Conferenza Episcopale Italiana – 54^ Assemblea Generale – Roma, 30-31 maggio
Prolusione del Presidente – Card. Camillo Ruini
[…] 7. È ormai molto vicino il referendum riguardante la procreazione assistita. La nostra posizione in merito è nota ed è quella indicata anche dal Comitato “Scienza & Vita”: siamo cioè per una consapevole non partecipazione al voto, che ha il significato di un doppio no, ai contenuti dei quesiti sottoposti a referendum, che peggiorano irrimediabilmente e svuotano la legge, riaprendo in larga misura la porta a pericolosi vuoti normativi, e all’uso dello strumento referendario in una materia tanto complessa e delicata. Non si tratta dunque in alcun modo di una scelta di disimpegno, ma al contrario di opporsi in maniera netta ed efficace a una logica che – a prescindere dalle intenzioni dei suoi sostenitori – mette in pericolo i fondamenti umani e morali della nostra civiltà.
Il dibattito che si è sviluppato in queste settimane ha avuto il merito di evidenziare che in concreto l’unica via per opporsi effettivamente al peggioramento della legge è quella della non partecipazione al voto, mentre il votare no, dato che contribuisce al raggiungimento del quorum, di fatto è un aiuto, sia pur involontario, ai sostenitori del referendum.
Non rinunciamo a sperare in un dibattito che non eluda troppo marcatamente la vera posta in gioco e in un’informazione che rappresenti in maniera sufficientemente equilibrata le posizioni che sono davvero in campo.
Osiamo inoltre chiedere a tutti di valutare con serenità anche le ragioni di noi Pastori. Non ci muovono interessi di parte, fosse pure la parte cattolica. Non entriamo in competizioni di partiti, ma ci preoccupiamo unicamente, e concretamente, di quella difesa e promozione dell’uomo che è parte integrante dell’annuncio del Vangelo. Non siamo contro la scienza e i suoi progressi: al contrario, ammiriamo e sosteniamo i frutti della ricerca e dell’intelligenza, che è il segno dell’immagine di Dio nell’uomo. Vogliamo dunque che la scienza sia al servizio del bene integrale dell’uomo: non si tratta, pertanto, di arrestare od ostacolare il cammino della scienza, ma di orientarlo in modo che esso non perda di vista il valore e la dignità di ogni essere umano. Spingono in questa direzione non soltanto fondamentali ragioni etiche, ma anche un evidente principio di precauzione, che deve trovare applicazione anzitutto quando si agisce direttamente sulla vita umana. Solo così si avranno sicuri vantaggi, e non pericoli, anche per la nostra salute. Ci muove dunque non l’indifferenza o l’insensibilità, ma l’amore sincero per ogni donna e ogni uomo.
Le notizie, che giungono a intervalli sempre più ravvicinati, di sperimentazioni condotte sugli embrioni a prescindere dal loro carattere umano, confermano la necessità di norme che regolino questa materia in rapido sviluppo: senza di esse arriveremo, probabilmente prima del previsto, a risultati che suscitano orrore e paura. Esistono invece alternative precise, come quelle basate sulle cellule staminali ottenute senza sopprimere embrioni, che hanno già dato, a differenza dalle altre, risultati clinici concreti: al loro ulteriore sviluppo proprio la ricerca italiana, se adeguatamente sostenuta, può oggi fortemente contribuire.
Sono di buon auspicio, in un simile contesto, sia la grande consapevolezza, unità e impegno di cui stanno dando prova i cattolici italiani, in sintonia con un orientamento che è della Chiesa universale, sia il moltiplicarsi di voci autorevoli, delle più diverse competenze e matrici culturali, che si esprimono con chiarezza e forza argomentativa per il rispetto della vita umana e del diritto dei figli a conoscere i propri genitori. Queste voci interpretano certamente il sentire profondo di tanti italiani.
A tutti, anche a coloro che contestano più duramente le nostre posizioni e il nostro stesso diritto e dovere di esprimerci in questa materia, vorremmo dire che non ci può essere un futuro positivo e accettabile se si perde l’unità di misura della vita umana. Siamo dunque certi, con il nostro attuale impegno, di non essere dei sorpassati, ma di far parte invece di coloro che lavorano per il futuro.