BANFI, IL «NONNO BUONISTA» SPACCA L’UNIONE

BANFI E IL BUONISMO SFASCIATUTTO


La parodia del matrimonio spacca l’Unione


Sono stati oltre sette milioni (7.026.000) gli spettatori che hanno seguito ieri sera la proiezione della fiction di Raiuno dedicata alle nozze gay  ‘Il padre delle spose’, con uno share del 26,7%. La fiction di Banfi ha avuto, come ovvio, particolare successo al Sud (42,02% con punte del 48% in Puglia) e tra le donne (il 30,56% nella fascia 45-54 anni, il 40,11% in quella 55-64) ma l’hanno seguita anche il 22,37% degli uomini. Sotto la media d’ascolto lo share in Lombardia (18,63%), Nord Ovest (20,62%) e Nord Est (22,84%: ma in Trentino è stato il 35,7% a seguirla) ma dal Centro Nord (27% generale con l’Umbria al 38%) in giù i risultati sono sopra la media. E così per la  fiction di Banfi la sinistra torna a litigare sui Pacs. La comunità omossessuale chiede a Prodi di mantenere le promesse fatte in campagna elettorale…
Si tratta di una vicenda che dovrebbe far riflettere anche quei collaboratori di Benedetto XVI che hanno invitato Banfi, «il nonno buonista», prima ad animare l’incontro del Papa con i bambini della Prima Comunione (San Pietro, 15 ottobre del 2005) e poi l’incontro mondiale con le famiglie a Valencia (8-9 luglio 2006)…

La fiction-parodia del matrimonio naturale su Raiuno – dal titolo Il padre delle spose – spezza in due l’Unione. Il braccio di ferro è tra la sinistra teodem capeggiata da Paola Binetti e il resto della maggioranza, dal ministro per i Diritti e le pari opportunità Barbara Pollastrini all’ulivista Roberto Giachetti fino al segretario del Prc Franco Giordano. Nonno Banfi – protagonista e mente ideatrice del programma realizzato da mamma Rai – è riuscito a far venire a galla le contraddizioni dell’Unione: è bastata la puntata di lunedì sera per far scoppiare le tensione in casa Prodi.


BINETTI E LEGA CONTRO


«È altamente inopportuna – ha detto la senatrice diellina Binetti – una trasmissione che tocca un problema su cui ancora non si è discusso adeguatamente ma che tutti sappiamo essere un tema incandescente nell’opinione pubblica, e che comunque non fa parte del programma di governo». Inopportuno non è per la Binetti solo il fatto che il tema venga trattato «sul primo canale, in orario di massima esposizione all’audience», ma anche il fatto che il tema sia stato affidato all’attore Banfi: «È una decisione inopportuna, anche perché il tema è affidato a un personaggio gradevole e simpatico, che puó effettivamente essere considerato nonno degli italiani e con cui molti padri e nonni potranno facilmente identificarsi. Una volta di piú stiamo andando contro il comune sentire degli italiani». Alla parole della Binetti si sono unite quelle dell’arcivescovo emerito di Ravenna Ersilio Tonini: «L’omosessualità e il matrimonio tra due donne è un dramma grave per una famiglia, è una cosa riplorevole e costituisce un problema». La fiction – commenta il vice capogruppo della Lega Nord Roberto Cota – «ha un’idea della società lontana dai valori che la gente sente ancora, per fortuna, come importanti. Sta andando in scena la discriminazione al contrario: se non sei gay o lesbica e non proponi un modello alternativo di famiglia, non meriti attenzione».


POLLASTRINI A FAVORE


Di tutt’altra idea è il ministro Pollastrini, secondo cui il film è «un atto di sensibilità, di amore e di rispetto verso le persone». Per il responsabile del dicastero dei Diritti e delle pari opportunità, Banfi è «un professionista di grande sensibilità cui piace aiutare a comprendere le vicende umane, anche quelle più complesse, come ha già dimostrato in tanti altri suoi lavori». Dalla parte della Pollastrini si sono schierati i Ds: per Giachetti, ad esempio, «il buon Banfi sfugge all’anatema della senatrice Binetti, reo di aver prestato la sua immagine rassicurante e bonaria in una fiction incentrata su un tema sul quale l’opinione pubblica non è in grado di dare un giudizio se prima non se ne discute abbastanza». Anche per Giordano la fiction affronta «temi della vita reale, sentimenti veri, superando tutti gli stereotipi e i pregiudizi». Vale lo stesso per il capogruppo dei Comunisti italiani alla Camera Pino Sgobio: per lui la fiction è «un esempio di buona televisione dove i problemi quotidiani delle persone scavalcano le etichette».


VERSO LA LEGGE SUI PACS


La fiction gay è stata vista da oltre 7 milioni di spettatori, con uno share del 26,74 per cento. E proprio questo ha fatto tornare alla ribalta le promesse fatte da Prodi alla comunità omosessuale in campagna elettorale. Allora il Professore scrisse una missiva, giurando che avrebbe messo mano ai Pacs. Il premier – ha detto il segretario nazionale dell’Arcigay Aurelio Mancuso – deve ora «uscire dal silenzio in cui si è rifugiato negli ultimi mesi, mantenendo l’impegno promesso al movimento gay italiano di affrontare la questione del riconoscimento delle coppie di fatto. Basterebbe avere il coraggio dei governi europei di centrodestra, senza dover scomodare le riforme liberali decise in Spagna da Zapatero».


PRESTO UNA TV GAY


Anche il presidente onorario dell’Arcigay Franco Grillini, deputato dell’Ulivo, è intervenuto sull’argomento, alzando la posta in gioco: sua l’idea di «attivare in casa Rai un canale digitale o satellitare dedicato alla comunità gay, lesbica, transessuale e bisessuale, sul modello di quanto accade in alcuni Paesi occidentali».


di Filippo Poletti
La Padania [Data pubblicazione: 22/11/2006]