Sabato la giornata del «pedo-pride».
In Rete coloro che si definiscono «amanti dei bambini» continuano impuniti a lanciare proclami deliranti. Le Regioni italiane, Francia e Spagna e altre nazioni europee legiferano a favore della “libertà di orientamento sessuale”.
Ma qual’è il limite giuridico tra la libertà per i gay e quella per i pedofili? Forse l’una non prepara la via all’altra?
«Click here for English», «Click aquì para Español», «Click here for Russian».
In italiano non c’è ma il sito è comunque fin troppo chiaro: sotto la sigla IBLD, apertamente e orgogliosamente pubblicizzata, c’è l’International BoyLove Day, accessibile a tutti, da ognuna delle nostre case, anche da un bambino.
È uno dei tanti siti che parlano di pedofilia e pederastia come di patrimoni culturali da difendere, e di pedofili e pederasti come di una razza quasi in estinzione a causa delle DISCRIMINAZIONI di cui sono fatti oggetto.
La realtà è opposta, la cronaca insegna che l’abuso sui minori è una piaga che dilaga a tutte le latitudini e che il turismo sessuale di questo tipo è l’unico che non ha risentito forse nemmeno della flessione post 11 settembre.
Ma tant’è, i deliranti boy-lovers vestono i panni delle vittime e perpetuano via Internet, sotto gli occhi di tutti – forze dell’ordine e istituzioni comprese – l’antico inganno linguistico: dietro il termine greco apparentemente innocuo (pedo-filia significa amore verso i bambini) così come dietro l’inglese boy-love, si cela (e neanche troppo) tutta una serie di gravissime apologie.
Sostenute attraverso fior di articoli tratti nientemeno che dalla Dichiarazione universale dei Diritti dell’umanità: “Articolo 19: tutti hanno il diritto alla libertà di opinione e espressione”. “Articolo 13: libertà di arte e scienza”…
E così, mentre si susseguono sequestri di materiale pedopornografico, su Internet si pubblicizza
tranquillamente l’International BoyLove Day, il giorno dell'”orgoglio pedofilo”, il “pride” di turno, insomma, che casca tra pochi giorni, il 26 giugno.
«Si tratta di una ricorrenza che si presenta due volte l’anno – spiega Aurelia Passaseo, presidente del Coordinamento delle associazioni per la tutela dei diritti dei minori (Ciatdm) -: occorre che non solo le associazioni ma anche le istituzioni alzino la loro voce con un segnale politico forte contro chi utilizza Internet per questi scopi. Presto presenteremo un progetto di legge che introduca nel codice penale la fattispecie di reato di pedofilia culturale».
Dietro la cortina fumogena di una cosiddetta cultura si nasconde infatti l’apologia di uno dei reati più abbietti.
«Sono un amante dei bambini, non un molestatore o un violentatore – si difendono i pedofili via Internet -, queste sono le false immagini che i media vogliono farvi avere dei pedofili, io amo i bambini più della mia stessa vita. Ma un animale sta colpendo il mondo…».
E l’animale non è l’anomalia crudele per cui l’adulto si fa carnefice del piccolo che dovrebbe proteggere, ma «un’isteria che ha grottescamente distorto l’amore e la cura per i bambini in qualcosa di criminale e ripugnante. Da decenni io, e innumerevoli altri come me, abbiamo
sopportato la PERSECUZIONE e VISSUTO VITE NASCOSTE».
Ora, nel giorno in cui anche la pedofilia diventa “pride”, escono allo scoperto.
Chiamandola cultura.
Da Milano
Lucia Bellaspiga
(C) Avvenire, 22-6-2004
Titolo originale: Internet, l’orrore dell’orgoglio pedofilo