Il Consiglio regionale della Toscana ha detto «sì» ma la pillola abortiva resta dirompente
Il Consiglio regionale ha detto «sì» alla pillola abortiva Ru486. Il voto di martedì scorso chiede che le singole Asl toscane possano distribuire in Toscana il farmaco che provoca la morte dell’embrione senza ricorrere all’intervento chirurgico…
Il Consiglio regionale ha detto «sì» alla pillola abortiva Ru486. Il voto di martedì scorso chiede che le singole Asl toscane possano distribuire in Toscana il farmaco che provoca la morte dell’embrione senza ricorrere all’intervento chirurgico. Tre le mozioni presentate. Respinte sia quella nettamente contraria dell’Udc (alla quale si erano uniti alcuni esponenti di Forza Italia e An) sia quella «più morbida» di Forza Italia. Approvata – come era nelle previsioni – quella dell’Unione.
Ma non è stata una decisione indolore. Soprattutto nel centrosinistra. Il capogruppo della Margherita Alberto Monaci, pur dichiarando di non opporsi «all’introduzione della pillola Ru486 nelle strutture sanitarie toscane», ha annunciato un voto secondo «libertà di coscienza». E al momento sette consiglieri su otto della Margherita erano fuori dall’aula. Unica eccezione la consigliera Lucia Franchini che ha votato per l’introduzione dell’aborto chimico. «Mosca bianca» nella maggioranza il capogruppo dei Comunisti italiani Luciano Ghelli che ha annunciato il voto contrario «a titolo personale». Compatti invece tutti gli altri gruppi – Ds, Rifondazione comunista, Sdi e Verdi – che hanno tacciato il pensiero di alcuni colleghi «cattolici» di «oscurantismo».
Nettamente contrario all’introduzione della pillola abortiva, come detto, il capogruppo Udc Marco Carraresi: «Con l’aborto chimico, si introduce un nuovo inganno, che lascia le donne ancora più sole».
Al termine del dibattito, l’assessore Enrico Rossi si è detto favorevole «alla libera scelta della metodica sull’interruzione di gravidanza». Ricordiamo che sulla Ru486 era intervenuto mons. Alessandro Plotti, arcivescovo di Pisa e presidente della Conferenza espiscopale toscana: «Occorre domandarsi se l’idea di un aborto più facile non finisca per indebolire ulteriormente il principio della tutela sociale della maternità, allontanando ancor più l’eventualità di ripensamento della decisione di interrompere la gravidanza».
E poi c’è un’altro problema. La questione della somministrazione della Ru486 è troppo delicata e dirompente per essere lasciata alla libera iniziativa di un’Asl.
di Simone Pitossi
Toscana Oggi Dal n. 41 del 13 novembre 2005