Dagli Stati Uniti viene la proposta di togliere dalla datazione l’acronimo d.C. (perché il riferimento a Cristo offenderebbe chi è musulmano, o di altra religione) e sostituirlo con e.c. (era comune). In Gran Bretagna una scuola avrebbe indotto gli alunni e le loro famiglie a praticare per un giorno costumi musulmani: uso del chador per le ragazze, separazione tra ragazze e ragazzi, tra uomini e donne siano genitori o insegnanti. Però, alunni, docenti e genitori, erano per il 90 per cento di religione cristiana…
Sperpero della nostra identità.
Dagli Stati Uniti viene la proposta di togliere dalla datazione l’acronimo d.C. (perché il riferimento a Cristo offenderebbe chi è musulmano, o di altra religione) e sostituirlo con e.c. (era comune). In Gran Bretagna una scuola avrebbe indotto gli alunni e le loro famiglie a praticare per un giorno costumi musulmani: uso del chador per le ragazze, separazione tra ragazze e ragazzi, tra uomini e donne siano genitori o insegnanti. Però, alunni, docenti e genitori, erano per il 90 per cento di religione cristiana.
Questi gli ultimi segni di una china fatale che l’Occidente sta vivendo in tema di multiculturalità. I precedenti più prossimi sono noti. In Italia, un alto tribunale ha perdonato due genitori per le percosse inflitte alla figliola Fatima perché la tradizione da cui provengono le giustificherebbe. In Germania, un giudice ha diminuito drasticamente la pena a chi aveva commesso violenza carnale perché la sua tradizione sarda legittimerebbe in qualche modo la prevaricazione sulla donna. A differenza che in passato, né a Roma né a Berlino si è trovato un giudice vero, cioè equo e umano.
Io credo si debba riflettere su un elemento importante. Siamo di fronte ad una china fatale che nessuno ci chiede di percorrere, a una condanna che ci infliggiamo da soli, come presi da una bramosia di anonimato che oscura tante cose, persi in un orizzonte di autopunizione nel quale ci rinchiudiamo. La nostra storia, le grandi svolte spirituali che ci hanno fatti come siamo, che hanno cambiato il mondo e il genere umano, tutto ciò può essere nascosto, messo nell’angolo, per ignavia o per paure inesistenti.
In questo modo, facciamo tutto il contrario di ciò che la multiculturalità potrebbe essere, cioè molteplicità e ricchezza, incontro di identità e confronto di valori. Il messaggio di Gesù è grande e decisivo per i cristiani, ma è rispettato, ascoltato in tutto il mondo, come abbiamo potuto vedere negli incontri che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno avuto e hanno con i leader religiosi del pianeta. A loro volta, i cristiani rispettano i valori e le esperienze spirituali di altre religioni come un patrimonio che può portar frutti e benefici.
Dall’incontro tra le religioni può iniziare un cammino di cui non conosciamo le tappe e gli esiti, ma che interessa l’umanità intera. Ma nascondere, svilire, la storia e il ruolo di una religione o dell’altra, incontrarsi facendo finta che non abbiamo radici, tutto ciò non porta al dialogo interreligioso, porta a dialoghi finti, pone i presupposti di nuovi conflitti.
Concepire il dialogo chiedendo a ragazze non musulmane di indossare il chador è avvilente, toglie autenticità al rapporto interpersonale, impedisce una vera conoscenza reciproca. Così come legittimare pratiche violente con le tradizioni culturali vuol dire tornare indietro di secoli, fare del diritto uno strumento di legittimazione del più forte, anziché di affinamento del costume sociale. La multiculturalità è stravolta, finisce con l’offendere quei principi religiosi che gli uomini avvertono e sentono nella propria coscienza.
Di fronte a tanti fatti preoccupanti, a scelte distorte che trasformano le nostre società in terreni di battaglia, è necessaria una presa di coscienza da parte di tutti. Nell’incontro leale, che si realizza con la propria autenticità religiosa, si constata quante cose abbiamo in comune e si percorre una strada che stempera gli errori del passato.
Ma un incontro mimetizzato è inficiato dall’ipocrisia, dal nascondimento. Celando i segni del cammino spirituale dell’umanità ci si adagia ad una visione piatta della persona, della sua storia, delle sue idealità, si aggiunge un piccolo tassello a una concezione nichilista che mortifica e umilia. A questa concezione si può rispondere con un atto di fiducia nell’essere umano, e nella sua capacità di vivere con gli altri nel rispetto delle rispettive religioni e identità culturali.
(editoriale di Carlo Cardia, “Avvenire”, 9 novembre 2007)
La NASA e Wikipedia cancellano Cristo dal Calendario
In nome della tolleranza religiosa, il sito dell’agenzia spaziale scoraggia l’uso di “Before Christ” e “Anno Domini”. Meglio il generico “Common Era”. Il nuovo sistema di datazione si diffonde su internet
Finché lo dice Wikipedia, tanto quanto. Ma se ci si mette pure la Nasa, allora l’indizio va preso sul serio. L’enciclopedia online aggiornata dagli utenti a stelle e strisce racconta di una nuova campagna per cambiare la datazione. Diversi gruppi religiously correct stanno cercando di spedire in cantina la dicitura tradizionale bC (before Christ) e aD (annus Domini). Da noi i comunissimi avanti e dopo Cristo da sussidiario di quarta elementare. Sostituendole con Bce (Before Common Era) e Ce (Common Era). «Per rispetto nei confronti di tutte quelle persone che cristiane non sono – strillano dal loro sito internet gli adepti della comunità dell’Ontario Religious Tolerance – E ormai nel mondo i “non cristiani” sono il doppio dei cristiani. Forzare per esempio un indù a utilizzare il calendario gregoriano sarebbe come costringerlo ad ammettere la superiorità del Dio cristiano e di Gesù Cristo».
Fin qui il delirio di qualche fanatico. Poi si scopre, sempre scartabellando in rete, che sulle pagine della Nasa questo nuovo sistema (Bce-Ce) non solo è citato, ma anche incoraggiato. «Su queste pagine – si legge – preferiamo utilizzare il metodo Common era al posto di bC e aD. Questi termini moderni sono preferibili perché non impongono nessuna interpretazione teologica sul lettore. Senza contare i numerosi vantaggi in liste e tabelle generate al computer». Revisionismo storico, e un pizzico di disinformazione tecnologica, gentilmente offerti e propagandati dall’agenzia spaziale e aeronautica americana.
Sulle pagine americane di Wikipedia il nuovo sistema si sta diffondendo in nome della tolleranza dei diversi culti religiosi. In Italia siamo ancora indietro. «Mi sembra strano questo religiously correct dell’ultima ora – sbotta Frieda Brioschi, portavoce tricolore degli aggiornatori dell’enciclopedia online – Come mi pare azzardato voler rivoluzionare un sistema comune di definire la datazione che funziona da secoli. Noi in Italia non abbiamo ricevuto nessuna indicazione sul cambiamento di sistema». Restiamo conservatori insomma. «Wikipedia Italia non cambierà – continua Brioschi – Di fronte a queste cose è meglio sedersi un attimo e aspettare che passi».
Nel 2007 Bce, dunque, si vorrebbe seppellire Dionigi il Piccolo, il monaco originario della Scizia che datò la nascita di Cristo e introdusse la dicitura aD e bC. E con lui strappare le pagine del calendario giuliano e gregoriano, capaci di unificare il mondo nella datazione e nello scorrere del tempo. Ci aveva provato l’intellighenzia della Rivoluzione d’Ottobre con il calendario Soviet. Poi la Ddr che sostituì la sigla convenzionale con Uz (Unserer Zeit, il nostro tempo). Sono finiti per terra, abbattuti a picconate il 9 novembre 1989. Vuoi vedere che porta male? A Wikipedia e alla Nasa si può consigliare un repentino ravvedimento. O, quanto meno, un buon antivirus.
(articolo di Roberto Bonizzi, “Il Giornale”, 1 novembre 2007)