Pyongyang: «Abbiamo l’atomica»

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Pyongyang: «Abbiamo l’atomica»

Il capo della diplomazia americana: sapevamo che avevano l’ordigno Kofi Annan invita i Paesi impegnati nel dialogo a convincere il regime comunista a non lasciare i colloqui.


Ammissione del regime nordcoreano che annuncia il ritiro dai colloqui a sei. Condoleezza Rice raffredda i toni: «Così rafforza il suo isolamento». E il segretario di Stato esclude l’opzione militare nella Penisola Stop ai negoziati per «colpa della politica ostile Usa». Le armi saranno usate «per autodifesa».

Da Washington


«Abbiamo fabbricato armi nucleari per fronteggiare la politica di Washington tesa a isolare e soffocare. Le armi resteranno un deterrente per autodifesa in ogni circostanza». Per la prima volta il regime comunista di Pyongyang ha ammesso, in un comunicato diffuso dall’agenzia ufficiale Kcna,di aver prodotto la bomba atomica spazzando via anche gli ultimi dubbi che l’intelligence Usa aveva sull’arsenale nordcoreano. Washington da almeno due anni ritiene che la Nord Corea abbia pronte due armi atomiche e abbia riprocessato quantità di uranio per fabbricarne altre quattro o cinque. Pyongyang ha giocato ancora una volta d’azzardo nel tentativo di alzare la posta in vista della ripresa dei negoziati a sei con Cina, Giappone, Russia, Corea del sud e Stati Uniti. L’ultimo round, in settembre, era saltato perché la Nord Corea aveva rifiutato di partecipare al vertice denunciando la «politica ostile» degli Stati Uniti.
Tuttavia Pyongyang ieri ha dichiarato di essere decisa a risolvere la questione attraverso il dialogo anche se ha deciso di sospendere la sua partecipazione ai colloqui a sei a tempo indeterminato. Il ministro degli Esteri nordcoreano ha dichiarato all’agenzia Kcna che «la posizione del suo Paese è di risolvere la questione attraverso dialogo e negoziati e il fine ultimo di denuclearizzare la penisola coreana resta immutato».
Motivo della decisione, l’accusa rivolta dagli Stati Uniti al Paese, definito «un avamposto della tirannia». Pyongyang, si legge inoltre nel comunicato, prenderà provvedimenti in modo da «rafforzare il proprio arsenale di armi nucleari» al fine di «tutelare la popria ideologia, il sistema, la libertà e la democrazia».
Sul fronte americano prevale la cautela. Il segretario di Stato Condoleezza Rice ha fatto presente che a Washington avevano messo in conto che il Paese asiatico potesse dotarsi della bomba atomica. Gli Usa e la Corea del Sud, ha sottolineato, dispongono di un deterrente sufficiente nella p enisola coreana.
In un’intervista alla rete tv Rtl olandese, la Rice ha sollecitato il regime comunista di Pyongyang a tornare al tavolo delle discussioni. Se è vero che i nordcoreani hanno l’arma atomica, ha osservato, il loro «isolamento» è destinato a accentuarsi ulteriormente «perché tutti quanti nella comunità internazionale, e più in particolare i vicini della Corea del Nord, sono stati molto chiari nell’affermare che non c’è bisogno di armi nucleari nella penisola coreana per preservare la stabilità in quella regione».
Il capo della diplomazia statunitense ha escluso azioni di tipo militare. «Non vi sono motivi per questo e staremo invece a vedere cosa succederà ora». Il segretario dell’Onu, Kofi Annan, si è invece appellato ai Paesi impegnati nel dialogo affinché convincano Pyongyang a tornare al tavolo dei negoziati. Condanna per l’atteggiamento della Corea è venuto anche dalla Ue per bocca dell’Alto rappresentante della politica estera Javier Solana. (R.E.)


Avvenire 11 febbraio 2005