Prodi alle strette si sbilancia sempre più a sinistra

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Per Prodi la Ru486 è solo un’aspirina

«È una tecnica sanitaria, non cambia le regole». I vescovi lo sconfessano subito
Il Professore si butta verso i laicisti e la sinistra estrema per nascondere i conflitti nell’Unione…

Sandro Bondi si è lamentato della sua mattinata radiofonica: «Ho ascoltato Prodi a “Viva voce”: due ore per non dire nulla». Tra un’elusione e l’altra, ieri in realtà il candidato premier dell’Unione ha lasciato intendere dove andrà parare per cavarsi d’impaccio: a sinistra. Tra le poche considerazioni di un certo peso fatte dal Professore, c’è stato un riferimento alle plusvalenze finanziarie: «Si possono lasciare le grandi rendite non tassate? Su questo sarei severissimo». Si è sbilanciato anche sull’interruzione di gravidanza per via chimica: la Ru486, ha detto, «non incide sulla regolamentazione dell’aborto, ma sulla tecnica sanitaria». Non ci sarebbe dunque differenza, a suo giudizio, tra le procedure tradizionali quella velocissima legata all’assunzione della pillola. Di segnali chiari se ne captano pochi, ma da quei pochi si capisce come Prodi ha pensato di risolvere il suo principale problema, quello di non avere un partito: dare spazio consistente nella sua campagna elettorale alle richieste della sinistra estrema e degli ultralaici. «È evidente che Prodi si vende mani e piedi alle forze più laiciste della sua coalizione», nota Volonté, «la Ru486, la “tecnica  sanitaria” di cui il Professore sparla, è un’arma di morte micidiale per le donne che ne fanno uso. Una delle più autorevoli riviste mediche del mondo, il New England Journal of Medicine, ha pubblicato a inizio dicembre uno studio con un dato sconcertante: la mortalità da aborto chimico è dieci volte maggiore rispetto a quella da aborto chirurgico. Prodi si informi meglio su quella che chiama “tecnica sanitaria”». Di certo, il candidato premier dell’Unione fa un calcolo: sa che i voti della sinistra estrema e della Rosa nel pugno sono indispensabili per le sue ambizioni di vittoria e pensa di farsi scudo con queste componenti per difendersi dalle insidie di Ds e Margherita. Non è certo che l’operazione darà buon esito. Ieri una  serie di coincidenze ha sfavorito l’impatto mediatico atteso da Prodi, giacché poco dopo la sua lunga esternazione è scesa in campo la Cei con un intervento severissimo: «Troppe volte la decisione di abortire viene presa con leggerezza». Pochi minuti dopo la commissione Affari sociali della Camera ha votato il testo finale dell’indagine sulla legge 194, che promuove la normativa ma chiede di destinare più spazi e soldi alle associazioni di volontariato, comprese quelle antiabortiste. È arrivata quindi la firma di Storace in calce al decreto che limita l’importazione dei farmaci e quindi l’adozione della pillola abortiva da parte degli assessorati regionali. La posizione di Prodi sulla Ru486 è sembrata dunque ancora più schiacciata su quella dei laici, come ha notato anche il sottosegretario all’Interno Mantovano: «Certe affermazioni sono gravi: la Ru 486 pone seri problemi di compatibilità. Il Professore dà la sensazione di parlare a vanvera». Qualcuno ha infierito in modo più esplicito e crudele, come l’udc Ronconi: «Proprio nel giorno in cui la Cei ricorda a tutti i politici i riferimenti a cui i cattolici devono richiamarsi, considerare come fa Prodi la pillola abortiva uno strumento della scienza  per abortire meglio significa abboccare in pieno alle tesi dei radicali più incalliti». Non è detto oltretutto che gli sbilanciamenti verso sinistra siano sufficienti. Nel suo intervento radiofonico, il Professore ha cercato di farsi coraggio e ha ricordato che nel ’98 «Bertinotti non aveva firmato un programma e, quando tolse l’appoggio esterno al mio governo, fece l’errore più grande della sua storia», mentre ora «abbiamo fatto un programma unito e comune». A ricordare che l’agenda dell’eventuale governo è ancora lontana dall’essere siglata ci ha pensato un esponente di minoranza di Rifondazione, Claudio Grassi: «Nella bozza di programma le posizioni più significative della sinistra radicale sono messe in un angolo. Vedremo il testo definitivo, ma per quanto ci riguarda è un programma non sufficiente per consentire ai comunisti di entrare nel governo». Altri segnali mostrano l’aria che tira, a cominciare dalla proposta fatta a Genova da Rifondazione sulla requisizione delle case sfitte, che andrebbero consegnate agli sfrattati. Il tentativo di riequilibrare i rapporti di forza all’interno del centrosinistra sembra compromesso ancora da altri motivi di tensione: ieri i Ds e soprattutto la Margherita hanno  negato di nuovo il via libera alla lista unica per il Senato di Verdi e Comunisti italiani sull’uso del simbolo dell’Unione. Si è lamentato soprattutto Paolo Cento, che ha rappresentato il partito di Pecoraro Scanio nel summit di piazza Santi Apostoli: «Siamo preoccupati, vediamo soprattutto da parte della Margherita una volontà di privilegiare gli interessi di partito». Altri fantasmi si aggirano nell’area più estrema della coalizione, evocati anche dalla presenza di banchieri del calibro di Alessandro Profumo e Piero Giarda alle primarie per il candidato sindaco di Milano. Un segnale che fa temere alla sinistra radicale pesanti condizionamenti su un eventuale governo guidato da Prodi. È anche per questo che il Professore sembra volersi di nuovo rifugiare in una collocazione più estremista: spera così di sottrarsi all’abbraccio soffocante dei centri di pressione più influenti e tenere nello stesso tempo unita la coalizione. Il prezzo da pagare rischia però di essere così alto da rendere impossibile la presentazione del programma e da esporre Prodi al contropiede del centrodestra in eventuali confronti diretti. Che il Professore infatti continua a evitare, ma che non potranno essere elusi all’infinito.


L’Indipendente 1 febbraio 06