La parola come seme di concordia o conflitto, responsabilità dei media

  • Categoria dell'articolo:Mass media

Codice: ZI05050508

Data pubblicazione: 2005-05-05

Ricorda il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali

Consapevole del fatto che non pochi conflitti nascono e si protraggono a causa della immagine deformata che un popolo ha di un altro, il Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali ha messo in guardia i media sulla responsabilità insita nel fare informazione e sul loro ruolo come agenti di pace.

Per questo motivo, il Dicastero ha diffuso un commento al messaggio scritto da Giovanni Paolo II per la Giornata Mondiale per le Comunicazioni Sociali 2005, che si svolgerà l’8 maggio sul tema “I mezzi della comunicazione sociale: al servizio della comprensione tra i popoli”.

Nel documento, Giovanni Paolo II constatava il “potenziale enorme” dei media “per promuovere la pace e costruire ponti di dialogo tra i popoli” ed avvertiva che “un’attenta conoscenza promuove la comprensione, dissipa il pregiudizio e incoraggia ad imparare di più”.

Il messaggio, secondo il Dicastero, invita in primo luogo i media “a mettersi al servizio del bene”, che in questo caso si concretizza “favorendo la comprensione tra i popoli”.

“Il Papa ci ricorda che non solo le nostre azioni, ma anche le nostre parole e qualsiasi forma di comunicazione, comportano delle conseguenze – spiega la riflessione –. Ogni persona deve fare attenzione al modo in cui utilizza la parola, alla maniera in cui si riferisce ad altre persone, in quanto può seminare concordia o conflitto”.

“Soprattutto coloro che esercitano il servizio dell’informazione al grande pubblico – cosa che è anche un privilegio – hanno una responsabilità particolare al riguardo”, si sottolinea.

“Non pochi conflitti hanno avuto origine da pregiudizi e considerazioni deformate che un popolo ha nei riguardi di un altro – lontano o vicino”, e “questa immagine sociale si crea e si mantiene, in gran parte, sulla base dell’informazione che arriva dai messaggi mediatici”, avverte la riflessione.

In questo modo “possono suscitare un sentimento di solidarietà e comprensione, oppure di rifiuto e antagonismo nei confronti di altri”, afferma. Nel messaggio del defunto Pontefice si legge infatti: “Quando gli altri vengono rappresentati in modo ostile, si spargono semi per un conflitto che può facilmente sfociare nella violenza, nella guerra, addirittura nel genocidio”.

Per questo motivo, aggiunge il Pontificio Consiglio, il messaggio di Giovanni Paolo II “ci pone di fronte a quello che può derivare da un uso irresponsabile dei media, particolarmente potenti per la loro capacità di influenzare l’animo umano”.

Il Papa – riconoscendo che “i media possono conseguire un’immensa quantità di bene” – elogiava anche “l’efficacia dimostrata dai mezzi di comunicazione sociale” in occasione della “grande mobilitazione di solidarietà in favore dell’Asia” dopo lo tsunami, sottolinea il Dicastero vaticano, per il quale “questa dinamica comunicativa esprime il punto di incontro tra un’informazione appropriata e una risposta personale e sociale responsabile e generosa”.

Per questa ragione, l’invito lanciato continuamente dal Papa “ad essere agenti di pace in un mondo sconvolto dalle divisioni” “diventa ancora più insistente quando si rivolge agli uomini e alle donne che lavorano nei media”, afferma l’organismo vaticano.

Il Papa, si ricorda, propone come massimo esempio di comunicazione Gesù Cristo: “il Verbo Incarnato ha stabilito un nuovo patto tra Dio e il suo popolo – un patto che unisce anche noi in comunione con un altro. ‘Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia’” (Ef 2,14).

“Abbattere muri, costruire ponti. Queste grandi sfide della comunicazione sono rivolte a tutti: comunicatori professionisti e comunicatori individuali, affinché nessuno influenzi né si lasci influenzare dai pregiudizi, anzi affinché la comunicazione possa diventare un veicolo – e qui il Dicastero cita Giovanni Paolo II – ‘per consolidare i vincoli di amicizia e amore che sono il chiaro segnale dell’inizio del Regno di Dio qui sulla terra’”.

L’importanza della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali sta nel fatto di essere l’unica nata su proposta dei partecipanti al Concilio Vaticano II.

Da Zenit.org del 5 maggio 2005

http://www.zenit.org/italian/show_4.php