Attenta Bologna a Cofferati ”voltafaccia”…

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Cofferati sfugge alle domande dei cattolici, ma “Avvenire” lo tallona


di Andrea Tornielli


A domanda, Cofferati non risponde, anche se a porla è il quotidiano di proprietà della Conferenza episcopale italiana…

È davvero singolare la pagina pubblicata ieri su “Bologna Sette” l’inserto bolognese di “Avvenire“, intitolata “L’intervista che non c’è“.
Una pagina destinata a pesare nella competizione elettorale in vista delle amministrative nel capoluogo emiliano.Da giorni, si legge nel breve resoconto messo in pagina dal giornale cattolico, il giornalista di “Avvenire” aveva concordato un appuntamento con il candidato sindaco del centrosinistra per una lunga intervista sulle prossime elezioni che sarebbe dovuta comparire ieri.
Domenica prossima, invece, sarà il turno del sindaco uscente e ricandidato, Giorgio Guazzaloca, sostenuto dal centrodestra.
“Fin da mercoledì – scrive S.A., cioè Stefano Andrini, corrispondente da Bologna di “Avvenire” – ci era stato fissato per venerdì pomeriggio un appuntamento, reiteratamente confermato”.Sergio Cofferati e i suoi collaboratori, però, hanno voluto leggere prima le domande, preferendo sottrarsi a un confronto “senza rete”: più che comprensibile per un candidato poco inserito nella realtà locale della città, che non vuole farsi cogliere impreparato su questioni specifiche.
“Abbiamo volentieri accondisceso alla richiesta di conoscere in anticipo le domande – continua “Avvenire” – che abbiamo inviato venerdì mattina”.
Dunque il “Cinese” e il staff avevano a disposizione alcune ore per abbozzare le risposte.



“All’improvviso – spiega sempre il quotidiano cattolico – l’incontro è saltato, ci è stato detto, per impegni sopraggiunti ma ci è stato assicurato che avremmo avuto le risposte scritte”.
Le domande sono troppo ficcanti o impertinenti? Meglio non rischiare e mettere tutto nero su bianco, non si sa mai. “Avvenire” la domenica va nelle mani di tanti, tantissimo cattolici, l’occasione è importante e non bisogna commettere errori.
Il seguito dell’estenuante trattativa, però, riserva ancora una sorpresa.
“In successivi colloqui telefonici – si legge ancora su “Bologna Sette” – abbiamo avuto la garanzia che entro le 16 di ieri pomeriggio (sabato 22 maggio) il giornale avrebbe ricevuto le risposte del candidato sindaco. All’ultimo momento siamo stati avvertiti che Cofferati, per impegni connessi alla sua campagna elettorale, non avrebbe trovato il tempo di rispondere.
Per altro lo staff era stato per tempo informato che la programmazione del giornale non ci consentiva di far slittare l’intervista”.
La pagina, insomma, all’ultimo minuto e nonostante gli impegni ripetutamente presi dal “Cinese” si è trovata irrimediabilmente vuota.
Non una riga di risposta.
Un assordante silenzio.
Da qui la decisione di pubblicare comunque le questioni sulle quali “Avvenire” voleva interpellare il candidato sindaco: “sono domande a cui teniamo – spiega il quotidiano – perché sintetizzano, a nostro parere, le curiosità e l’interesse di gran parte dei nostri lettori”.


La conclusione è più che eloquente: “Alle elezioni mancano tre settimane. Confidiamo che Cofferati trovi la possibilità di rispondere, non tanto a noi, ma alla gente”. Le questioni riguardavano il ruolo di leader nazionale di Cofferati, i suoi slogan su Bologna città grigia e fuori dall’Europa, la sua concezione di un Comune più presente nella vita dei cittadini rispetto alla struttura “leggera” voluta da Guazzaloca, il ruolo di servizio pubblico delle realtà sociali private, le radici cristiane della città e i suoi simboli, l’equiparazione delle unioni gay alla famiglia fondata sul matrimonio, l’applicazione piena della legge 194 anche nella parte che riguarda le alternative all’aborto, il buono scuola, le prese di posizione dell’opposizione sulle grandi infrastrutture della città, i problemi di Bologna.
Insomma, un’intervista vera, con domande vere, talvolta impertinenti.
Cofferati avrebbe eventualmente potuto dissentire sulla loro impostazione, correggere, glissare, precisare. Ma davvero nessuno si aspettava che decidesse di non rispondere.


Per quale motivo l’ex segretario della Cgil ha preferito lasciar perdere? Troppi impegni? Non è facile rispondere.
Nella nota diffusa dal suo comitato elettorale si sottolinea che “difficoltà materiali segnalate per tempo hanno determinato il fatto che l’intervista non si potesse concretizzare in questo numero”.”Abbiamo sempre risposto – si legge ancora – a tutte le richieste, comprese, in passato, quelle dell’Avvenire e così continueremo a fare. Nella circostanza ci sembra che per il giornale fosse importante cercare una occasione di polemica”.
Replica ufficiale a parte, non si può escludere che i suoi più stretti collaboratori e sostenitori – tra i quali una parte del mondo cattolico – abbiano pensato che era meglio non pronunciarsi su determinati argomenti.
E tutto sarebbe filato liscio se “Avvenire” avesse lasciato cadere la cosa.
Ma la pagina con “l’intervista che non c’è” rischia ora di trasformarsi in un autogol per lo sfidante di Guazzaloca.


Elenco domande dell’intervista che non c’è


1. I maligni (non solo del centrodestra) continuano a sussurrare che uno con le sue qualità e il suo carisma di leader meritava di più che una “semplice” candidatura a sindaco di una città pur importante come Bologna. La battaglia per Bologna è la prova generale dal basso della sua irresistibile ascesa verso la politica nazionale o l’esito di un regolamento di conti nella sinistra che ha finito per ridimensionare il suo ruolo?


2. Prima la definizione di città avvilita. Poi uno slogan “Da Bologna… a Bologna…” che suggerisce l’idea di una città grigia, individualista, egoista e sostanzialmente fuori dall’Europa. Crede che i bolognesi, anche quelli che la voteranno, siano contenti di venire così rappresentati?


3. Dalle pagine locali di un giornale a lei vicino qualcuno ha registrato la diversa idea di Comune tra lei, sostenitore di un Comune “presente” e Guazzaloca (fautore di un’istituzione leggera). Non pensa che la prospettiva, che le sembra cara, di un Comune grande fratello sia un retaggio di vecchia sinistra o un ritorno al passato?


4. Anche nella nostra città ci sono molte realtà sociali che pur essendo private svolgono un prezioso servizio pubblico e non sembrano così negative come le dipinge certa pubblicistica di riferimento per la coalizione che la sostiene. È anche lei così contrario alla presenza dei privati nella gestione dei servizi pubblici?


5. Uno dei fiori all’occhiello della Giunta uscente è il risanamento della Montagnola realizzato grazie alla collaborazione con l’Agio. Un’esperienza riconosciuta positiva trasversalmente eccezion fatta per gli esponenti Ds che hanno continuato ad attaccarla. Qualcuno sussurra che quest’esperienza, a prescindere dai suoi indubbi meriti, sarebbe da lei cancellata. Lo conferma?


6. Negli ultimi anni si è assistito a un recupero della petronianità e delle radici cristiane della città con alcuni segni importanti come il Museo della Madonna di S. Luca o la statua di S.Petronio sotto le Due Torri. Non mancano a questo proposito nella sua coalizione i “talebani”. La statua di S.Petronio resterà al suo posto?


7. Nelle politiche familiari del Comune (alloggi ERP, sussidi economici, accesso ai servizi) equiparerà le convivenze di fatto e le convivenze gay alla famiglia costituzionale fondata sul matrimonio?


8. I cattolici chiedono con insistenza che la prima parte della 194 sulla promozione della maternità sia finalmente applicata consentendo l’ingresso dei volontari privati all’interno dei consultori pubblici per far conoscere alle donne in difficoltà le alternative all’aborto. Un tentativo, ripeto, di applicazione della legge, fino ad oggi bloccato da gruppi di donne evidentemente assai considerate dagli amministratori dell’Ulivo. Qual è il suo parere in proposito?


9. La società civile bolognese plaude all’introduzione da parte del Comune del buono scuola. Nel suo schieramento sono state espresse critiche radicali a questo intervento. La Cgil in particolare raccolse firme per proporre un referendum. Lei si muoverà nel solco di questa posizione?


10. Accoglienza e identità. Sono i due pilastri della Carta della convivenza, approvata dall’attuale maggioranza, che si fonda su  contenuti di altra sensibilità sociale. Pensa che la sua coalizione dovrà ricredersi sulla bocciatura del documento attualmente allo studio di molte città europee?


11. Di fronte ai programmi di grandi infrastrutture (metrò, tramvia su gomma, stazione) dell’attuale Giunta – le prime a Bologna dopo 40 anni di immobilismo – l’opposizione è sembrata “mettersi di traverso”. Condivide questo atteggiamento?


12. I problemi di Bologna – traffico, carenze infrastrutture, fuga dalla città, invecchiamento, denatalità – sono maturati nell’arco di molti anni e quindi non possono ricadere in misura prevalente sull’attuale amministrazione. Poiché i governi precedenti avevano una maggioranza solidissima e un vasto consenso qual è il suo giudizio su quella esperienza amministrativa che ha portato alla perdita del governo cittadino nel 99?


13. Una domanda solo in apparenza fuori campo. Il preambolo dello statuto regionale sta suscitando molte critiche perché omette il riferimento alle radici cristiane del popolo emiliano-romagnolo e limita il riferimento al Risorgimento e alla Resistenza. Se fosse stato in consiglio regionale un preambolo siffatto lo avrebbe votato?


Il Giornale –  24-5-2004