Pakistan: altro massacro islamico di cristiani

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Islamabad (Agenzia Fides) – I cristiani in Pakistan si mobilitano contro la controversa legge sulla blasfemia: la Commissione “Giustizia e Pace”, in seno alla Conferenza Episcopale del Pakistan, ha infatti indetto una petizione popolare, raccogliendo firme da presentare al governo per chiedere l’abolizione della legge. Si tratta, nel dettaglio, degli articoli 295, commi b), c) e 298 commi a), b), c) del Codice Penale pakistano, che determinano i provvedimenti sulla blasfemia utilizzati spesso per colpire le minoranze religiose come cristiani e ahmadi.

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PAKISTAN: nuova strage di cristiani

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Erano originari della provincia pachistana del Punjab, la stessa dell’attacco all’enclave cristiana di Gojra del primo agosto con 11 morti (tutti arsi vivi) e la disperazione di una comunità assediata. Come loro colpevoli di aderire a una fede, quella cristiana, minoritaria in un Pakistan islamico per costituzione e discriminatorio per legge. I cinque uomini falciati dai colpi di armi automatiche insieme ad altri sette rimasti feriti il 28 agosto nella città di Quetta, capoluogo della provincia del Belucistan, sono le ultime vittime di una violenza settaria che molti identificano come la nuova strategia del terrore di matrice taleban. (altro…)

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Applicazione della “sharia” – cosa accade in Gran Bretagna?

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CR n.1107 del 5/9/2009

In Gran Bretagna i tribunali islamici che prendono decisioni secondo la sharia sono circa 85. Siti principalmente nelle moschee, regolano controversie finanziarie e familiari secondo i principi religiosi.

Assumono decisioni che possono essere pienamente eseguibili se ratificate dalle corti di giustizia nazionali. I commentatori che si occupano dell’influenza della sharia in Gran Bretagna contano generalmente solo i cinque tribunali di Londra, Manchester, Bradford, Birmingham e Nuneaton, gestiti dal Tribunale di arbitraggio musulmano, un organismo le cui decisioni sono eseguite dall’intermediario dei tribunali in virtù della Legge sull’arbitraggio del 1996.
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Pakistan, cristiani bruciati vivi

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VITTIME DELLA LEGGE ISLAMICA

Bernardino Ferrero, L\’Occidentale, 3 Agosto

Si fa presto a dire che in Pakistan i Cristiani sono perseguitati dai “fondamentalisti” islamici. Il massacro di ieri – 7 persone bruciate vive dalla folla, donne e bambini compresi – dimostra che non è così.

Dagli anni Settanta, cioè da quando nel Paese fu introdotta la Sharia, la comunità cristiana è nel mirino della Legge islamica. Con i governi di Ali Bhutto e Zia ul-Haq passano le indecenti leggi sulla “blasfemia” che negli ultimi anni hanno permesso di arrestare e minacciare con la pena capitale chi appartiene ad altre minoranze religiose (in Pakistan vivono oltre 2 milioni e mezzo di cristiani).

Questa legislazione è stata rinforzata da Nawaz Sharif nel ’91, lo stesso Sharif dipinto come un eroe del Pakistan democratico dopo che la Corte Suprema pakistana gli aveva dato ragione nella disputa con il generale Musharraf. Per protestare contro le leggi sulla blasfemia, in quel periodo, il vescovo di Faisalabad decise di suicidarsi.

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Il relativismo e lbertinismo olandese hanno generato l’Eurabia

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Nella casbah di Rotterdam

di Giulio Meotti
il Foglio 14-5-2009

A Feyenoord si vedono ovunque donne velate che sfrecciano come lampi per le strade del quartiere. Evitano ogni contatto, soprattutto con gli uomini, perfino il contatto visivo. Feyenoord ha le dimensioni di una città e vi convivono settanta nazionalità. È una zona che vive di sussidi e di edilizia popolare, è qui che si capisce di più come l\’Olanda – con tutte le sue norme antidiscriminazione e con tutta la sua indignazione morale – è una società completamente segregata. Rotterdam è nuova, venne bombardata due volte nella seconda guerra mondiale dalla Luftwaffe. Come Amsterdam è sotto il livello del mare, ma a differenza della capitale non ha fascino libertino. A Rotterdam sono i venditori arabi di cibo halal a dominare l\’estetica urbana, non i neon delle prostitute. Ovunque si vedono casbah-caffè, agenzie di viaggio che offrono voli per Rabat e Casablanca, poster di solidarietà con Hamas e lezioni di olandese a buon prezzo. (altro…)

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Fuga di massa dal Medio Oriente

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PER I CRISTIANI E’ RISCHIO ESTINZIONE

L’altro ieri l’appello di Ratzinger: «Non lasciate questa terra».

Ma un secolo fa erano un quinto della popolazione, oggi sono ridotti a un misero 5%

Fausto Biloslavo, Il Giornale, 14 maggio 2009

Dall’Irak metà della popolazione cristiana è fuggita di fronte alla violenze. In Libano non dominano più il Paese e in molti si sono trasferiti per sempre all’estero, a cominciare dalla Francia. Nella stessa secolare e vicina Turchia, che vuole entrare in Europa, sono sempre più dei paria. Pure a Gerusalemme, dove nel 1948 i cristiani erano un quinto degli abitanti, ora sono ridotti a uno striminzito 2 per cento. Il Papa in visita nella Terra Santa lo ha detto a chiare lettere parlando di «tragica realtà». Ai piedi del monte degli Ulivi ha denunciato «la partenza di così numerosi membri della comunità cristiana negli anni recenti».

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Musulmani in piazza: La regia c’è

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Musulmani in piazza
Don Righi:«La regia c’è»
Il noto esperto di questioni islamiche commenta il corteo di sabato scorso contro l’intervento di Israele nella Striscia di Gaza, concluso dai partecipanti con un atto di culto
 
DI STEFANO ANDRINI
A don Davide Righi, incaricato diocesano per i rapporti con l’Islam, abbiamo rivolto alcune domande su quanto accaduto sabato 3 gennaio in Piazza Maggiore dove, al termine di un corteo di protesta per l’intervento militare nella Striscia di Gaza, alcune centinaia di musulmani hanno pregato davanti alla basilica di San Petronio, bruciando anche una bandiera israeliana.
 
Don Righi, qual è il suo giudizio sulla vicenda?

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Eurabia, il grande silenzio laico

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Dopo dieci anni di sorrisini, quella piazza ha dimostrato cosa diavolo è l’Eurabia

Il silenzio dopo i sorrisini. Ricordo i sorrisini di certi amici quando si cominciò a parlare di scontro di civiltà. Samuel Huntington era chiaramente un paranoico e meno male che non avevano mai visto una sua foto, altrimenti chissà i giudizi lombrosiani intorno al faccino da bambino grinzoso, caratterista ideale per horror avatiani nelle case dalle finestre che ridono. La faccia di Oriana invece la conoscevano tutti, ed era l’icona della vecchia pazza, mica si potrà dar retta a un’esaltata. Bat Ye’or, la scrittrice che ha coniato il termine Eurabia, era impronunciabile e ignota allora come oggi. Dopo oltre dieci anni di sorrisini stolidi le facce intorno a me sono diventate serie da un giorno all’altro. Le immagini dell’occupazione musulmana delle piazze italiane le hanno capite più o meno tutti. (altro…)

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Gaza, la guerra degli «uomini talpa»

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DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

GERUSALEMME
– E’ la guerra degli uomini talpa. E si combatte lungo una striscia di terra che corre tra Gaza, in area palestinese, e l’Egitto. Da mesi gli attivisti dell’Intifada cercano di procurarsi armi e munizioni facendole passare attraverso dei tunnel segreti costruiti sotto la zona di confine. Gli israeliani cercano di impedirlo con la realizzazione di una trincea profonda dieci metri che dovrebbe interrompere il tracciato delle gallerie. Una lotta di pala e piccone che fa sorridere gli abitanti di Gaza: «Ma cosa volete che passi là sotto. Qualche fucile, delle cartucce. Mica i carri armati».

Corriere.it http://www.corriere.it/speciali/tunnel/tunnel_prova.shtml

DAI VIETCONG AL LIBANO – La passione dei tunnel tra i palestinesi risale all’esperienza del Libano ed è stata copiata dai guerriglieri vietcong. Quando i fedain, negli anni ’70, operavano sul territorio libanese avevano creato una estesa rete di depositi e rifugi smantellati dall’invasione israeliana dell’82. Un sistema tornato in auge con l’intifada. I membri di varie fazioni hanno iniziato a scavare le gallerie imitando i contrabbandieri che per anni hanno usato questa tecnica.

I TUNNEL – Ne esistono due tipi. Il primo è un tunnel, situato ad una profondità di 3-4 metri, lungo tra i 50 e i 150 metri. I trafficanti vi calano dei recipienti (grosse bacinelle, scatole in legno) che vengono tirati, da una parte all’altra del confine, con delle corde. Il secondo sistema – meno usato – prevede la realizzazione di una galleria più ampia, sorretta da strutture in legno: l’ingresso ha un diametro di circa 80 centimetri. Lungo il percorso vengono creati piccoli buchi per consentire l’areazione. L’accesso è verticale ed è facilitato da scalette in corda. Nella parte palestinese il tunnel può terminare all’interno di una abitazione, in modo da assicurare protezione a chi è coinvolto nel contrabbando. Oppure lo sbocco – tra i 30-50 centimentri di diametro – viene mimetizzato e coperto con un telone ricoperto di sabbia.

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Milano, oltraggio islamico in Piazza del Duomo

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Una brutta giornata, quella di ieri per Milano, Italia. Migliaia di palestinesi hanno invaso il centro per manifestare contro l\’attacco israeliano ad Hamas nella striscia di Gaza.

\"\"Hanno bruciato bandiere con la stella di David, hanno bruciato vessilli con stelle e strisce dell\’Amerika odiata, con la interessata collaborazione dei comunisti di Rifondazione, spazzati dalla volontà popolare, ma sostenuti da un odio tenace che li collega all\’esperienza infame di una dittatura condannata dalla storia.

La storia, quali delitti si compiono contro le sue lezioni. Striscioni e slogan dei manifestanti palestinesi paragonavano lo stato di Israele al Terzo Reich, una similitudine oltraggiosa che spiega a quali aberrazioni può condurre la predicazione dell\’odio perseguita con la tenacia che le cause ignobili non meritano.

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