A Huê un cimitero per 30 mila bimbi abortiti
È opera di alcuni volontari cattolici, dei quali non indichiamo il nome per motivi di sicurezza. Essi celebrano la sacralità della vita, combattendo la cultura di morte che in Vietnam si diffonde con l’individualismo e il consumismo. Cimiteri simili esistono a Pleiku e a Ho Chi Minh City.
Huê (AsiaNews) – Un vero e proprio cimitero degli aborti sorge nella diocesi di Huê. Aperto dal 1992, contiene ormai i resti di 30 mila feti. Il Vietnam che si apre alla globalizzazione del mercato è scosso dalla cultura di morte, i cui primi segni sono proprio l’incremento degli aborti. I giovani divengono più individualisti, materialisti e amanti del consumismo ed è divenuta comune la pratica sessuale prima del matrimonio. “Ormai, prima di sposarci, facciamo delle ‘prove’ a vivere insieme”, dice uno studente ad AsiaNews. E continua: “I miei compagni e amici della mia età fanno le stesse esperienze”.
Il sig. H. è il direttore del cimitero dei piccoli defunti. “Questa mattina – dice ad AsiaNews – hanno portato già 10 bambini. Ieri pomeriggio ne abbiamo seppellito 16. È triste dover vedere questo coi nostri stessi occhi. Tutti i 16 piccoli feti sono stati messi in una busta verde. Qualche volta ci sono fino a 20 feti nella stessa tomba. Nei primi tre mesi del 2006 abbiamo seppellito almeno 400 bambini”.
Il cimitero è nato da un gruppo di volontari che volevano celebrare la “sacralità della vita”, dando ai piccoli feti almeno una sepoltura. Ogni giorno i volontari vanno a raccogliere le piccole vittime da ospedali, case di cura e perfino dalle discariche per i rifiuti, poi le interrano.
Il cimitero non è riconosciuto ufficialmente dal governo, ma esso chiude un occhio su questa pratica, ben vista da cristiani, buddisti e animisti. Perfino membri del Partito comunista vietnamita definiscono il cimitero “un luogo soprannaturale” e l’impegno dei volontari “un sacro lavoro di amore”. Cimiteri simili sono nati vicino a molte parrocchie a Pleiku, e a Ho Chi Minh City.
I volontari a Huê hanno con loro un quaderno in cui segnano i nomi dati ai piccoli defunti. Finora un quaderno bastava per un anno. Ma per il 2006 ci vorranno almeno 3 quaderni, dato il numero crescente di aborti.
Nessuno conosce i genitori di queste vittime. Talvolta però qualcuno viene a visitare le tombe. Una donna, nel dolore, gira fra le tombe portando in mano un incensiere: non sa dove sia sepolta la sua bambina. Confida a un volontario: “Ho fatto un errore. Ho avuto una relazione extramatrimoniale. Poi ho avuto timore che, alla nascita, la bambina non sarebbe stata accettata, così mi sono rassegnata ad abortire”.
Ogni tanto sulle tombe si trovano messaggi firmati da padre e madre, con riportato il nome del bambino.
Il sig. H. – aiutato dal sig. N. – non si limita a seppellire i feti: “Molti genitori, i giovani e gli studenti hanno bisogno di ascolto, consiglio e aiuto. Noi cerchiamo di essere loro vicini e li aiutiamo a capire l’importanza della sacralità della vita”. H. dice che spesso queste brutte esperienze hanno un grave impatto nella salute e nella psicologia dei giovani, rendendoli talvolta perfino sterili quando si sposano. “Nella vita di oggi abbiamo bisogno di essere guidati da una forte spiritualità”, conclude H.
di JB Vu
ASIA NEWS 26 Giugno 2006