La barbarie avanza nella penisola iberica
Primo bimbo adottato da coppia gay
Grazie alla legge Zapatero, per la prima volta due uomini regolarmente sposati da febbraio potranno crescere assieme un bambino. È accaduto nella Barcellona autonomista, ricca e godereccia. Il mondo cattolico: «L’adozione? Legale ma non legittima, vìola la Costituzione»…
Le leggi care a Zapatero cominciano a dare i primi frutti e a innescare anche le prime reazioni di sconcerto nell’opinione pubblica e nella classe politica spagnola. Ieri a Barcellona una coppia omosessuale, formata da due uomini e regolarmente sposata in municipio lo scorso febbraio, ha avuto in adozione un bambino. Lo ha annunciato Carme Figueras, consigliera del ministero del Benessere e della Famiglia della Generalitat catalana, senza però precisare i nomi dei due «papà», il sesso e l’età del bambino. È il primo caso in assoluto in Spagna di adozione all’interno di una coppia gay sposata dopo che, il 30 giugno del 2005, il parlamento aveva approvato la legge del governo Zapatero che riconosceva la legalità dei matrimoni omosessuali e li equiparava a quelli tradizionali. La legge, osteggiata con forza dall’opposizione del Partito popolare, dalla Chiesa spagnola e dal Vaticano, fu approvata con 187 voti a favore, 147 contrari e 4 astenuti. All’epoca, il primo ministro Zapatero, contrariamente a oggi, godeva del consenso della grande maggioranza del Paese sulle unioni omosessuali, nonostante le profonde radici cattoliche della Spagna. Il premier raggiante per avere rimarcato le prerogative dello Stato laico, dichiarò con enfasi: «Oggi il nostro Paese fa un ulteriore passo in avanti sulla strada della libertà e della tolleranza». Di fatto la nuova legge non solo ha modificato 16 articoli del Codice civile, ma rivoluziona l’istituzione delle nozze, consentendo alle unioni gay di godere dei medesimi diritti degli eterosessuali, tra cui eredità, pensione e adozioni.
Il caso di Barcellona è il primo di altri 28 procedimenti di adozione che riguardano venti coppie omosessuali formate da uomini e otto composte da donne. Ieri, dopo l’annuncio, è arrivata la prima cannonata contro la legge progressista di Zapatero. Il vicepresidente del «Foro Español de la Familia», Benigno Blanco, una potente associazione cattolica e laica, ha dichiarato che «consentire non solo l’unione di omosessuali, ma anche l’adozione è contro la Costituzione, perché si tratta di qualcosa che è sì legale, in base alla legge, ma che non è “legittimo” dal punto di vista dei diritti fondamentali dell’uomo». Ad alimentare la polemica c’è anche Daniel Arasa, presidente del «Grupo de Entidades Familiares», l’associazione che difende i diritti della famiglia. Arasa ha spiegato che «non sono contro questa coppia, ma rimango sconcertato davanti all’approvazione di parte della nostra società. Noi rifiutiamo di percorrere questa strada perché questo è il percorso sbagliato». E l’Associazione spagnola degli obiettori di coscienza (Andoc), scesa in campo a sostegno del dissenso, ha annunciato ieri che ben 56 funzionari pubblici si rifiuteranno di celebrare matrimoni gay.
La Chiesa cattolica in Spagna, che non si è ancora espressa sul caso di Barcellona, tuttavia non ha nessuna intenzione di soccombere alle riforme di Zapatero, che il Partito popolare non considera laiche, ma «selvagge» e «demagogiche». Già al momento dell’approvazione della legge sui matrimoni gay, la Chiesa in un durissimo comunicato aveva invitato a lottare «con tutti i mezzi legittimi dello stato di diritto», opponendosi al grave errore di «eliminare il matrimonio dal codice civile in quanto unione di uomo e donna e di ridurlo a mero contratto rescindibile unilateralmente». Zapatero, che attualmente si trova in un difficile momento politico e arranca tra dichiarazioni sbagliate sul processo di pace con l’Eta che sembra essergli sfuggito di mano, già con le dichiarazioni di difesa del Papa, dopo le polemiche con il mondo islamico, pareva voler distendere i rapporti con il Vaticano, dopo che lo scorso luglio, con Benedetto XVI in visita a Valencia, si era rifiutato di partecipare alla Messa. Ma l’opposizione ricorda al premier che il 18 giugno del 2005 oltre un milione di persone scesero in piazza a Madrid per difendere l’istituzione del matrimonio e lui due settimane dopo, aveva inflitto l’ennesimo fendente al Vaticano, modificando la legge sul divorzio che ora è possibile già tre mesi dopo il matrimonio, senza precedente separazione, senza motivi e senza il consenso di entrambi i coniugi. Un ulteriore dispetto al Vaticano.
di Roberto Pellegrino
Il Giornale n. 232 del 01-10-2006