Zapatero e la guerra civile degli anni trenta

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La revolución di Zapatero


A dispetto dell’immagine tutta giocata sul “cambio tranquillo” il leader socialista si è lanciato sul terreno dei diritti civili con l’obiettivo di laicizzare la società spagnola. Tutti parlano di uno scontro Stato-Chiesa, ma la rottura è più profonda, tocca le corde intime della nazione e mette in discussione il patto alla base della transizione democratica post-franchista…

Nel mirino è già finito pure il Dizionario dell’Academia Reale. S’ispira ad una concezione “cattolica ed eterosessuale”, denuncia un gruppo di filologi progressisti che vorrebbe cambiare la lingua di Cervantes proprio nell’anno in cui si celebra il suo anniversario. Intanto ci si prepara a modificare il Codice civile da dove sparisce la dicitura marito e moglie, sostituita dal termine coniugi. Al Barrio del Pilar, un quartiere popolare alla periferia di Madrid, due coppie omosessuali posano davanti alle telecamere fra la curiosità della gente. Si gira il film Reinas del regista Manuel Gomez Pereira, ma non si tratta di Isabella la Cattolica o di altre regine, è il nomignolo usato all’interno delle comunità gay. Stessa scena in calle san Jeronimo, in pieno centro, ma non è un film. All’ingresso della Camera dei deputati Pedro Zerolo, responsabile per i movimenti sociali del Psoe, il partito socialista spagnolo, si fa fotografare insieme col suo futuro sposo. Auguri, sia detto con rispetto, la discriminazione peraltro è reato. La bestemmia non più. Qualche giorno fa un giudice ha assolto il drammaturgo Ramirez De Hago per aver allestito in un teatro madrileno un’opera chiaramente blasfema dal titolo “Me cago en D…”. Il tribunale non vi ha riscontrato alcuna offesa al sentimento religioso. Benvenuti nella Spagna di José Luis Rodriguez Zapatero, il premier sorridente che con la sua aria da timido cerbiatto sta portando avanti un’operazione ideologica durissima e sfrontata. A dispetto dell’immagine, tutta giocata sul “cambio tranquillo”, il leader socialista si è lanciato come un bulldozer sul terreno dei diritti civili con l’obiettivo di iper-laicizzare la società spagnola.


Va di fretta Zapatero. È al governo da otto mesi ma il suo partito si è già esibito in una serie pirotecnica d’iniziative che vanno dal divorzio-express all’aborto, dal matrimonio gay all’eutanasia, dall’insegnamento della religione alla ricerca sugli embrioni, provocando aspre polemiche. Tutti parlano di uno scontro fra Stato e Chiesa ma “la rottura è più profonda, tocca le corde intime della nostra nazione e mette in discussione il patto che è stato alla base della transizione democratica post-franchista”, spiega l’intellettuale cattolico Miguel Oriol. A suo avviso il fatto più grave è la decisione di Zapatero di creare una commissione d’inchiesta sui patimenti subiti dai repubblicani durante la guerra civile del 1936-39. In tutta la Spagna si scava nelle fosse comuni, i parenti delle vittime del franchismo avranno diritto a qualche forma di risarcimento. Ma i morti ci furono anche sul versante opposto (si pensi soltanto ai 7 mila religiosi, preti e suore, uccisi dal terror rojo). “Che facciamo? – si chiede preoccupato Oriol – Riapriamo le vecchie ferite? Resuscitiamo i fantasmi di un tragico passato che la Spagna ha fortunatamente archiviato?”. Ancor più duro il giudizio di Miguel Angel Velasco, direttore del settimanale cattolico Alfa y Omega. “Zapatero vuole vincere una guerra che è stata persa 60 anni fa. Un’impresa chiaramente assurda e ad altissimo rischio: la sua politica ricalca quella del Fronte popolare alla vigilia della guerra civile. La strategia anti-cattolica di Zapatero è la stessa dei repubblicani dei primi anni Trenta”.


Il suo è un esecutivo di minoranza, appoggiato dall’esterno dai comunisti di Izquierda Unida e dagli indipendentisti catalani di Esquerra Republicana. L’anticlericalismo è il loro cemento, la laicità lo slogan preferito. Due giorni fa è nato I’intergruppo parlamentare per il laicismo che fa seguito alla creazione del Consiglio delle libertà pubbliche, un organismo del Psoe alla cui inaugurazione hanno partecipato anche due ministri del governo. Scopo dichiarato è “l’eliminazione dei privilegi della Chiesa per arrivare ad una società veramente laica”. L’ideologo è il rettore dell’università Carlos III di Madrid, Gregorio Peces-Barba, che ha fondato un Osservatorio della laicità dove si esaminano leggi e istituzioni per depurarle da ogni forma di “ingerenza ecclesiastica”.


È ovvio che la Chiesa sia preoccupata. “Attenzione, quello a cui mira Zapatero non è uno Stato laico, la cui aconfessionalità è già riconosciuta dalla Costituzione, bensì una società radicalmente laicista – sottolinea l’opinionista cattolico Antonio Hernandez Deus –. L’idea di fondo è che un’azione ispirata ai principi cattolici non può trovar posto in una società democratica. Sul piano giuridico un simile atteggiamento può portare alla rottura del consenso costituzionale che ha riconosciuto la Chiesa come un soggetto di diritto pubblico”. Difficile dire se Zapatero si spingerà fino al punto di considerare la Chiesa “una sorta di Ong, un’istituzione caritativa e nulla più”. Negli ultimi giorni ha gettato acqua sul fuoco delle proposte avanzate dai socialisti più radicali come Alvaro Cuesta, il presidente del Consiglio per le libertà pubbliche, che vorrebbe cambiare il sistema di finanziamento alla Chiesa cattolica. Forse si sta rendendo conto che “l’estensione dei diritti civili” non sarà una marcia trionfale come prevedeva all’inizio.


Zapatero è andato all’attacco con l’idea che la Chiesa fosse l’anello debole di una società largamente secolarizzata. In Spagna si dice cattolico l’85 % della popolazione ma solo il 25 % è praticante. “A differenza che in Italia qui non c’è mai stato un gran dibattito tra laici e credenti. Anche dopo la caduta del franchismo il cattolicesimo spagnolo è rimasto apatico e addormentato, lo Stato non dava fastidio e la società andava per la sua strada. Ci voleva Zapatero per scuoterci dal sonno”, è la diagnosi che mi sento ripetere da tutti. Davanti all’offensiva laicista del governo è scattata la mobilitazione dei cattolici. Nascono siti web come Hazteoir.org, “fatti sentire”, che danno voce alle inquietudini di tanta gente, colta di sorpresa dalla mala revolución, come scrive qualcuno facendo il verso all’ultimo film di Almodovar.


In questi giorni è partita la raccolta di firme per appoggiare una legge d’iniziativa popolare a favore del matrimonio “tra marito e moglie”. Commenta Benigno Blanco, portavoce del Foro español de la familia, una rete di associazioni cui aderiscono 4 milioni di nuclei familiari: “Non avrei mai pensato di dover chiedere il riconoscimento di quel che è sempre stato ovvio. Non solo i cattolici, anche la comunità evangelica e quella ebrea hanno dato il loro sostegno”.


A difesa dell’ora di religione si è mossa la Concapa, l’associazione dei genitori cattolici. In Spagna il 70 % degli alunni della scuola pubblica ha optato per l’insegnamento della religione cattolica. Entro fine novembre verranno raccolte oltre due milioni di firme che saranno consegnate al ministero dell’Istruzione.


Potrebbe invece rientrare l’idea di tenere una manifestazione di protesta a metà dicembre. La stragrande maggioranza dei cattolici non intende andare allo scontro. “La battaglia non è contro Zapatero ma contro il nichilismo – dice don Julian Carrón, sacerdote madrileno –. La sfida è la stessa in Spagna e nel resto d’Europa. E come ha notato il cardinale Ruini, si gioca sul terreno cruciale dell’antropologia”. Un concetto che è stato ribadito ieri durante il congresso dell’apostolato secolare, un incontro dei laici spagnoli che non si svolgeva da più di vent’anni. “C’è chi pensa che siamo sul punto di sparire. Invece, nonostante la nostra debolezza, continuiamo a resistere” ha affermato il vicepresidente della Conferenza episcopale, monsignor Fernando Sebastian. La Chiesa spagnola ha annunciato una serie di campagne informative a difesa della vita, dell’educazione e della famiglia. La prima ha già preso il via domenica scorsa, con sette milioni di volantini contro l’eutanasia. Non è ancora un tema caldo dell’agenda radicale di Zapatero. Questa volta la Chiesa ha deciso di giocare d’anticipo.


Luigi Geninazzi
Avvenire 14 novembre 2004