«Abbiamo vinto», «oggi è un giorno bellissimo per la Toscana», «viene premiato il nostro coraggio», «ancora una volta siamo un esempio positivo». Sono queste alcune dichiarazioni con cui in Regione è stata accolta la sentenza della Corte costituzionale sul nuovo Statuto. Qualcuno ha addirittura parlato di «momento storico». Quando però si va a leggerla le cose si ridimensionano molto e non si può certo parlare di vittoria.
La Corte infatti sui punti più qualificanti del Titolo I ha stabilito che «alle enunciazioni in esame non può essere riconosciuta alcuna efficacia giuridica», «che esse si collocano sul piano dei convincimenti espressivi delle diverse sensibilità politiche presenti nella comunità regionale» ma che «avendo un carattere non prescrittivo e non vincolante esplicano una funzione per così dire di natura culturale o anche politica ma certo non normativa». Restano cioè mere enunciazioni, disposizioni «apparenti», anche se alcune forze politiche, giocando sul cosiddetto «effetto annuncio», le veicolano come ormai sicure acquisizioni normative. Tanta esultanza non è quindi giustificata, almeno che i motivi non siano altri e molto concreti.
Con l’entrata in vigore dello Statuto infatti i Consiglieri regionali passano da 50 a 65 ed inoltre alle elezioni del prossimo aprile si voterà con una nuova legge elettorale, fortemente voluta dai gruppi dirigenti dei tre raggruppamenti maggiori – Ds, Forza Italia, Alleanza Nazionale – che abolisce, e questa è la norma che più la caratterizza, la preferenza. Non è cosa di poco conto come dimostra la forte opposizione che attraversa tutti i partiti ed è diffusa tra la gente. Anche nel nostro mondo vi è contrarietà, sopratutto da parte di quelle associazioni che sono espressione dell’impegno socio-politico dei cattolici.
È una contrarietà che condividiamo e facciamo nostra in quanto cittadini a cui preme una vera rappresentanza democratica che in questo modo viene mortificata. Voteremo infatti su liste bloccate in un tempo in cui molti privilegiano la persona rispetto al partito di appartenenza. Ora questa possibilità è annullata. Inoltre i consiglieri più che agli elettori dovranno la loro elezione, presente e… futura, al posto loro assegnato nella lista dalle oligarchie dei partiti che aumentano così il loro potere, non certo attenuato dalla promessa di eventuali primarie.
Decisioni di questo tipo non rafforzano la democrazia, anche perché sono giustamente percepite come lo scippo di un diritto, non meno grave perché ha i colori rosso-nero-azzurro.
Alberto Migone
(C) ToscanaOggi, n. 45 del 12 dicembre 2004
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