Massimo Introvigne
il Giornale, 3 maggio 2005
In un’interessante intervista a l’Unità il professor Franco Cardini afferma che, con l’elezione a Pontefice, dall’orizzonte di Benedetto XVI “è uscito Pera ed è entrato lo Spirito Santo”, così che lo storico prevede – e si augura – che il nuovo Papa si schieri contro i progetti neo-conservatori di esportazione della democrazia (che sarebbe poi semplice esportazione del “dominio degli Stati Uniti”) e contro la loro ideologia che si fonda sul primato dell’attuale Occidente, difendendo piuttosto la posizione che considera “tutte le culture del mondo come portatrici ciascuna di un suo valore qualitativo alto e insostituibile”.
Fuor di metafora, la tesi è che non c’è nessuna superiorità del sistema politico, giuridico e culturale occidentale rispetto all’islam. Non essendo dotato né di sfere di cristallo né di fili diretti con lo Spirito Santo, trascuro le profezie su Benedetto XVI: chi vivrà, vedrà. Mi sembra più interessante riflettere sulle posizioni di quella che è ormai una vera e propria lobby filo-islamica che opera nell’ambito della cultura di centro-destra, e che – se ha in Cardini il suo esponente più brillante – appare sempre più organizzata con riviste, siti Internet, attività insistita di più di un giornalista.
Questo ambiente non va confuso con la ben più vasta lobby filo-islamica di sinistra, che vede nelle masse islamiche sia internazionali sia immigrate il nuovo proletariato da lanciare all’assalto del fortino capitalista.
Le due lobby filo-islamiche sono unite dalla comune avversione agli Stati Uniti (e a Israele, anzi quest’ultima antipatia ha in entrambi gli schieramenti alcuni cantori maniacali e patologici) e talora collaborano fra loro – per esempio, nelle proteste contro la guerra in Irak –: ma non senza difficoltà e disagi.
Infatti i filo-islamici di sinistra avversano l’Occidente in genere: quello storico e quello odierno. I filo-islamici di centro-destra sono invece quasi tutti cattolici e proclamano la separazione radicale e assoluta (non la semplice distinzione) fra l’Occidente storico e cristiano e l’Occidente come si presenta oggi.
Dichiarano in sostanza che l’Occidente in cui viviamo – materialista, consumista e “amerikano” – non ha nulla a che vedere con l’Occidente cristiano della storia: dunque non merita di essere difeso e non ha maggiore dignità dell’islam, anzi ne ha di meno perché almeno l’islam ha conservato certi valori tradizionali.
Ora, è ovvio che l’Occidente in cui viviamo non è più la civiltà cristiana. Tuttavia – per la verità, anche negli Stati Uniti (che invece sono il bersaglio preferito della nuova lobby) – permangono elementi di continuità evidenti (che si manifestano persino in sede elettorale, come mostra il peso della “questione morale” nella vittoria di Bush), che permettono di affermare che l’Occidente esiste ancora.
È malato, forse molto malato, ma non è morto né è stato maliziosamente sostituito nottetempo da “un altro” radicalmente diverso. Ed è per questi elementi di continuità con l’Occidente di sempre, tenui e a rischio di essere dimenticati ma profondamente radicati nell’eredità cristiana, che l’Occidente di oggi rimane – nella sua concezione della politica e del diritto, nel rispetto delle minoranze, nella visione della donna –, secondo la nota, non politicamente corretta, ma vera affermazione di Silvio Berlusconi, “superiore all’islam” e, nei confronti dell’aggressione di una parte del mondo islamico, merita di essere difeso con convinzione e coraggio.
http://www.cesnur.org/2005/mi_05_03.htm