Con la Chiesa o con don Vitaliano

Un caso tra diversi. Don Vitaliano Della Sala, sacerdote, quarant’anni, è noto al grande pubblico italiano. Almeno perché ha partecipato al Gay Pride, vale a dire alla giornata dell’orgoglio omosessuale, a Roma durante l’anno del Giubileo; perché ha condiviso la protesta dei No Global contro il G8 a Genova con i noti disordini e l’uccisione di un giovane da parte di un carabiniere; è intervenuto al Maurizio Costanzo Show a narrare le sue gesta; ha ospitato un campo dei Centri Sociali nella propria parrocchia, ecc.

L’abate di Montevergine, il predecessore dell’attuale, che lo accolse e gli affidò la parrocchia di S. Angelo a Scala, sapeva del percorso abbastanza tormentato della formazione sacerdotale dell’interessato: due volte espulso dal seminario, la teologia appresa alla rinfusa. L’attuale abate di Montevergine, Tarcisio Nazzaro, a motivo delle diverse prese di posizione abbastanza eccentriche, lo ha rimosso dall’incarico, dopo due ammonizioni verbali e una scritta. La rimozione è diventata effettiva quando il nuovo abate ha incaricato un altro sacerdote perché reggesse la parrocchia. Don Vitaliano, cipiglio di riformatore, si è pentito dopo ogni scriteriaggine – per un prete, almeno – e, con puntiglio di ecclesiastico da codice di diritto canonico, ha fatto ricorso contro il proprio Ordinario al Vaticano presso la Congregazione del Clero che gli ha dato torto e, ultimamente, presso la Segnatura Apostolica che è il supremo grado di giurisdizione nella Chiesa.
La notizia dov’è? La notizia sta nel fatto che il mensile Jesus dei Paolini, sul numero di febbraio, da cui attingiamo le osservazioni, ne fa una sorta di agiografia: un santino dei nostri giorni; titolo: “L’obbedienza del prete disobbediente”; e i sacerdoti che vogliono essere à la page, imparino. Altro che leggi ecclesiastiche, vangelo, mortificazione e cose del genere.
Domande. Tra i due, don Vitaliano e il suo Ordinario, chi è il potente e chi è l’oppresso? Il mensile Jesus, poi, oltre a derivare da una congregazione religiosa – quella di Famiglia Cristiana -, viene venduto anche alla porta delle chiese parrocchiali. E i parroci da quale parte stanno: dalla parte dell’abate di Montevergine o dalla parte di don Vitaliano? Poiché occorre pur scegliere. Forse non sono in questione dogmi. Ma la disciplina ecclesiale ha pure un significato, e non si possono obbligare i credenti a essere contro l’autorità per seguire l’esempio di un prete discusso, e docili all’autorità per ricevere l’insegnamento cristiano e vivere in coerenza. I Paolini da che parte stanno? Uniscono la Chiesa?

di Alessandro Maggiolini ©  Il Giorno, 6 marzo 2004