Le manovre di Prodi per mettere le mani sugli Enti previdenziali
L’idea che mettere le mani sugli Enti previdenziali sia cosa buona è maturata già da un po’. Ma è stato proprio sotto Natale che Prodi ha definito la “manovra” dando una sorta di ultimatum ai sindacati…
L’idea che mettere le mani sugli Enti previdenziali sia cosa buona è maturata già da un po’. Ma è stato proprio sotto Natale che Prodi ha definito la “manovra” dando una sorta di ultimatum ai sindacati con l’obiettivo di incastrare tutti i tasselli del puzzle previdenziale entro sei mesi. I tempi sono stretti e la questione è delicatissima perché stavolta ci sono di mezzo equilibri politici, poltrone da liberare e altre da occupare e interessi privati. Una vera operazione di potere, quella alla quale sta lavorando il premier, da mettere a punto presto ma agendo d’astuzia. Evitando che si alzino i toni e scongiurando il rischio che la questione finisca per attirare l’attenzione dei media prima del dovuto. Così, secondo quanto risulta a l’Occidentale, il 18 pomeriggio Prodi ha convocato in tutta fretta i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil e Confindustria, contrari all‘ipotesi.
L’accorpamento degli Enti servirebbe per coprire la controriforma delle pensioni approvata qualche settimana fa: il risparmio che deriverebbe dalla maxi-fusione servirebbe infatti per finanziare quei famosi (e costosi) “scalini” che, sostituendo lo scalone Maroni, innalzano gradualmente l‘età pensionabile e inseriscono il meccanismo quote-contributi. Il condizionale è d’obbligo perché la copertura è solo ipotetica: è contenuta nel Protocollo del Welfare ma manca un piano industriale.
In realtà Prodi punta a far occupare da un “suo” uomo rimasto fuori dal giro di nomine ministeriali la nuova importantissima poltrona da supercommissario del superente. Secondo indiscrezioni di palazzo la nomina cadrebbe su Tiziano Treu. Il quale a sua volta libererebbe la presidenza della commissione Lavoro del Senato lasciando a Prodi la possibilità di regalare il posto a Rifondazione Comunista, l’unico partito della colazione di Governo che nel 2007 ha dovuto pagare il prezzo più alto scendendo a compromessi in nome della tenuta della maggioranza e con il quale va necessariamente ritrovata una “sintonia d‘intenti“. Dietro l’operazione ci sarebbero Rovati (che ha sponsorizzato l’operazione sugli immobili dell’Inps) e gli ex Ds, che vedono negli Enti previdenziali un terreno facilmente calpestabile. Peccato che ci siano due aspetti dai quali non si possa prescindere: il futuro di 20 milioni di lavoratori e la buona salute di cui godono gli stessi Enti. L’Inail può contare su 12-13 miliardi di tesoretto; l’Inps dopo 42 anni di bilanci in rosso chiude per il terzo anno di seguito in positivo; l’Inpdap e i più piccoli come Enpas (attori), Ipost (poste) e Ipsema (marittimi) vantano conti in ordine. Le ragioni buoniste dell’operazione non sono quindi facili da individuare, ma davanti alla reticenza dei sindacati Prodi ha messo sul piatto una proposta piuttosto attraente. Nel corso dell’incontro pre-natalizio, in cambio dell’accorpamento, avrebbe offerto la proroga dei Comitati di indirizzo e vigilanza, Civ, scaduti da poco e un posto nella governance del superente (come era stato negli anni ‘90) dal quale, altrimenti, le sigle verrebbero completamente tagliate fuori. Ecco, secondo quanto risulta a l’Occidentale, le parole che avrebbe usato il presidente del Consiglio: “Creo un supercommissario, non un manager ma un politico vicino ai sindacati (Treu, ndr) e nomino come subcommissari i tre direttori generali”. Il Cda (la cui scadenza naturale è a luglio 2008 ma i cui presidenti, se prorogati, scadrebbero a metà gennaio) verrebbe così esautorato, come anche i tre attuali dg. L’ex margheritino Treu potrebbe comunque, per dirla con uno slogan televisivo, “rifiutare l’offerta e andare avanti”. Il senatore del Partito Democratico siede infatti su una poltrona di grande prestigio e da qualche tempo ha ripreso a coltivare i suoi interessi professionali (da poco si è associato con lo studio Simons&Simons). L’alternativa a Treu poi, non manca: in pole position c’è infatti anche il ministro per l’Attuazione del programma Giulio Santagata che oltre ad aver curiosamente (in realtà non è di sua competenza) nominato un advisor per l’operazione – l’altro consulente fa riferimento al ministro del Lavoro Cesare Damiano, che definisce l’ipotesi-accorpamento un‘operazione pericolosissima – spera in un rifiuto del prodiano Treu. Prodi potrebbe insomma seguire tre strade: commissariare subito gli enti con il beneplacito delle sigle confederali, prorogare i presidenti inserendo come clausola il commissariamento alla fine del mandato oppure (e questa è l’ultima ipotesi allo studio) far cadere presidenti e Civ e, avendo le mani libere, agire di forza. La ragnatela di potere che fa capo a Romano Prodi continua quindi ad ampliarsi di uomini fidati messi a capo di banche, istituzioni, enti, strutture di peso. Come dire, nuovo anno nuovo giro di poltrone.
di Emanuela Zoncu
L’OCCIDENTALE 26 Dicembre 2007