L’Ici più alta si paga nelle regioni rosse

L’ingiusta tassa comunale


La Liguria al vertice della classifica con 260,29 euro pro capite. Alta anche la cifra che si versa in Emilia Romagna e Toscana
 

Secondo un’indagine della Uil, Servizio Politiche Territoriali, che ha elaborato il costo dell’Ici in 104 Città Capoluogo di Provincia, le famiglie italiane pagheranno mediamente 142,07 euro per l’Ici sulla prima casa.
La tassa iniqua è stata introdotta per dare l’impressione di autonomia ai comuni che hanno però dovuto, d’altro canto, accettare un minor trasferimento di gettito da parte dello Stato. Se però esaminiamo con attenzione i dati che sono riportati nella tabella notiamo che nelle regioni rosse, cioè quelle governate dalla sinistra per intenderci, l’Ici pro capite è certamente più alta. Infatti in Liguria, una regione governata dal centrosinistra, l’Ici pro capite è di ben 260,29 euro. Altrettanto alta l’aliquota media in Emilia Romagna, la regione rossa per eccellenza, che è di 235,15 euro mentre nel Lazio, guidato da un governatore di centrosinistra, è di 227,16 euro. Anche in Toscana, altra regione rossa, si superano i 200 euro e per l’esattezza la media è di 213,78 euro. Per scendere sotto i 200 euro si deve prendere in considerazione l’Ici media che si paga in una regione guidata dal centrodestra: la Lombardia dove i cittadini devono versare 196,62, poco meno del Piemonte dove si pagano 196,97 euro. Considerevolmente più bassa poi la cifra richiesta in un’altra regione guidata dal centrodestra: il Veneto, dove si pagano 179,79 euro.
Al centro e al Sud poi come testimonia la tabella si paga meno e il Nord quindi continua ad essere il più penalizzato dal balzello.
Che l’Ici fosse una vera e propria tassa iniqua è noto a tutti i cittadini ma a tal proposito è doveroso rilevare che già 13 anni fa il segretario federale Umberto Bossi e il professor Gianfranco Miglio denunciavano l’assurdità della gabella che all’epoca si chiamava Isi (Imposta Straordinaria sugli Immobili).
Vale la pena poi di sottolineare che l’Ici (Imposta Comunale sugli Immobili) viene denominata “comunale” ma non è altro che il frutto di una legge statale. Un provvedimento che si limita a concedere agli enti locali la possibilità di scegliere le aliquote, eventuali esenzioni, possibili riduzioni e norme regolamentari.
Nel programma che la Lega ha presentato in occasione delle ultime elezioni c’era la vera autonomia fiscale, un obiettivo per cui il movimento continua a battersi. Un’autonomia che dovrebbe dare la possibilità agli enti locali di non dover questuare allo Stato gli spiccioli ma di tenere tutte le tasse che vengono prodotte dal territorio.
Il Carroccio ritiene che a fronte di una localizzazione dei poteri ci sia una sostituzione dei tributi in modo che le sempre più onerose tasse statali non siano assommate a quelle locali.
Durante la scorsa campagna elettorale venne anche fatta da Berlusconi una proposta che fece discutere molto, cioè la totale abolizione dell’Ici.
L’ex Premier sosteneva che l’eliminazione dell’Ici sulla prima casa avrebbe prodotto un mancato gettito di 2,3-2,5 miliardi di euro, cioè lo 0,15% del Pil. Berlusconi ha anche precisato che il Governo da lui guidato è stato in grado di ridurre le tasse sui redditi per oltre un punto di Pil per 13,7 miliardi ed ha poi sottolineato che mantenendo i conti in ordine, come peraltro certificato dalla Commissione Europea, sarebbe stato possibile.
E in merito alla proposta di abolizione dell’Ici, formulata da Berlusconi, l’ex sottosegretario al ministero dell’Economia Daniele Molgora ha rilevato che «l’abolizione dell’imposta sulla prima casa è una azione che la Lega attendeva da molto tempo e che ha sempre caldeggiato in quanto questa tassazione non è nient’altro che una patrimoniale. Un discorso è una seconda casa che viene affittata mentre un altro discorso è parlare della prima casa che non produce reddito per il proprietario ed è un bene ottenuto a prezzo di molti anni di sacrificio. Tassarlo è quindi un’azione vessatoria». Molgora ha anche sottolineato che una eventuale abolizione dell’Ici non deve però essere sostituita da un minore trasferimento da parte dello Stato ai comuni ma sarebbe necessario procedere mediante una quota dell’Irpef del territorio.
L’ex sottosegretario leghista ha ricordato che «già in alcuni casi, e soprattutto in comuni amministrati dalla Lega, l’Ici sulla prima casa è stata ridotta al minimo. In questo modo è stato possibile riuscire ad evitare di avere una imposizione troppo elevata».
Molgora ha anche spiegato che il taglio dell’Ici è sostenibile da qualsiasi comune trattandosi di una cifra globale non molto elevata.


di Giancarlo Mariani
La Padania [Data pubblicazione: 18/06/2006]