Vescovo di Baghdad: il voto di oggi, un “esercizio di democrazia”

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Mons. Sleiman racconta le speranze della popolazione: “Anche se non sanno bene cosa votano gli irakeni intravedono un Paese più stabile”. La Costituzione è troppo “etnica e confessionale”.

Baghdad (AsiaNews) – Tutti a piedi a Baghdad e in gran numero si recano alle urne. Tra violenze quotidiane e paura, il referendum sulla Costituzione in Iraq sta registrando una buona affluenza; ci sono file ordinate di cittadini davanti ai seggi nella capitale, Bassora, Falluja e a Kirkuk.

Il vescovo dei latini di Baghdad, mons. Jean Baptiste Sleiman, commenta ad AsiaNews l’importanza del voto che “anche se non pienamente consapevole” rappresenta un “importante esercizio di educazione alla democrazia”.


Secondo mons. Sleiman la maggior parte degli irakeni non sa su cosa si vota: “Molti non hanno avuto il testo ma anche chi l’ha avuto non so se l’abbia letto. Al di là di questo, comunque, il voto è un importante atto educativo alla democrazia, bisogna prenderlo così: come una tappa verso un cammino che sarà molto lungo”. D’altra parte, ricorda il presule, “quanti europei avevano letto la loro Costituzione prima di andare a votarla?”

Gli irakeni comunque intravedono nel voto di oggi, preludio alle elezioni politiche di dicembre, la possibilità di un Paese più stabile. “Siamo tutti stanchi della costante insicurezza, ma anche della condizione delle infrastrutture: per molte ore al giorno ci mancano acqua, luce e le fognature d’estate rappresentano un grave problema igienico; si ha paura di andare a lavorare”.

Il vescovo è che convinto che la gente si rende conto che “non andare a votare è molto pericoloso”. “Risultati positivi nel referendum di oggi fanno sperare che il processo politico continui e che si mantengano le promesse delle autorità di impegnarsi di più per l’unità nazionale al dialogo tra le parti”. Secondo mons. Sleiman questo può portare a un effettivo miglioramento della situazione in Iraq, dove la vita quotidiana “continua a essere costellata da sofferenze”.

Il vescovo è fiducioso, ma anche preoccupato e si fa portavoce della comunità cattolica: “Speriamo in una maggiore stabilità dopo la ratifica, anche se questa Costituzione è già minata internamente, contiene profonde contraddizioni”. La Carta è troppo “etnica e confessionale” e i politici continuano a insistere sul federalismo e su come trattare con il partito Baath, ma vi sono cose molto più urgenti, secondo il vescovo. “L’ Islam come principale fonte del diritto compromette molte libertà: se sarà proibito fare leggi in contraddizione con la sharia, la democrazia stessa avrà difficoltà ad andare avanti. Le libertà fondamentali: di coscienza e di opinione sono minacciate”.

Per la ratifica della Carta è sufficiente che una maggioranza di elettori voti si, a meno che due terzi dei votanti non facciano vincere il no in tre delle 18 province. Incerti i tempi per conoscere i risultati: per la Commissione elettorale un’indicazione attendibile potrebbe arrivare già domenica sera ma altre fonti ritengono che bisognerà aspettare fino a martedì.

Intanto 3 soldati irakeni sono morti e altri 3 sono rimasti feriti nell’esplosione di una bomba collocata sul ciglio della strada a al-Sahedia, 140 chilometri a nord-ovest di Baghdad, poco distante dalla frontiera con l’Iran. I militari erano impegnati nelle ispezioni ai seggi. Problemi anche a Mosul, dove guerriglieri armati hanno impedito agli elettori di raggiungere i seggi in 3 quartieri. Gli uomini hanno agitato fucili automatici e minacciato di attaccare i seggi. Ai passanti hanno distribuito volantini per invitarli a boicottare “la Costituzione degli infedeli”

Da AsiaNews del 15 ottebre 2005