Toscana: attacco frontale alla famiglia

Statuto regionale, primo sì del Consiglio. Anche le unioni lesbiche e gay sono “famiglia”. Esulta l’arcigay, nessun voto contrario. Il consiglio regionale toscano ha approvato, in prima lettura, il nuovo Statuto regionale. La votazione si è chiusa nella serata di giovedì 6 maggio, dopo una discussione in aula durata due giorni. La nuova Carta della Toscana è stata approvata con 41 sì, 4 no e 2 astenuti (47 i consiglieri presenti). Hanno votato a favore Ds, Margherita, Sdi, Verdi, An, e Fi. Hanno votato no Prc e Pdci. Astenuto il gruppo dell’Udc.

Il provvedimento dovrà tornare in aula per l’approvazione definitiva, come previsto dalla Costituzione (art.123), non prima di due mesi.
Tra gli aspetti più qualificanti della nuova Carta, l’elezione diretta del presidente della giunta; l’aumento del numero di consiglieri fino a 65; la promozione, nel rispetto dei principi costituzionali, dell’estensione del diritto di voto agli immigrati.


Ma il punto che sta suscitando maggiori polemiche è l’articolo 4, che prevede, tra l’altro, «la valorizzazione e la tutela della famiglia fondata sul matrimonio» e «il riconoscimento delle altre forme di convivenza».
La formulazione, ampiamente discussa in commissione negli ultimi mesi, è frutto di un delicato compromesso tra chi chiedeva l’equiparazione tra famiglia e qualsiasi altra forma di coppia di fatto e chi invece, sulla scorta del dettato costituzionale, chiedeva la tuela e la promozione della famiglia «fondata sul matrimonio» da tenersi distinta e su un piano diverso dalle altre forme di convivenza.
Sull’argomento era intervenuta la stessa Conferenza episcopale toscana, chiedendo appunto di mantenere questa distinzione.


In sede di dibattito il testo faticosamente uscito dalla Commissione – “La Regione persegue tra le finalità prioritarie la tutela e la valorizzazione della famiglia fondata sul matrimonio; il riconoscimento delle altre forme di convivenza” – ha resistito ai tentativi sia dell’Udc di eliminare “il riconoscimento delle altre forme di convivenza” che alla proposta di mediazione avanzata da Forza Italia di sostituire al testo iniziale “il riconoscimento di convivenze stabili tra persone di sesso diverso”.
Allo stesso tempo è stato respinto anche un emendamento di Rifondazione comunista e Comunisti italiani, che andava in senso opposto chiedendo di aggiungere al riconoscimento anche “la tutela” delle altre forme di convivenza.


Su questa distinzione tra “tutela” che spetta solo alla “famiglia fondata sul matrimonio” e “riconoscimento”, che invece è esteso a tutte le nuove forme di convivenza, si basa il difficile equilibrio di questo testo.
Ma le reazioni scomposte dell’Arcigay, che ha parlato di «giornata storica», di «grande segno di civiltà e di laicità», perché sarebbero state riconosciute «le coppie gay» nello Statuto toscano, dimostra l’ambiguità della formula che lascia di fatto al Consiglio e alla Giunta molta
discrezionalità nell’applicazione concreta del principio in leggi e regolamenti.



STATUTO REGIONALE, ESULTANZA DELL’ARCIGAY.
CARRARESI (UDC): «INEVITABILE CONSEGUENZA DI UN TESTO AMBIGUO»
07/05/2004


«È un grande segno di civiltà e di laicità quello che giunge dalla Toscana»: così il presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice, ha commentato il riconoscimento delle altre forme di convivenza inserito nel nuovo Statuto regionale.


Secondo l’Arcigay «la Regione Toscana è la prima Regione italiana a riconoscere, dopo un lungo ed acceso dibattito, le coppie gay nel proprio Statuto» anche con l’inserimento dell’«orientamento sessuale» fra le condizioni da tutelare da discriminazioni.


Per il deputato dei Ds ed esponente di Arcigay Franco Grillini, l’approvazione di questo provvedimento «rappresenta un importante elemento di novità nel panorama normativo italiano».


«Le parole dell’onorevole Grillini, deputato dei Ds ed esponente dell’Arcigay, dimostrano a chi ha votato per l’inserimento in Statuto del generico “riconoscimento delle altre forme di convivenza” – primi fra tutti i consiglieri della Margherita – che eravamo di fronte ad un’espressione ambigua che poteva dare luogo ad una inaccettabile confusione». Lo sostiene il capogruppo dell’Udc in consiglio regionale Marco Carraresi, che ricorda anche come […] «Non è un caso, infatti, – prosegue Carraresi – che da parte del movimento omosessuale si plauda tanto a questa scelta
del Consiglio regionale della Toscana, e si chieda già da adesso che le “convivenze” fra persone dello stesso sesso vengano poste sullo stesso piano delle famiglie formate un uomo e una donna uniti fra di loro da un vincolo matrimoniale».


[…]
Il Consiglio regionale non ha così tenuto in considerazione neanche l’appello rivolto mesi fa dalla stessa Conferenza episcopale toscana che aveva richiesto che la presa in considerazione da parte dello Statuto di alcune fra tali forme di convivenza fosse quanto meno esplicitamente vincolata anche a imprescindibili e simultanee condizioni: che tali convivenze avessero il carattere di un impegno stabile; che le unioni tra persone omosessuali non fossero omologabili né ovviamente alla famiglia fondata sul matrimonio né ad altre forme di convivenza; che infine la considerazione verso queste forme di unione e convivenza non avesse lo scopo “nascosto” di assimilarle in futuro alla famiglia fondata sul matrimonio.



CLAUDIO TURRINI
(C) ToscanaOggi, 10-5-2004
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