Avvenire, 11 marzo 2005
IL MONITO
Il presidente del Senato: la Ue si riconosca nelle sue radici cristiane
Pera: la cultura della resa ha indebolito l’Europa
Da Lucca (R.R.)
A Lucca, per l’inaugurazione dell’anno accademico del Centro di Alti Studi IMT, il presidente del Senato Marcello Pera coglie la coincidenza con il primo anniversario degli attentati di Madrid per riflettere sul terrorismo. Ancora una volta richiama tutti a uno sforzo comune per combatterlo.
Il “nemico” della democrazia ha mille volti: “Non dobbiamo dimenticare – dice – chi sono gli avversari, dove sono i nemici. I nemici sono i fanatici, i fondamentalisti, i terroristi, coloro che rapiscono, che uccidono, che sgozzano. Sono coloro che devono essere combattuti, perché dobbiamo fare in modo che la transizione verso la piena pacificazione dell’Iraq avvenga molto in fretta”. Anche Pera invita tutti a compiere un balzo di crescita, specie in questo momento che a suo giudizio è caratterizzato da una “cultura della resa” che “non rappresenta solo un freno alla nostra identità, ma è anche un abbassamento delle nostre difese di fronte all’esplosione, talvolta violenta e intollerante, delle identità altrui”. Oggi la reazione è più difficile di un tempo, quando di fronte ai totalitarismo del secolo scorso bastava definirsi in termini negativi, ma ora che fascismo, nazismo e comunismo non ci sono più “tocca definirsi in positivo. Il richiamo alla nostra storia – ha aggiunto – non significa tirare le somme del passato bensì scegliere. Scegliere quali genealogie, quali sistemi di valori e principi, quali istituzioni, quali ideali si intendano accettare e perseguire”. Pera si dice convinto che tra Europa e Stati Uniti le distanze rispetto alla lotta al terrorismo e al contrasto del fondamentalismo si vanno accorciando. Il terrorismo in particolare, conclude Pera, “è un fenomeno che riguarda prevalentemente la cultura europea, ma non solo. In questi anni c’è stato un ritardo nella consapevolezza dell’Europa rispetto all’America. Ma è un motivo di conforto che le divergenze che ci sono state in questi ultimi tempi siano in via di superamento”.
Il presidente del Senato ritorna anche sul tema delle radici cristiane dell’Europa e dice, quando cita Dante, che la Costituzione europea ha preferito non rispondere alla stessa domanda che Farinata rivolge al Poeta: “Chi fuor li maggior tui?” Ebbene: “L’Europa – dice Pera – di fronte alla impegnativa e coraggiosa domanda “Chi sei?”, al momento di darsi una costituzione ha preferito tirarsi fuori d’impaccio e imboccare la vecchia strada dei concordati tra potere temporale e potere religioso”. Tutto questo – lo dirà poi chiaramente – non è un passo avanti, ma un passo indietro che riporta l’Europa al 1555 quando si afferma il principio “Cuius regio eius religio”. Pera prende spunto dall’articolo 52 del Trattato costituzionale dell’Ue, secondo cui l’Unione rispetta e non pregiudica lo status di cui godono gli Stati membri, in virtù del diritto nazionale, le Chiese e le associazioni o comunità religiose. Secondo il presidente del Senato, dunque, l’articolo in questione tutela diritti di Chiese o associazioni e “non riguarda la funzione della religione nella società, bensì il ruolo degli enti religiosi negli Stati”. Prosegue Pera: “Che tutto questo basti a dare forma istituzionale, cittadinanza politica e accoglienza civile alla rinascita religiosa europea è fortemente da dubitare. Se Giovanni Paolo II ha ragione, l’Europa si riconosca nelle sue radici cristiane“.