Il Professore tartassa l’Italia ma regala milioni al suo staff
Avanzamenti di carriera e 1.453 euro di aumento all’anno per i duemila dipendenti di Palazzo Chigi. Ma il governo Prodi non voleva tagliare i costi della pubblica amministrazione?…
Buste paga più ricche di circa 1.453 euro all’anno, tra aumenti per tutti e avanzamenti di carriera. Con buona pace dei risparmi; sia quelli annunciati, come quelli della finanziaria in corso di approvazione, sia quelli già tradotti in legge, come quelli previsti dall’ultima manovra del governo di centrodestra. I dipendenti di Palazzo Chigi hanno appena portato a casa – senza tanti clamori e con poco sforzo – un contratto integrativo e un accordo che messi insieme valgono cifre che per altre categorie rimangono un miraggio.
Il meccanismo che farà lievitare la busta paga di chi lavora alla Presidenza del Consiglio non è una novità ed è unico nel panorama delle politiche del personale. Consiste nella redistribuzione tra il personale ancora in servizio dei denari risparmiati perché altri dipendenti sono andati in pensione.
Nell’accordo firmato martedì dal segretario generale di Palazzo Chigi Sergio Malinconico e dai rappresentanti dei sindacati si prevede che le somme messa da parte «con carattere di stabilità e di certezza» nel biennio 2004-2005 vadano «all’ampliamento del numero dei posti già messi a concorso» nel marzo scorso per degli avanzamenti di stipendio.
Nel conto di quanto verrà redistribuito ci sono i 454.255 euro risparmiati dalle retribuzioni di chi è andato in pensione. Altri 1.243.218,53 che vengono da alcune indennità di cui godevano i neopensionati, andranno redistribuiti secondo modalità stabilite dal contratto. Ci sono poi altri 1.210.000 euro recuperati da un mancato incremento del monte salari e dai buoni pasto dei quali non usufruiscono più gli ex dipendenti di Palazzo Chigi, anche questi destinati a rendere più consistenti gli aumenti di stipendio già riconosciuti con il bando del marzo scorso (in tutto altri 1.125.900 euro). Cifre tutto sommato modeste rispetto a quelle delle altre amministrazioni pubbliche, che diventano però consistenti se si considera che a Palazzo Chigi lavorano circa in 2.000.
Pochi fortunati, che potranno godere di aumenti che, oltre a fare l’invidia di tutti gli altri statali e dipendenti di enti pubblici, cozzano con la volontà dichiarata dal governo Prodi di tagliare i costi della pubblica amministrazione attraverso la finanziaria in corso di approvazione. Ma che sembrano in contrasto anche con la finanziaria in vigore, quella 2006 varata dal governo di centrodestra.
La manovra di Tremonti prevede infatti che a partire dal 2006 i fondi per la contrattazione integrativa della pubblica amministrazione non siano superiori a quelli del 2004. La finanziaria 2006 destina inoltre i risparmi derivati dalle limitazioni alla spesa degli apparati pubblici ai miglioramenti dei saldi di bilancio. Non di certo a gonfiare gli aumenti di stipendio delle stesse amministrazioni.
Materia di riflessione per gli organismi che devono valutare le compatibilità economiche e la correttezza dei contratti integrativi nella pubblica amministrazione. A meno che per il personale di Palazzo Chigi, già valga il principio di «silenzio assenso» previsto dall’ultimo accordo tra il governo e sindacati. Quello secondo il quale i contratti entrano in vigore dopo 55 giorni dall’accordo, a prescindere dal fatto che siano stati completati i controlli da parte della Ragioneria e della Corte dei conti.
di Antonio Signorini
Il Giornale del 18 novembre 2006