L’ONU: una dichiarazione di principio per la proibizione totale della clonazione

Si indebolisce l’atteggiamento iniziale, afferma monsignor Sgreccia


NEW YORK/ROMA, martedì, 23 novembre 2004 (ZENIT.org).- Chiamata a scegliere tra la proibizione assoluta della clonazione e la sua ammissibilità a scopi terapeutici, l’ONU ha optato per sospendere momentaneamente la questione con una dichiarazione di principio generica, che costituirà la base per il dibattito che verrà ripreso nel febbraio prossimo.

Già il 21 e il 22 ottobre scorsi, il dibattito all’ONU sulla proibizione della clonazione umana si era concluso senza che si giungesse ad una decisione nel comitato giuridico dell’Assemblea generale, creato per l’elaborazione di una convenzione internazionale sul tema.

Anche se tutti i Paesi erano d’accordo sul fatto di proibire la clonazione umana a scopi riproduttivi, ci si era divisi sulla possibilità di permettere la clonazione di embrioni umani per la sperimentazione medica.

Il Costa Rica aveva presentato una risoluzione appoggiata da 62 Paesi – che gode del sostegno della Santa Sede –, nella quale si chiede la proibizione totale della clonazione, perché questa possibilità implica l’eliminazione di embrioni umani.

Il Belgio, invece, aveva presentato una risoluzione diversa che vorrebbe permettere la clonazione comunemente definita “terapeutica”. A favore di questa posizione si sono espressi 22 Paesi, così come il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan.

Il dibattito è diventato particolarmente intenso in piena campagna elettorale statunitense, perché George Bush sostiene la prima proposta di proibizione, mentre John Kerry si manifestava a favore della seconda. Per questo le fonti diplomatiche hanno informato che la discussione sulla convenzione per la proibizione mondiale della clonazione sarebbe stata ripresa dopo le elezioni statunitensi del 2 novembre.

Tra la proibizione totale della clonazione e l’ammissione di una “clonazione terapeutica”, su proposta dell’Italia – che ha voluto evitare una frattura in seno all’Assemblea generale – la dichiarazione approvata venerdì 19 novembre – alla cui redazione ha partecipato anche il Costa Rica – afferma la “proibizione di ogni tentativo di creare vita umana attraverso processi di clonazione ed ogni ricerca intesa ad ottenere tale risultato”.

Si invitano inoltre gli Stati ad adottare leggi restrittive in materia, ma
in ogni caso non si tratta di una richiesta vincolante.

Nella dichiarazione si accetta di creare un gruppo di esperti perché lavorino su ciò che sarà la dichiarazione formale dell’ONU sulla clonazione. Con questo proposito il gruppo si riunirà nel febbraio 2005 e in seguito il testo redatto verrà sottoposto al voto dei Paesi membri.

Rispetto alla risoluzione proposta in origine dai Paesi contrari alla clonazione, nella dichiarazione adottata venerdì il termine “vita umana” sostituisce “esseri umani”, riferito agli embrioni che la clonazione – anche quella “terapeutica” – crea.

Secondo il vicepresidente della Pontifica Accademia per la Vita, monsignor Elio Sgreccia,
la conclusione di venerdì rappresenta “un indebolimento della posizione iniziale, perché si passa ad una semplice dichiarazione non vincolante”.

Secondo il prelato, “verbalmente, quello che è detto risulta inoltre un po’ ambiguo perché il termine ‘vita umana’, che sostituisce quello di ‘essere umano’, risulta vago e anche – direi – inutile, perché ‘vita umana’ potrebbe essere anche una cellula”. “Questa espressione che l’Italia ha suggerito, praticamente, non è né esatta né indicativa”, ha aggiunto.

“Formalmente c’è una difficoltà ad ammettere la clonazione – ha affermato monsignor Sgreccia –, però, si avverte altrettanto forte la volontà di trattare i processi di riproduzione come processi svincolati dalla dignità umana e l’embrione come un oggetto sperimentale”.

Agenzia di notizie www.zenit.org – 23 novembre 2004