Catholic Word News, agenzia cattolica statunitense, porta oggi 5-4-04 il seguente testo, a firma del Direttore Phil Lawler, che l’utente “bndlsn” ha tradotto per il portale cattolico Totus Tuus.
Molti lettori dell’agenzia cattolica sono preoccupati che avere John Kerry alla Casa Bianca potrebbe essere disastroso per gli Stati uniti. Io condivido i loro timori, però appunto adesso voglio offrire delle riflessioni su ciò che una Presidenza Kerry potrebbe fare per la Chiesa Cattolica.
Cosa vorrebbe significare per la Chiesa cattolica se venisse eletto John Kerry?
Noi tutti sappiamo quali posizioni ha Kerry su programmi cruciali per la morale come l’aborto, la ricerca sulle cellule staminali, il suicidio assistito, le unioni omosessuali, ed il diritto dei genitori sulle scelte educative: egli si posiziona chiaramente contro gli insegnamenti della Chiesa.
La scorsa settimana il senatore del Massachusetts ci ha offerto un vivido memento della sua militanza a favore della “cultura della morte”.
Invero durante gli scorsi sei mesi egli non ha mai votato in Senato essendo troppo occupato nella campagna elettorale per trovare il tempo di adempiere i suoi doveri di legislatore (come cittadino del suo collegio io sono stato rallegrato da questa sua pratica, dal momento che egli suole sempre votare in modo nettamente sbagliato).
Tuttavia quest’ultima settimana egli ha deliberatamente attraversato in aereo mezza nazione per trovarsi a Washington giusto in tempo per poter votare contro una legge che stabiliva pene per chi nel corso di un’azione prevista come delittuosa dalle leggi federali colpisce dannosamente la vita di bambini non nati che vi siano coinvolti.
Il disegno di legge è stato comunque approvato con i voti della maggioranza repubblicana ed il Presidente Bush con la sua firma lo ha reso immediatamente già operante come legge.
Ma Kerry voleva assolutamente essere là in vista a votar contro per assumere un ruolo di rilievo nella lobby impegnata a favorire gli aborti.
A mano a mano che la campagna elettorale si avvia a passo di marcia, prima la rivista Time e poi il quotidiano New York Times hanno portato delle narrazioni che dipingono Kerry come un praticante cattolico molto serio.
Ma un tal quadro non è punto una descrizione accurata.
La verità è che egli abitualmente non prende affatto sul serio la sua fede, eccetto almeno gli anni in cui è candidato ad elezioni.
Quando Kerry si è messo in moto per entrare in chiesa per la Messa – sempre in ritardo – indossando la sua giacca da sciatore, un suo galoppino elettorale ha dichiarato con estrema franchezza ai reporter che l’evento era “una messa in scena fotografica”.
Cosa che costituisce un atteggiamento orridamente cinico verso il Santo Sacrificio della Messa.
Secondo la rivista American Spectator la campagna di Kerry si sta organizzando secondo una trama che – in un modo molto sinistrorso ed altrettanto seriosamente “fotografico” -, sarebbe uno stratagemma che dovrebbe agire da “temperamatite” sulle appuntite sue divisioni con la Chiesa Cattolica.
Per più di 40 anni – proprio da quando il famigerato e riprovevole “discorso di Houston” nel quale John F. Kennedy dichiarò che mai le credenze religiose avrebbero potuto influenzare le sue politiche pubbliche – ci sono state tensioni tra i Cattolici lealisti che aderiscono alla Chiesa ed i politici che amano paludarsi nel manto della fede mentre sfidano insegnamenti morali chiave.
Questo conflitto si è affilato durante 30 anni di dibattito sull’aborto legale con eutanasia ed omosessualità aggiuntisi alla miscela nell’ultimo decennio.
Anno dopo anno, i cattolici leali si sono chiesti perché i vescovi USA non intraprendono efficaci azioni disciplinari contro i politici “Cattolici” dichiaratisi “pro-aborto”.
Lo scorso anno, in una nota dottrinale sulle responsabilità dei leader politici cattolici, il Vaticano ha posto la medesima questione.
Ed ora finalmente, alcuni vescovi hanno mostrato una disposizione ad intraprender qualche azione.
Di gran lunga il più coerente è l’Arcivescovo Raymond Burke di St. Louis, che ha affermato che egli intende negare l’Eucaristia ad un politico Cattolico favorevole all’aborto, includendo espressamente il Senatore Kerry in questa categoria.
Con quale risultato?
Secondo lo American Spectator, i galoppini della campagna elettorale di Kerry stanno considerando di metter su un piano inteso a creare una situazione nella quale verrebbe negata la Comunione al Senatore, con tantissimi reporter e fotografi pronti già sul posto per registrare l’evento.
Evidentemente alcuni strateghi di Kerry pensano che l’incidente dovrebbe accrescere la popolarità del loro uomo a spese della Chiesa Cattolica.
Se Kerry andasse avanti con questo imbroglio, di certo noi allora capiremmo esattamente quanto egli prenda la propria fede con scarsa serietà, dal momento che egli vorrebbe porre a rischio l’anima sua per un pugno di voti.
Ma la sceneggiata potrebbe avere significati gravi anche per altri Cattolici in America.
Se Kerry da candidato è disponibile a prendere in considerazione un tale schiaffo ad un vescovo cattolico, allora non potrebbe esserci alcun dubbio che Kerry da Presidente perseguirebbe politiche direttamente ostili alla Chiesa.
L’anticattolicesimo ha una lunga e sporca storia in America, ma con l’elezione di un presidente che ha deviato al punto da compiere gesti di offesa contro la Chiesa, si dovrà ammettere che avremmo raggiunto un ulteriore punto in basso.
Nelle continue guerre culturali della nostra nazione, c’è una sempre più crescente pressione per forzare i Cristiani alla accondiscendenza con politiche che sono all’opposto della loro fede.
Abbiamo già visto il Canada consentire una legislazione che considera un “crimine odioso” il predicare contro l’omosessualità.
Abbiam visto giovani studenti impediti dalla preghiera in scuola, ed invece richiesti di partecipare a attività in classe di educazione sessuale nelle quali essi vengono istruiti all’uso del condom.
Abbiamo visto padroni di casa costretti ad accettare inquilini omosessuali, e datori di lavoro obbligati ad assumere attivisti gay, sotto la maschera della legge per i diritti civili.
Abbiam visto studenti di medicina cui si sono negati i diplomi accademici perché si rifiutavano di partecipare ad aborti.
Abbiamo visti candidati a funzioni giudiziarie venir rifiutati a causa del credo religioso che essi professavano e che è invece condiviso dalla vasta maggioranza di Cristiani americani.
Ma la pressione continua a crescere.
Se il Massachusetts riconoscerà il “matrimonio” omosessuale – che ora sembra virtualmente inevitabile – divengono inevitabili nuove sfide alla moralità dei cristiani.
Quanto ancora ci sarà da attendere prima che qualcuno suggerisca che la Chiesa cattolica è discriminatoria nel rifiutare di dare solennità liturgica a tali “unioni”.
Per restare in argomento, quanto ci sarà da attendere prima che le femministe chiedano al governo una azione diretta contro una Chiesa che non ordina le donne?
In alcune di tali battaglie gli Americani dovrebbero poter contare sui diritti garantiti dal Primo Emendamento della loro costituzione circa la libertà religiosa.
Ma questi diritti possono venir erosi, quando non c’è più un comune sentire circa quanto la religione insegna ed esige.
Proviamo ora ad immaginare che tra due o tre anni alcuni gruppi anticattolici inaugurino una campagna per metter fuori legge qualsiasi protesta pubblica contro l’aborto.
I Cattolici protesterebbero naturalmente e sottolineerebbero che da essi la loro fede esige di opporsi all’assassinio dell’innocente.
Ma gli attivisti pro-aborto potrebbero allora dire ad essi: “Ma vedete, il Presidente è un cattolico, ed egli non vede nulla di male in questa nuova proposta di legge, sicché ciò non può considerarsi una politica anticattolica”.
Nel 1960 John F. Kennedy promise che se eletto come Presidente, egli non avrebbe emesso atti ufficiali in base alla sua fede cattolica; e questa promessa gli assicurò l’elezione.
Si è fatta molta strada in 44 anni, e se verrà eletto John Kerry, ma noi sappiamo che egli non compirà atti basati sulla fede.
La questione rilevante sarà, con Kerry alla Casa Bianca, sapere per quanto ancora ad ogni cattolico americano verrà assicurato il diritto di poter agire in accordo con gli insegnamenti morali della Chiesa.
What a Kerry presidency would mean for Catholics
by Phil Lawler
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