MEDICI GRATIS AI CLANDESTINI


NEL FEUDO ROSSO DELLA TOSCANA


Diritti per tutti, tasse solo per i cittadini italiani. La Giunta regionale di sinistra concede l’assistenza sanitaria pubblica anche a chi non ha il permesso di vivere in Italia.



Guido Vitale


Libero 13 aprile 2005

Offrire tutto a tutti. E magari gratis, se mai possibile. Il miraggio di ogni amministratore locale, alla vigilia di quest’ultima consultazione elettorale s’è fatto più vicino alla realtà. Con la legge 41/05, fresca di stampa sul Bollettino ufficiale della Regione Toscana, la cultura italiana del welfare ha compiuto senza che nessuno se ne accorgesse uno storico passo avanti raggiungendo ormai il punto di non ritorno. In 65 articoli densi di grandi affermazioni di principio e scarsi nelle indicazioni pratiche, il provvedimento ridisegna il sistema locale dell’assistenza e della sanità affermando principi di rilievo che dovrebbero indurre ognuno a una riflessione.


La legge inventa qualcosa di nuovo, là dove assegna a tutti i clandestini presenti sul territorio della regione non solo un tesserino sanitario, non solo l’accesso alle strutture mediche e ospedaliere faticosamente finanziate dal contribuente, ma anche ogni altro servizio assistenziale previsto dalle strutture pubbliche. Da domani, per dirla in breve, tre diverse categorie di persone (i cittadini italiani, i residenti stranieri autorizzati e i clandestini che vivono e lavorano all’interno dei nostri confini) saranno sostanzialmente del tutto equiparate per quanto riguarda l’accesso ai benefici delle strutture pubbliche. Chi si lamenta del fatto che l’esercito di irregolari che vivono tra noi non venga espulso, o quantomeno perseguito, troverà certamente qualcosa a che ridire. Che c’è di nuovo? In realtà l’intero ordinamento nazionale si è sempre contraddistinto per un atteggiamento molto comprensivo. Non risulta che qualche componente di questo mondo sommerso e difficilmente misurabile nelle sue dimensioni sia mai stato messo alla porta di un ospedale, si sia mai visto rifiutare le cure necessarie. Lo prevede la prima legge Turco-Napolitano, che neanche la tanto vituperata Bossi-Fini oggi vigente ha osato modificare. Chi c’è dev’essere curato e per il resto si vedrà. Questa è sempre stata la parola d’ordine per tutti. Ovviamente gli operatori sanitari e sociali non sono tenuti a denunciare nessuno, sono semmai le autorità di polizia a rivolgersi alle strutture di assistenza quando donne e minori che non si possono espellere vanno pur sistemati in qualche modo.


In Toscana un tanto non bastava. Era necessario razionalizzare anche il buon cuore, codificare il buon senso comune elevandolo al maggior rango di Diritto. Quando il provvedimento avrà trovato piena realizzazione (la Giunta uscente è stata trionfalmente riconfermata dagli ultimi risultati elettorali e il regolamento attuativo dovrebbe essere pronto entro fine anno) il clandestino potrà passare allo sportello non solo per affrontare un’emergenza, ma anche per godere di tutti i servizi d’assistenza (per esempio domiciliare o abitativa) che la Regione sarà in grado di erogare.


Qualche sindaco, a quanto pare, s’è detto preoccupato. Perché i bei principi sono uguali per tutti, ma i clandestini tendono a concentrarsi solo in alcune realtà. E in linea di massima non pagano l’Ici. Affermare che le strutture pubbliche italiane costituiscono senza alcuna altra limitazione un diritto universale di tutti gli esseri umani che si trovano nei paraggi corre evidentemente il rischio di accorciare una coperta, quella del welfare, che spesso già oggi non riesce a proteggere adeguatamente gli aventi diritto. Ma in 65 articoli di principi che nemmeno i finlandesi se li sognano non poteva mancare nemmeno un magico ammiccamento alla solidarietà. I Comuni non potranno sostenere l’assalto? Poco male, a pagare provvederà un fondo d’emergenza ad hoc. Resta il problema di come finanziarlo, ma non c’è da farsi prendere dal panico. Il legislatore regionale specifica che non si tratterà di un fondo aggiuntivo (andrebbe ad allargare una voragine ormai incolmabile), ma di uno strumento a riparto. Per finanziare i grandi principi i soldi restano sempre quelli, dovranno essere sottratti da qualche altra parte i buchi alla fine colmati a suon di megaticket. Perché anche l’estrema bontà, come tutte le cose belle, alla fine presenta il conto.