Ue: passa il compromesso. Sì alla ricerca sulle staminali embrionali

UN “SÌ” IPOCRITA DELLA UE
ALLA RICERCA SULLE STAMINALI


Ci sono volute sei ore di dibattito per arrivare ad un compromesso che ha trovato d’accordo venti Paesi su venticinque. Tra i primi anche Italia e Germania. Hanno votato contro Austria, Lituania, Malta, Polonia e Slovacchia. La formula voluta dall’Unione, e accolta a Bruxelles, lascia mano libera ai ricercatori, però si nasconde dietro concessioni generiche alle ragioni di principio. L’Ue nega il finanziamento alla ricerca che distrugge embrioni, ma destina risorse alle sperimentazioni sulle linee cellulari staminali da cui derivano gli embrioni


1) Compromesso venato di ipocrisiadi Marina Corradi


2) Mantovano: è provetta selvaggia


 

E gli embrioni extra-europei?
1) Compromesso venato di ipocrisia


di Marina Corradi


L’Unione europea non finanzierà attività di ricerca che implichino la distruzione di embrioni, ha stabilito il Consiglio dei Ministri dei Paesi Ue a Bruxelles. Apparentemente, potrebbe sembrare una vittoria. Ma, prosegue il dodicesimo comma del documento, «questo non impedirà alla Comunità di finanziare stadi successivi che coinvolgano cellule staminali embrionali umane». Dunque, finanziamenti comunitari per quei laboratori che, acquistate in Corea o in Australia linee di staminali embrionali già prodotte, sviluppino su queste la loro attività. Un compromesso insomma, che, facendo salvo il rifiuto dell’Europa di distruggere, ammette tuttavia l’erogazione di fondi a chi si procuri altrove le linee staminali embrionali – prodotte, ovviamente, sacrificando embrioni.
Ma non è ancora neanche questo il passaggio più ambiguo della decisione di Bruxelles. Il punto più inaccettabile è che in quel comma dodici non si fa cenno ad alcuna data di produzione delle linee di staminali utilizzabili. E dunque resta aperta la possibilità che le linee in questione non provengano da embrioni crioconservati da anni, ma invece da quelli prodotti oggi, o anche domani, se non addirittura appositamente “ordinati”. I risultati migliori, dicono le statistiche, si ottengono da embrioni di recente “produzione”. Insomma, l’Unione Europea, che afferma di non voler finanziare ricerche che distruggano embrioni, non fissando una data limite alla produzione delle linee staminali utilizzabili, apre teoricamente la porta al commercio e alla fornitura di “materiale” umano fresco dai Paesi più deregolati. Se non addirittura all’ordinazione del “materiale” necessario. Insomma, vietato finanziare chi seziona embrioni europei, ma permesso di acquistarli una volta ridotti al prodotto “lavorato”. Chi si sporcherà le mani saranno altri, i fornitori. L’Europa avrà la coscienza a posto.
Questo particolare della data limite mancante fa quasi rimpiangere l’emendamento Niebler, su cui pareva che l’Itali a a Bruxelles dovesse – pur con sacrificio – attestarsi assieme alla Germania, e sul quale, al Parlamento europeo lo scorso 15 giugno, pure molti voti cattolici erano convenuti, una volta sconfitto il “no” reciso a ogni manipolazione embrionale dall’emendamento Gargani. Nel testo proposto dalla tedesca Angelika Niebler si ammetteva l’uso di embrioni crioconservati per la ricerca, ma solo di quelli prodotti anteriormente al dicembre 2003. E benchè non esista alcuna data certa oltre la quale si possa dire con sicurezza che un embrione non è più vitale, e il “cut-off” di cui parla il ministro Mussi sia solo una convenzione più politica che scientifica, quel 2003 era pur sempre un limite. Non sempre nuovi embrioni sarebbero stati distrutti, né prodotti altrove per far fronte alla “domanda” europea. E trasformati in linee di staminali da “lavorare” – è questo il punto – con l’apporto finanziario comunitario.
Davvero una vittoria, quell’affermazione secondo cui l’Europa non finanzierà ricerche distruttive sugli embrioni? C’è da dubitarne. Pare piuttosto, questa seconda missione del ministro Mussi, un’operazione più sottile di quella smaccata del ritiro della firma minoranza di blocco dei Paesi contrari a queste ricerche. Il ministro, insomma, prosegue per la sua strada, evidentemente con l’appoggio del Governo, ma sta imparando l’arte della diplomazia. L’ultima speranza è che il ritorno a Strasburgo del Settimo Programma Quadro comporti, sulla ricerca sugli embrioni, auspicabili miglioramenti. Ma, visto il voto dello scorso giugno, pare ottimista crederci. Se la minoranza di blocco sostenuta dal precedente Governo fosse rimasta in piedi, non si potrebbe immaginare questo scenario di fornitori di staminali embrionali e di un’Europa che finanzia questa ricerca, ma mantiene le mani pulite. Invece, libera essendo la circolazione delle merci dall’estero verso l’Europa, altro non si potrà considerare quelle cellule – come ha scritto Emma Bonino – che “beni”. Liber e merci, nel libero mercato.


Avvenire 25 luglio 06


 


Scontro nell’intergruppo sulla bioetica di cui fa parte il senatore di An: «un odioso inganno»
2) Mantovano: è provetta selvaggia


«E’ una colossale presa in giro e il governo Prodi ne è artefice con la sua ambigua mozione: l’accordo di Bruxelles omette deliberatamente la data ultima di estrazione delle linee staminali, così dà il via libera al Far-west della provetta». L’«esito-truffa» del Consiglio Ue manda su tutte le furie il senatore di An Alfredo Mantovano, «pentito» dell’intergruppo «Persona e bene comune», che raccoglie il fronte cattolico dei due poli. «E’ un odioso inganno. E’ come rifiutare di pagare con denaro Ue il proiettile che uccide un essere umano, e finanziare chi preleva parti del cadavere».
Senatore, perché grida allo scandalo?
«La formula voluta dall’Unione, e accolta a Bruxelles, lascia mano libera ai ricercatori, però si nasconde dietro concessioni generiche alle ragioni di principio. L’Ue nega il finanziamento alla ricerca che distrugge embrioni, ma destina risorse alle sperimentazioni sulle linee cellulari staminali da cui derivano gli embrioni. Le preoccupazioni della Santa Sede sono fondate, come le critiche dei mass media della Cei (da Avvenire al Sir) ai cattolici collocati nel centrosinistra, che antepongono la saldezza della loro coalizione alla salvezza dell’embrione».
Quindi?
«Siamo davanti a una vergognosa e strumentale contraddizione. La mancata indicazione della data-limite per le linee cellulari (doveva essere il 31 dicembre 2003) è una vaghezza di superficie che cela una chiarezza di sostanza. Ogni scienziato potrà fare ciò che vuole. Si è optato per un giro di parole che offende chi ha sensibilità diverse».
Quale colpa addebita al governo Prodi?
«L’esito del Consiglio Ue riflette la stessa ambiguità della mozione dell’Unione approvata dal Senato. Il no al finanziamento europeo della ricerca orientata alla distruzione dell’embrione è vanificato dal sì al sostegno finanziario alla ricerca sulle linee cellulari embrionali. Senza un limite, i ricercatori potranno usare anche linee di due giorni fa. Non è un compromesso, ma un raggiro. La scelta di Mussi è ostile al diritto alla vita. Per impedirla sarebbe bastato un voto in più alla nostra mozione che fissava un divieto secco alla distruzione degli embrioni. I cattolici della Margherita non hanno mosso un dito».
E l’intergruppo sulla bioetica di cui fa parte?
«E’ dissolto nei fatti. La convergenza dei voti in Parlamento è ormai fallita. A differenza delle due precedenti legislature, i principi etici non vincono sui partiti. Eppure l’embrione non è un essere umano in potenza, ma un essere umano in atto. E’ in potenza adulto, bambino o vecchio, ma è in atto un essere umano, una persona. Se il bene dell’Unione viene prima di quello dell’embrione, intese sui valori diventano impossibili».
La Margherita ha «tradito» il fronte cattolico?
«E’ sotto gli occhi di tutti. Trovo francamente patetici i tentativi dei sedicenti cattolici della sinistra di addomesticare “pro life” la posizione dell’Unione sulle staminali. Il loro apporto è stato decisivo. C’è un limite alla decenza e al decoro. Quando si è votato per introdurre la pena di morte e poi ci si sbraccia per assicurare il proprio impegno a impedire che quel tipo di pena sia applicata, anche solo in un caso, quel limite è abbondantemente superato».


La Stampa 25 Luglio 2006