Prodi, Dossetti e la direzione spirituale della politica…


Una finanziaria ideologica

Prodi fa la sua Finanziaria mentre a Bologna si celebra il decennale della morte di Dossetti. La ragione per cui il Professore spiega in chiave etica la sua politica economica (l’«opzione per i poveri») è che egli è stato designato al potere, proprio da Dossetti, come il vero «cattolico adulto»…


di Gianni Baget Bozzo

Potrebbe essere la Finanziaria del ministro dell’Economia, che, per il suo passato di banchiere europeo, non poteva non avere come obiettivo che il rientro nei parametri di Maastricht in termini assai più rapidi di quelli consentiti, grazie al governo Berlusconi, a Francia e Germania. Al personaggio Padoa Schioppa si addice il rigore europeo. Egli si è limitato a mediare tra i vari partiti per ottenere che le loro richieste non impedissero questo obiettivo.
Ma l’impostazione etico-politica della Finanziaria è tutta di Romano Prodi. Per questo assume un livello morale come introduzione dell’equità sociale in un Paese visto come moralmente degradato dall’ingiustizia del suo rapporto con i poveri. La Finanziaria di Prodi doveva far parte della finanza etica: lo richiede il collocamento del personaggio. La fortuna di Prodi nel periodo postdemocristiano non è dovuta alla sua carriera nel periodo democristiano. Non sono né il fiduciario di De Mita all’Iri né il presidente dell’Iri che ne costituiscono il titolo. E non è nemmeno l’ex presidente della Commissione europea.
Prodi deve le sue fortune al fatto di esser stato designato da un leader spirituale e politico a un tempo come don Giuseppe Dossetti. Non è un caso che la chiesa bolognese, quando don Dossetti la governava spiritualmente, proclamasse, per bocca del cardinale Lercaro, che la Chiesa era la Chiesa dei poveri. Questa formula apparentemente evangelica comportava una potenza di ideologia politica che apparve nella teologia della liberazione dell’America Latina. Ma non era questo il filone a cui don Dossetti guardava: era piuttosto il progetto di costituire in Europa un centro culturale alternativo alla teologia del papato, di creare cioè dei cattolici critici della teologia romana, diretti da un centro spirituale e politico che si incarnava appunto in lui, Dossetti, e nel suo circolo di Bologna, ora Fondazione Giovanni XXIII. È nata così la scuola bolognese, il cui scopo era quello di assumere la direzione politico-intellettuale dei cattolici italiani sulla base di una teologia e di una prassi politica unite, che comportavano appunto che Bologna, e non Roma, fosse la centrale politica dei cattolici italiani.
Il disegno di don Dossetti era un disegno culturale e politico assieme, fondato sul titolo del suo monachesimo e dalla sua concezione secondo cui toccava ai monaci, e non ai vescovi, guidare la Cristianità. E Dossetti scelse Prodi come suo esponente politico nella realtà italiana, tenendolo lontano dall’adesione alla Dc. Prodi non ha avuto altro titolo che questa designazione, divenuta formale quando Dossetti attaccò Berlusconi, Fini e Bossi nelle elezioni del ’94 e poi, nel ’96, quando benedisse l’Ulivo come simbolo di Prodi. La storia e l’influenza di don Dossetti nella Chiesa è ancora da scriversi. Ma egli era stato lo stratega della linea progressista nell’aula conciliare del Vaticano II quando, portato alla segreteria dei moderatori del Concilio dal cardinale Lercaro, riuscì a far votare dall’aula il termine allora più controverso nel suo significato, di «collegialità» della Chiesa.
Il cattolico «adulto», come Prodi si definisce, è il cattolico dossettiano che non ha il concetto dell’autonomia della politica, cioè il concetto di laicità che è nella tradizione cristiana, ma il concetto di direzione spirituale della politica. E questo titolo gli è conferito dalla designazione di don Dossetti alla direzione della politica italiana. Non esiste qui la differenza tra politica e Chiesa, ma la differenza tra carisma intellettuale e gerarchia. Prodi non è una alternativa a Berlusconi: è l’alternativa a Ruini. E’ l’alternativa al Vaticano fondata sulla lettura autentica del Concilio fornita dalla scuola di Bologna e da Dossetti. Prodi fa la sua Finanziaria mentre la scuola di Bologna celebra il decennale della morte del suo fondatore con iniziative nazionali. Ma la ragione per cui Prodi spiega in chiave etica la politica finanziaria (la scelta a favore dei poveri) è dovuta al fatto che egli è designato al potere dalla scuola di Bologna come cattolico «adulto».


Il Giornale del 4 ottobre 2006



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