, però (manifestata anche da un gruppo di cattolici toscani attraverso una lettera aperta alla Regione), più che a singole norme, attiene allo spirito che sottende questa legge, all’ideologia che la sostiene che va al di là della tutela sempre dovuta ad ogni persona: sui comportamenti sessuali non è possibile esprimere alcun giudizio di valore perché tutti si equivalgono. Si trasmette così, con l’autorevolezza che una legge finisce sempre per assumere, un messaggio fuorviante, soprattutto per le giovani generazioni. Sono quindi in gioco valenze etiche fondamentali. E dispiace che su temi tanto delicati alcuni partiti siano condizionati da schemi ideologici, dagli schieramenti politici e da movimenti di pressione.
da Toscana oggi – settimanale di informazione – n. 42 del 21 novembre 2004