Lo strappo all’Aja: via libera al partito pedofilo

«Via libera al partito pedofilo». Sentenza choc in Olanda


Un tribunale ha respinto l’istanza di un’associazione che aveva chiesto di proibire al partito la partecipazione alle elezioni. La decisione dei giudici motivata con il rispetto della «libertà d’espressione»…


 

Critiche dalla società civile: «Interpretazione troppo estensiva della nostra tolleranza»
«Via libera al partito pedofilo» Sentenza choc in Olanda


La rabbia è esplosa sul web pochi minuti dopo la lettura dell’ordinanza. «È una vergogna», «Stanno attentando ai valori della nostra società», «Non voglio più vivere in questo Paese». Siti Internet e blog sono assurti ieri ad incubatore delle proteste. La decisione di una Corte dell’Aja di non bandire dalle prossime elezioni politiche olandesi il partito pedofilo Amore del prossimo, libertà e diversità (Nvd) ha scatenato la rabbia di quanti speravano in un intervento dei giudici per frenare sul nascere l’ennesima svolta-choc nei Paesi Bassi. Il tribunale – chiamato ad esprimersi su un esposto presentato dall’associazione Soelaas e dagli attivisti del gruppo Diritto fondamentale alla sicurezza nell’educazione – ha invece dato ragione al movimento pedofilo, in nome della «libertà d’espressione». Una «interpretazione troppo estensiva della tradizionale tolleranza olandese», secondo la definizione di un’associazione dei Paesi Bassi che si batte per i diritti dei bambini. «Dopo aver già liberalizzato l’eutanasia infantile le nostre autorità hanno fallito di nuovo», scrive Jaap, 46enne di Utrecht, su un forum on-line. «Saranno gli elettori a giudicare le ragioni di questo come degli altri partiti», ha dichiarato il giudice H. Hofhuis argomentando la decisione della Corte. A giudicare dai sondaggi, comunque, la sicumera mostrata ieri dal fondatore dell’Nvd, il 62enne Ad van der Berg, dettosi certo di un successo elettorale, sembra eccessiva. Circa 85 olandesi su 100 si sono infatti detti «assolutamente contrari» al nuovo partito, e ribadito la necessità di rendere illegale la promozione della pedofilia. «Gli olandesi devono far sentire vigorosamente la loro voce, se vogliamo evitare di sacrificare l’innocenza dei nostri bambini agli interessi pedofili», ha sottolineato l’associazione No Kidding. «La pedofilia e la pornografia infantile dovrebbero essere un tabù», è la posizione del partito calvinista Sgp sul gruppo di van der Berg, un gruppo «dagli ideali perversi», secon do la definizione del parlamentare olandese Geert Wilders. Il Telegraaf, il quotidiano più venduto dei Paesi Bassi, ha definito più volte «insensata» la creazione del nuovo soggetto politico, e anche gli altri media del Paese hanno criticato con forza il «manifesto» del gruppo. Il programma dell’Nvd è ritenuto dagli analisti «inquietante». Il movimento pedofilo punta innanzitutto all’abbassamento della soglia dell’«età del consenso»: il limite per la liceità dei rapporti sessuali tra adulti e adolescenti dovrebbe essere abbassato dai 16 ai 12 anni, e poi gradualmente abolito. Anche la diffusione e il possesso di materiale pedo-pornografico dovrebbe essere depenalizzato, e dovrebbe essere consentita la partecipazione dei giovanissimi a film ad alto contenuto erotico. Il tutto in nome di un presunto «scopo educativo». Il codice civile olandese vieta espressamente soltanto quei movimenti che si rifanno a «odio, discriminazione razziale e xenofobia». Seguendo questa norma, il tribunale dell’Aja ha rigettato l’imposizione del bando. Ma viste le immediate reazioni dell’opinione pubblica a tale decisione, il partito pedofilo non sembra destinato ad ottenere vasti consensi nei Paesi Bassi.


di Paolo M. Alfieri
AVVENIRE Martedi 18 luglio 2006


 


CADE L’ULTIMO TABÙ
Ok al partito pedofilo


di Marina Corradi


«La libertà di espressione, di riunirsi, inclusa la libertà di organizzarsi in un partito politico, sono le basi di una società democratica». Con questa motivazione il tribunale dell’Aja ha respinto il ricorso di alcune associazioni le quali chiedevano che il neonato Npdv, il partito dei pedofili, fosse bandito dalla società olandese. Il giudice Hofhuis, presidente della Corte, ha stabilito che il partito «non ha commesso un crimine, ma chiede solo una riforma costituzionale».
In particolare l’Npdv («Partito per l’amore del prossimo, della libertà e della diversità»), chiede la legalizzazione della prostituzione infantile e della pedopornografia. Ha mille sostenitori, che difficilmente gli consentiranno di raggiungere i 60mila voti necessari per accedere al Parlamento olandese. Ma l’importante, in certe battaglie d’opinione, è cominciare. Avere una legittimità, comparire nei talk show: in quel meccanismo mediatico per cui ciò che ripetutamente viene rappresentato, acquisisce in virtù di questo la dignità di interlocuzione possibile.
Via libera dunque al Partito per l’amore del prossimo, con la benedizione del giudice Hofhuis. Con la sua sentenza cade l’ultimo dei tabù ancora condivisi in quello che forse è il più liberale dei Paesi del Nord Europa: l’inviolabilità dell’infanzia. E cade nell’ultima deriva del concetto di “tolleranza”, tanto amato nelle culture liberal. Tolleranza di ogni diversità, nel nome apparentemente dei diritti democratici, in realtà di un radicato individualismo: ciascuno faccia della sua vita ciò che vuole, indipendentemente dalla ricaduta di queste scelte sulla collettività. La conseguenza pratica di un relativismo totale, per cui non c’è alcun valore assoluto e fondante alla radice della convivenza civile, ma tutto è soggettivo, e dunque nel nome della libertà dei singoli ogni scelta è ammissibile.
Ma la sentenza di ieri fa ancora un passo avanti in questo senso. Perché fino ad ora i matrimoni omosessuali, o l’eutana sia, diritti di cui l’Olanda è stata un’antesignana, riguardavano prima di tutto la vita di chi faceva queste scelte – anche se con un’evidente ricaduta sul sentire comune. Il tribunale dell’Aja invece afferma la legittimità di un partito che propugna pornografia infantile e prostituzione dei bambini legalizzate, proponendole come modelli di comportamento possibili, innocue “diversità” soggettive al pari di tante altre. L’ultimo principio rimasto alla cultura più permissiva, quello secondo il quale l’unico limite al proprio diritto sono i diritti degli altri, viene così a cadere. I bambini, nelle righe della sentenza, non sono soggetti di alcun diritto. Ridotti a puro oggetto, e non nella pratica brutale dei pornografi o dei trafficanti di minorenni, ma nelle pulite, presentabili pagine di un pronunciamento di una rispettabile Corte.
«La libertà di riunirsi in partito è la base di una democrazia», chiosa impassibile il giudice Hofhuis, ultrà di una “tolleranza” deragliata. Viene da domandarsi se altrettanto tollerante sarebbe stato, se il partito contestato avesse avuto come programma la discriminazione dei gay. Sospettiamo di no: nessuna Corte avrebbe, giustamente, tollerato un simile progetto politico. Invece, sostenere la pedofilia è accettabile: perché l’individualismo assoluto e militante difende, in realtà, solo chi ha voce abbastanza forte per parlare ed esaltare i propri gusti. I bambini non hanno questa voce. Non l’hanno quando stanno per venire al mondo, e infatti il diritto d’aborto è stato fra i primi affermati dalla cultura radical; e ne hanno poca anche dopo, non a sufficienza per entrare a pieno titolo nella categoria dei titolari di diritti inviolabili – se attorno nulla più ha valore assoluto, e il culto della “diversità”, anche di quella perversa e violenta, si fa strada.


AVVENIRE Martedi 18 luglio 2006