La sinistra avanza sui Pacs e attacca il Papa

Ancora un forte richiamo del Papa ai valori della famiglia minacciati dai Pacs. E ancora una volta si scatenano reazioni e polemiche. Benedetto XVI, incontrando il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede per gli auguri del nuovo anno, in realtà parla di molto altro e torna a lanciare l’allarme per le «minacce» contro «la struttura naturale della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna». Sono in atto «tentativi di relativizzarla conferendole lo stesso statuto di forme di unione radicalmente diverse»: tutto ciò «contribuisce a destabilizzarla».
A questo punto scatta la reazione politica e il governo Prodi comincia a parlare freneticamente di unioni di fatto, anche omoovviamente.


1) «Alla fine i discriminati saremo noi: le coppie sposate»
2) Nozze gay, i ds accelerano
3) La sinistra insulta Ratzinger: «La sua ostinazione è maniacale»

1)


«Alla fine i discriminati saremo noi: le coppie sposate»
 
di Luca Volontè
IL Papa ieri ha scelto l’incontro con tutti gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede per rilanciare il suo monito a difesa della famiglia, come struttura «naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna». Come non ricordare almeno tre circostanze precedenti? La prima, eravamo nel 2004, poco dopo la bocciatura del Commissario Italiano Rocco Buttiglione e il cardinale Ratzinger, in una lunga e importante intervista, interveniva a difesa della società naturale familiare fondata sull’amore di un uomo e una donna, come avviene in tutte le culture e a tutte le latitudini del mondo. Allora, il Cardinale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede aveva indicato nelle altre forme di unione un pericolo per lo stesso matrimonio e per l’idea che si sarebbe ingenerata nelle generazioni di giovani occidentali. In una società in cui la legge viene, a torto o a ragione, intesa come un modello di comportamento positivo, si sarebbero indotti i giovani a vedere nelle altre forme di unione modelli più ‘aggiornati’ e quindi maggiormente consoni all’amore tra due persone. Da lì tuonava, l’allora Cardinale, anche contro il pericolo di totalitarismo laicista intollerante verso chiunque si opponesse al suo modello culturale e civile. Nell’agosto scorso,con la sua intervista a ridosso del viaggio tedesco, il Santo Padre era tornato a insistere sugli aspetti positivi del matrimonio. «La Chiesa non impone norme negative, anzi nell’amore sponsale si trova il culmine del amore positivo come dono tra un uomo e una donna». Non possiamo dimenticare che tra le ultime omelie dell’anno c’è quella perla di dolcezza, pronunciata nella Festività della Sacra Famiglia. Cos’è la Sacra Famiglia? «È il luogo che Dio ha scelto per nascere, nell’amore tra un uomo e una donna. Lì Dio ha scelto di diventare carne e sangue. Quindi forma scelta da Dio, oltre che cellula fondamentale della società, possiede anche quest’aspetto sacrale». In contemporanea alla Festa della Sacra Famiglia, si dica per notizia, i movimenti omosessuali italiani hanno organizzato manifestazioni in molte città per pubblicizzare i gay pacs. Ieri, il Papa è tornato sul tema della Famiglia e dopo aver denunciato nei giorni precedenti, in particolare il 3 gennaio, il «rigetto, l’indifferenza e il rifiuto di Dio» frutto di «trame demoniache che riducono Gesù a un favola», lancia l’allarme per le «minacce contro la struttura naturale della famiglia fondata sul matrimonio…minacce che sono in atto con tentativi di relativizzarla conferendo ad essa lo stesso statuto di unioni civili radicalmente diverse». Ancora prosegue il Papa, «tutto ciò costituisce una offesa e contribuisce a destabilizzarla». L’unione tra persone di diverso o medesimo sesso, con sostanziali diritti identici a quelli della famiglia, non è forse una offesa? Non è una scorciatoia dei desideri che pretendono i diritti ma non si assumono nessuna responsabilità. Conferire a questo tipo di unioni civili i diritti che, per esempio in Italia, si chiedono non rischia di rendere ancora più liquida la società e disperdere il senso di comunità? Oltre che identificare in tale nuovo modello, «il modello» per il XXI secolo? Se pensiamo poi che i promotori dei pacs o delle unioni civili italiane, si arrogano il diritto di rappresentare, secondo i dati Istat, circa 564 mila convivenze, almeno la metà delle quali sono temporanee e in attesa del primo o secondo divorzio o in prossimità del matrimonio, e si dimenticano le politiche familiari e fiscali per i circa 20 milioni di famiglie è presto detto perché almeno in Italia, come nel resto del mondo occidentale, l’ideologia che dietro ai pacs. Si vuole trovare una forma per pagare un debito politico verso la «minoranza agguerrita degli omosessuali». Sterilizzare le parole non serve. La tirannia della minoranza è alle porte, nessuno vuol discriminare ma sta capitando il contrario. I discriminati siamo e saremo noi, le famiglie italiane. Benedetto il Papa!


Il Tempo martedì 9 gennaio 2007



2)


Nozze gay, i ds accelerano
Previsto un registro delle unioni di fatto nei Comuni. La bozza che il ministro Pollastrini porterà al conclave di Caserta tutela le coppie omosessuali anche sui diritti fiscali e la pensione di reversibilità. E domani via alla discussione in Senato


Roma – Non si chiameranno più Pacs, ma «unioni di fatto». Verrà specificato che non ci sarà nessuna «equiparazione con la famiglia fondata sul matrimonio». È la nuova proposta sui Pacs, o sugli ex Pacs, che il ministro delle Pari opportunità Barbara Pollastrini porterà al conclave di Caserta. Sarà il punto di partenza della discussione con gli altri ministri e con Romano Prodi. Una discussione, però, non semplice. Perché nonostante il lavoro di compromesso rimarranno due punti fermi.
Il primo è la non discriminazione degli omosessuali, come del resto era stato scritto nel programma dell’Unione. Questo significa che come «unioni di fatto» si intenderà anche quelle tra persone dello stesso sesso. La seconda, più delicata da un punto di vista politico, è che viene previsto un registro, custodito nei Comuni, dove le coppie di fatto si iscriveranno. Il concetto che si vuol far digerire ai cattolici del centrosinistra è che questo registro non sarà come quello matrimoniale. Faciliterà, cioè, eventuali contenziosi dei due componenti della coppia con «terzi». Ma ci si potrà anche non registrare e dimostrare a posteriori che si è conviventi.
Nella bozza del ministero delle Pari opportunità, ora «in visione» al ministero della Famiglia, si parla anche di diritti fiscali e reversibilità della pensione, anche se questi aspetti andranno discussi e «modulati» con diversi parametri, chiarisce il professore Stefano Ceccanti, capo dell’ufficio legislativo della Pollastrini.
La materia è delicatissima. Ma la strategia del compromesso parte da una considerazione di base: rispettare ciò che è scritto nel programma dell’Unione. Dove non si parlava esplicitamente di Pacs, ma di «diritti, prerogative e facoltà alle persone che fanno parte di un’unione di fatto». Su questo crinale giuridico si è scritta la bozza. Dall’entourage del ministro Rosi Bindi si fa sapere che per ora i due ministeri lavorano in accordo. Ma c’è da vedere come questa proposta supererà lo scoglio di altri colleghi.
Il nodo più difficile sembra essere quello del fatidico «registro». Le posizioni sono distanti al punto che i cattolici lo vedono come una equiparazione al matrimonio, e molti diessini al Senato l’hanno inserito in una proposta di legge come elemento fondante dell’unione di fatto. L’ufficiale di Stato civile, è scritto nel pdl 18 depositato a palazzo Madama, «non può rifiutarsi di iscrivere l’unione civile nel registro dello Stato civile». Se non lo fa e la coppia ne aveva il diritto, il Comune deve pagare danni «patrimoniali e morali».
La bozza che verrà discussa a Caserta sarà invece meno tranchant su questo aspetto. Questo perché la posizione dei cattolici è diametralmente opposta: «Credo che un registro finisca inevitabilmente per legittimare le unioni di fatto – dice la senatrice della Margherita Paola Binetti – mentre c’era una totale apertura al riconoscimento dei diritti individuali, siamo totalmente contrari alla legittimazione». Il concetto dell’«opponibilità a terzi», che solo una registrazione può garantire, è invece «fondamentale» per il papà dei Pacs, Franco Grillini, dei ds: «Quello dei Pacs – dice – è un tema prorompente per la stabilità di governo. Prodi deve rispondere agli elettori. Molte coppie di giovanissimi mi hanno detto che se non variamo i Pacs, non voteranno più centrosinistra». Binetti chiarisce comunque di «non aver ancora visto» la bozza del ministro Pollastrini, e di questo , dice, «me ne dispiaccio. Il rischio è che adesso iniziamo una discussione a vuoto in Senato».
Il tema delle unioni di fatto entrerà infatti in discussione proprio domani a palazzo Madama, in commissione Giustizia. Il relatore sarà il presidente Cesare Salvi. Le proposte di legge depositate sono tantissime. Quella dei ds, la numero 18, prima firmataria Vittoria Franco, e controfirmata da molti colleghi della Quercia tra cui Gavino Angius, Anna Maria Serafini, Guido Calvi, Felice Casson, è molto distante dalle posizioni della Margherita.
Oltre al registro, con l’obbligo per il Comune di iscrizione, si propone anche la reversibilità della pensione. Ma l’unione di fatto è ufficializzata anche per gli stranieri: dà agli extracomunitari il «permesso di soggiorno per motivi familiari». Dopo due anni di unione civile è concesso il permesso di soggiorno allo straniero convivente e, dopo cinque anni di unione, la cittadinanza italiana. Il pdl prevede di sostituire varie volte all’articolo 30 del testo unico sull’immigrazione la parola «matrimonio» con «unione civile». Proprio quello che i cattolici dell’Unione non vogliono.
di Emanuela Fontana
Il Giornale n. 7 del 2007-01-09



3)


La sinistra insulta Ratzinger: «La sua ostinazione è maniacale»
Palermi (Pdci): «Deve finire la difesa a oltranza del matrimonio tra uomo e donna». Violante (Ds): «È legittimo che la Chiesa si esprima ma lo è altrettanto che la politica proceda in autonomia»


No, niente polemiche, né guerre di religione: Benedetto XVI fa il suo lavoro di Papa. «È perfettamente legittimo – dice infatti Luciano Violante – che la Chiesa cattolica esprima il suo punto di vista». Ma è «altrettanto legittimo» che la politica «in autonomia» vada avanti: «I Pacs o unioni civili, che sono il riconoscimento del diritto fondamentale di stare con la persona che si ama, rientrano nel programma di governo e quindi vanno fatti». E il verde Angelo Bonelli invita «a non alimentare scontri» con il Vaticano: «Il Pontefice parla ai fedeli, ma la politica non può dimenticare che la laicità dello Stato è una garanzia per tutti. La Cdl strumentalizza le sue parole».
Ma non tutti nel centrosinistra si adeguano alla linea del basso profilo. Basta sentire cosa ne pensa Manuela Palermi, Pdci: «La difesa ad oltranza del matrimonio tra uomo e donna e gli attacchi ai Pacs hanno assunto in Benedetto XVI un qualcosa di maniacale. Le leggi sono un atto autonomo del Parlamento italiano e il Vaticano farebbe bene a non interferire. Qui non si tratta di problemi di etica, ma di diritti basilari». Il radicale Daniele Capezzone ritiene «spiacevole e negativo che le gerarchie ecclesiastiche cerchino lo scontro ideologico» anche perché «i Pacs non toglierebbero nulla alle altre famiglie». L’Italia, sostiene, su questo terreno è rimasta indietro con Irlanda e Grecia. Più indietro della Spagna, «dove è stato Aznar, cattolico e leader del partito popolare, il primo ad aprire».
Per Franco Grillini, deputato Ds e leader storico dell’Arcigay, «i Pacs fanno bene alla società e all’economia, lo dimostra l’esperienza dei 17 Paesi europei su 25 dove queste leggi sono state approvate». Quanto al Pontefice, «la sua ossessiva campagna risponde più a un’esigenza di potere, di capacità di veto, che a una realtà dei fatti che la Chiesa ufficiale non sa più interpretare». E anche il socialista Roberto Villetti chiede che «il Papa non detti l’agenda di governo e non cerchi di imporre per legge i principi della Chiesa». Il governo, insiste Villetti, non si faccia condizionare e «presenti entro gennaio le norme auspicate: la crisi della famiglia non dipende dalle unioni di fatto né da un riconoscimento dei diritti di tantissime persone».
Approccio morbido invece da parte dei partiti cattolici dell’Unione. «Bisogna avere il massimo rispetto per le parole del Papa – ammonisce Massimo Donadi, capogruppo Idv alla Camera – perché costituiscono sempre, che si sia laici o religiosi, un’occasione per riflettere sui grandi temi etici della nostra vita. Quello che dispiace è che qualcuno le brandisca come un’arma per le proprie crociate ideologiche, sia da una parte che dall’altra». Pure nel centrosinistra dunque, dove «è aperto un confronto sereno e democratico che non intende destabilizzare la famiglia».
Per l’Udeur si tratta di «sterili polemiche». «Come si può pretendere – si legge in una nota – che il Papa non difenda la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, considerato dalla Chiesa un sacramento? Non si può pensare che le sue frasi siano un’ingerenza indebita sulla vita dello Stato». Quanto ai Pacs, calma e gesso, avverte il partito di Mastella: «Non sono nel programma dell’Unione».
Il Giornale n. 7 del 2007-01-09 pag. 3