Padova: anagrafe per le coppie di fatto, anche omosessuali…

Si fa ma non si dice.
I PACS SONO GIÀ LEGGE


Padova, giunta rossa, è la prima città italiana nella quale le coppie conviventi, sia etero che omosessuali, potranno ottenere il riconoscimento anagrafico. Se un bel numero di città seguirà il suo esempio (e lo seguirà, statene certi), quanto ci metterà il Parlamento a maggioranza sinistrorsa (sia pure risicata) a dire che bisogna mettersi all’altezza?… meno di quanto si possa immaginare

Ormai è dimostrato: Padova, giunta rossa, sindaco Flavio Zanonato, è la città dei muri. Erige quello di via Anelli e abbatte quello delle coppie di fatto. Complimenti, signor primo cittadino, e anche lei, signor Alessandro Zan, consigliere diessino, presidente dell’Arcigay del Veneto e vera anima del blitz padovano: da ieri, i Pacs in Italia sono diventati un dato di fatto. Grillini e compagni comunisti possono pure gioire. E se vogliono possono anche andarsene in ferie o in pensione: missione compiuta. Breve riassunto della puntata precedente. La scorsa notte, in Consiglio comunale, con ventisei voti a favore (tutto il centrosinistra esclusi i Verdi che non sono in giunta), sette contrari e un astenuto, su proposta di Alessandro Zan è stata approvata una mozione che impegna il sindaco e la giunta ad «istruire l’Ufficio comunale affinché rilasci, su richiesta degli interessati, l’attestazione di famiglia anagrafica basata su legami affettivi». Traduzione dal linguaggio burocratico: Padova è la prima città italiana nella quale le coppie conviventi, siano esse etero o omosessuali, potranno ottenere il riconoscimento anagrafico. Non è un matrimonio, ovviamente. Grosso modo, però, nel bene o nel male (giudicate voi), è proprio quella coppia di cui si parla da mesi e mesi, quella che è stata al centro della campagna elettorale, quella che lacera il centrosinistra come sempre diviso tra moderati e massimalisti, quella che probabilmente in Parlamento non avrebbe mai ottenuto il riconoscimento e che ora, grazie alla giunta di Padova, esiste anche sui registri. La tecnica del “dai e dai”
Vecchia, intramontabile e sofisticata tecnica sinistrorsa: dài e dài, a furia di mozioni o di spallate, di dichiarazioni o girotondi, anche l’irrealizzabile, il campato in aria o semplicemente l’inesistente prima o poi diventa realtà. Facciamo un esempio, tanto per rendere l’idea. Ricordate le sfilate arcobaleno? Quei signori sembravano sul serio pacifisti convinti, gente tutta cuore e sentimenti buoni. Poi abbiamo scoperto che sfilavano soprattutto per fregare Berlusconi. Intanto, sfilavano. E sfilata dopo sfilata hanno convinto l’Italia (buona parte dell’Italia) che loro davvero erano per la pace. Così Padova. Domanda: aperta la strada dalla giunta Zanonato, quanto tempo impiegheranno le altre giunte rosse o rosa ad adeguarsi e ad approvare mozioni, provvedimenti e regolamenti comunali che regolarizzeranno le coppie di fatto? E una volta che dieci o venti o cento o più città italiane avranno la loro anagrafe non si potrà dire che l’anagrafe stessa vale per l’intera Italia? Di più. Fate attenzione: se un bel numero di città seguirà l’esempio di Padova (e lo seguirà, statene certi), quanto ci metterà il Parlamento a maggioranza sinistrorsa (sia pure risicata) a dire che bisogna mettersi all’altezza? Ve lo diciamo noi: meno di quanto si possa immaginare. Tant’è vero che già ieri, all’indomani del blitz padovano, la sinistra ha mosso i primi passi in questa direzione. Franco Grillini, deputato dell’Ulivo e già presidente dell’Arcigay: «È una pagina importante per il riconoscimento dei gay». Abbastanza esplicito. Comunque, se non lo fosse, ecco, a dargli man forte e a rendere ancora più chiaro il ragionamento, Fausto Bertinotti, presidente della Camera: «Su questo argomento si hanno opinioni diverse, le mie sono note. Ma se un Comune diventa protagonista, nel rispetto dell’ordinamento e delle leggi, producendo una sollecitazione, è un buon atteggiamento. Significa che bisogna prestare attenzione, senza demonizzare e senza magari neanche mitizzare. Semplicemente, c’è una iniziativa in corso, prendiamola in considerazione». Il miracolo è servito
Mica stupido il compagno Fausto: visto che un Comune si è mosso, noi parlamentari non possiamo far finta di niente. Padova traccia il solco, Bertinotti lo difende e il Parlamento, mettiamola così, è chiamato a nazionalizzarlo. Solo ipotesi? Assolutamente no. Cartina di tornasole: quando a Fausto Bertinotti è stato fatto notare che, al di là di tutte le chiacchiere e le polemiche, i Pacs non sono nel programma dell’Unione o lo sono in forma estremamente vaga, il presidente della Camera, neppure tanto sibillino, ha risposto: «Pacta sunt servanda». E lo saranno, anche grazie a Padova, città del Santo che ha fatto il miracolo. Laico e, secondo molti esponenti del centrodestra, anche un po’ blasfemo. Ma siamo in epoca di sinistra al governo. Cos’altro vi aspettavate? A proposito, ieri le agenzie di stampa hanno diffuso una dichiarazione. È di Gianluca Quadrana, consigliere comunale romano della Rosa nel Pugno. Poche righe: «È auspicabile che presto anche Roma abbia il suo registro per le unioni di fatto. Noi abbiamo presentato già da qualche mese una delibera di iniziativa consiliare a questo scopo. È stata firmata da tutti, compreso l’Ulivo ed escluso l’Udeur. Fra poco dovrebbe approdare in Aula. Speriamo che questa sia finalmente la volta buona». Come volevasi dimostrare.
L’APPROVAZIONE Padova è la prima città italiana nella quale le coppie conviventi, sia etero che omosessuali, potranno ottenere il riconoscimento anagrafico come famiglia fondata su vincoli affettivi. Lo prevede una mozione approvata l’altra notte dal consiglio comunale con 26 voti a favore (tutto il centrosinistra, esclusi i Verdi, non in giunta), 7 contrari e un astenuto. I VINCOLI AFFETTIVI Si tratta di un provvedimento diverso dal registro delle coppie di fatto (da creare al di fuori della sfera anagrafica). In sostanza, la mozione, proposta dal consigliere Ds Alessandro Zan (presidente dell’Arcigay Veneto), impegna il sindaco e la giunta a istruire l’Ufficio comunale perché rilasci, su richiesta degli interessati, l’attestazione di famiglia anagrafica basata su legami affettivi.


di Mattias Mainiero
LIBERO 6 dicembre 06


 


«Distruggono la famiglia, peggio di Zapatero»
L’azzurro Lupi: la mozione approvata è «grave e pericolosa». La Lega: «Che ne pensa Prodi?»


Non piace al centrodestra ma neppure alle famiglie. «Qualsiasi coppia, omosessuale o eterosessuale che sia, potrà di fatto autoproclamarsi famiglia se e quando vuole, e accedere ai sostegni e alle agevolazioni previste dalla legge come riconoscimento del ruolo sociale e della funzione pubblica della famiglia. Neppure Zapatero ha mai osato tanto», attacca il Forum delle famiglie. E la mozione approvata a Padova per il riconoscimento delle coppie conviventi, etero e omo, viene decisamente respinta anche dall’opposizione.
Il presidente di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini, si limita ad un secco «non condivido questa iniziativa» mentre sempre da An si leva la voce di Riccardo Pedrizzi, responsabile nazionale per le politiche della famiglia. Pedrizzi giudica la mozione incostituzionale «poiché equipara, dal punto di vista giuridico, la famiglia fondata sul matrimonio a una fantomatica famiglia basata su vincoli affettivi, elevando a dignità tale da meritare la formalizzazione anagrafica, pubblica, alla pari della registrazione del matrimonio, un dato meramente privato e fattuale, costituito appunto dalla convivenza».
Per l’azzurro Maurizio Lupi «l’iniziativa assunta dal Consiglio comunale di Padova è molto grave e pericolosa perché vuole introdurre una legittimazione, non prevista dalle attuali normative, delle coppie di fatto, minando in questo modo il principio fondamentale della famiglia sul quale si basa la nostra società». Lupi giudica «assurdo e provocatorio che qualche esponente dell’Unione proponga addirittura una legge nazionale che andrebbe a calpestare i valori incarnati dalla famiglia e dalla persona».
La deputata padovana della Lega Nord, Paola Goisis, chiede «che cosa ne pensi il premier Romano Prodi» sia della mozione sia del plauso giunto da molti ministri del suo governo ad un provvedimento che sancisce «il riconoscimento delle coppie di fatto, etero e omosessuali, a Padova». Per la Goisis si tratta di una forzatura «provocatoria nei confronti dei cittadini che in campagna elettorale avevano avuto l’assicurazione che la famiglia omosessuale non era un punto del programma di governo. Si tratta di un vero e proprio attacco alla famiglia, intesa come unione di un uomo e di una donna fondata sul matrimonio, legalmente riconosciuta, fulcro della società, che noi della Lega Nord intendiamo difendere contro la deriva zapaterista della sinistra al governo».


Il Giornale n. 288 del 06-12-06 pagina 15