Giochi pericolosi
Ecco come le università italiane flirtano con i fondamentalisti. E Aosta ospita Tariq Ramadan
Roma. Doveva essere l’ospite d’onore della più influente associazione di dissenso religioso al mondo, l’American academy of religion. Ma si è dovuto accontentare di un collegamento dalla frontiera canadese. Ha ritentato con l’Università cattolica Nôtre Dame, nell’Indiana. Respinto. Alla fine ce l’ha fatta con l’Italia. 25 e 26 novembre, Aosta, Tariq Ramadan sarà la star al congresso dell’Associazione italiana di sociologia. Parlerà di “spiritualità come sfida alla religione: il caso dell’Islam”.
Magdi Allam, sul Corriere della Sera, ha denunciato il nuovo Comitato accademico italo-egiziano formato fra “gli strenui apolegeti del terrorismo suicida”, l’Università egiziana Al Azhar, e cinque atenei fiore all’occhiello dell’orientalistica italiana, tra cui Napoli, la Sapienza di Roma e il Pontificio Istituto. Al Azhar, per molti la principale fucina di giustificazioni teologiche del terrorismo suicida, è pesantemente infiltrata dai Fratelli musulmani. Una nota dell’ufficio stampa della Sapienza ieri precisava che nessun accordo è stato siglato lo scorso giugno con l’ateneo romano. “Denuncino l’ambasciatore italiano Antonio Badini – dice Allam al Foglio – AnsaMed, il 13 e il 15 giugno scorso, ha diffuso una nota ufficiale dell’ambasciata in cui è spiegato l’accordo”. Nel novembre scorso avevamo cercato di far luce su un altro sodalizio, quello fra l’Unione delle Università del Mediterraneo della Sapienza di Roma e l’ateneo palestinese An Najah di Nablus. Nonostante da quest’ultima siano uscite diciannove bombe umane palestinesi, il preside di Najah, Rami Hamdallah, siede ancora nel board di Unimed. Giorni fa, il cantante palestinese Amar Hassan, colpevole di non celebrare i kamikaze, è stato cacciato a colpi di pistola dal campus di Najah dai terroristi delle Brigate dei martiri di Al Aqsa. Al rettore della Sapienza, Renato Guarini, subentrato da qualche mese a Giuseppe D’Ascenzo alla presidenza di Unimed, consigliamo il dossier su Najah dell’Intelligence and Terrorism Information Center. Forse vorrà rivedere l’accordo con “il bastione di Hamas dove prospera la cultura del martirio” e celebra chi fa saltare in aria dieci israeliani a Netanya.
Sergio Noja Noseda è il coordinatore del cartello italiano nell’accordo con gli egiziani di Al Azhar, ed è uno dei più importanti arabisti italiani. Ha insegnato letteratura araba alla Cattolica di Milano e negli Emirati. Al Foglio, Noja spiega che “l’arabistica italiana è stata ridotta a tanti focolai di ex sessantottini quasi tutti filopalestinesi, un numero consistente dei quali convertiti all’islam. Ad Al Azhar li guardano con disprezzo, come fossero caricature. I renegados sono renegados. In Italia c’è un’insopportabile sinistra che subisce il fascino islamico, un tremendo miscuglio di Sessantotto e dialogo ecumenico. Credo che il colloquio interreligioso sia una stupidaggine, ma non lo sono gli accordi che comunque devono essere cercati”. E’ la prima volta che la principale autorità sunnita, Al Azhar, antica di più di mille anni, invia professori e studenti a studiare nel mondo occidentale. “Ricordiamoci che si considerano superiori e si credono eletti. Certamente dentro Al Azhar c’è un grande delirio antioccidentale. Ma a gennaio mi hanno invitato a parlare di Corano, io che sono considerato un infedele. E sono rimasti tutti colpiti quando ho detto che il Corano prescrive le mutande, non il velo. Dobbiamo colpire, ma anche capire e studiare. L’islam è nei guai fino al collo. Decidano se restare fermi al medioevo”.
La via del cedimento al nemico
Lo studioso di religiosità Massimo Introvigne, direttore del Cesnur, è d’accordo con Allam: “Gli studiosi cattedratici dell’islam hanno la testa nella sabbia, si trincerano dietro la scusa di occuparsi solo di islam fino al XVII secolo. Va per la maggiore il fastidio dell’islamologo che dice di studiare le miniature arabe e di disinteressarsi di Said Qutb. E intanto Ramadan, asso del neofondamentalismo, continua ad affascinare le accademie europee”. Giorgio Israel, docente di matematica alla Sapienza, pensa che la denuncia di Allam sia “assolutamente sconcertante. E’ lo stesso errore di chi accredita personaggi come Ramadan. Il pericolo non viene solo da chi mette le bombe, ma anche da coloro che si approfittano di noi per dire ‘non siamo come loro’, poi aggiungono: ‘Dovete seguire quello che chiediamo’. Tradotto, odio verso Israele e Stati Uniti e ritiro dall’Iraq. Questa è la via del cedimento al nemico. E’ pazzesco che Paolo Portoghesi dica ‘costruiamo mille moschee’”.
Magdi Allam commenta così l’arrivo in Italia di Ramadan: “E’ un apologeta del terrorismo contro gli israeliani e in Iraq, ma la sua lingua biforcuta continua ad affascinarci quando parla di attentati in Europa. Subiremo questa ipnosi fino a quando qualcosa di terribile non ci costringerà ad aprire gli occhi”.
Il Foglio (26/07/2005)