«Italia piccola America, ecco come colpirla»

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E’ il primo collaboratore di giustizia della rete di al Qaeda in ItaliaIl racconto del pentito di Al Qaeda nei verbali della procura di Milano. Tra i possibili bersagli pure il palazzo del Senato a Roma

MILANO – «Vorrei avere la notizia che l’Italia è stata affondata in un bagno di sangue, fratelli miei. L’Italia, l’Italia, l’Italia. Voglio che voi sappiate che l’Italia è il primo nemico dell’Islam. Voglio che voi sappiate che l’Italia è una piccola America». Sono le parole terrificanti di Abdullah Azzam, uno dei «maestri» di Osama Bin Laden, registrate su un nastro il cui contenuto è stato riferito dal pentito Ahmed ai magistrati milanesi. Abdullah Azzam avrebbe voluto vedere realizzato il suo macabro sogno prima di morire. Non ci è riuscito perché è deceduto anni fa, ma il suo discorso è diventato l’inno della cellula fondamentalista smantellata dagli investigatori milanesi.«ECCO DOVE SEI» – Ahmed forse non è ancora del tutto convinto di diventare un martire della jihad quando il suo amico Abdelnasser gli fa ascoltare al telefono quella registrazione, dicendogli: «Ora hai capito in quale Paese ti trovi…». E le indagini insegnano che all’interno delle cellule integraliste il tema di discussione principale è che cosa colpire e come fare, anche disegnando scenari che magari sembrano poco credibili, ma la cui concretezza è stata dimostrata dalla tragedia dell’11 settembre. In Italia, tra i possibili obiettivi di cui parlavano, anche in codice, gli integralisti islamici, c’erano il palazzo del Senato a Roma e il Duomo di Milano. A colpirli, dice il pentito, dovevano essere aerei dirottati.OSCURI MAESTRI – La voce e la figura di Abdullah Azzam apparivano spesso in videocassetta nella moschea di viale Jenner a Milano. «Era normale – racconta Ahmed – che Abu Imad (l’imam della moschea a quel tempo ndr ) tra una preghiera e l’altra facesse vedere video di Abdullah Azzam o di altri importanti esponenti religiosi egiziani, come Abu Talal Al Qassemi, che riusciva a convincere con molta facilità le persone a combattere contro i nemici dell’Islam». Poi Ahmed precisa: «Abu Imad permetteva che queste videocassette venissero continuamente visionate in moschea, per trascinare i tanti giovani diseredati che la frequentavano verso l’ideologia più radicale dell’Islam».BOMBE FAI DA TE – Nella cellula in «guerra» con l’Italia non si dispensava soltanto indottrinamento, ma anche addestramento alla costruzione di bombe artigianali. Ahmed «apprende» l’arte del bombarolo da Zied Ben Abdalla Ben Amor Riebi. «Era uno specialista nel costruire “le bombe fai da te” – racconta il pentito -. Ricordo che mi disse che per fare questo tipo di ordigni occorrevano chiodi, cotone, un orologio elettronico, una piccola batteria e un liquido che veniva acquistato in farmacia soltanto dietro presentazione di una ricetta medica». Come procurarselo? «Poteva anche essere reperito da qualcuno che lavora negli ospedali. Non ricordo altri particolari, ma mi parlò anche di un prodotto che viene solitamente utilizzato dalle donne, non so se è lo stesso per il quale occorre la ricetta medica. Mi disse che per tutto questo materiale sarebbero bastate 50.000 lire. Mi raccontò anche che quando si confeziona una di queste bombe è necessaria la massima attenzione perché un solo errore costerebbe la vita». E per essere sicuri che gli ordigni sprigionassero al massimo tutto il loro potenziale di morte «mi disse che chi realizzava l’ordigno poteva decidere in che direzione sparare i chiodi. Una volta fece un disegno su un foglio di carta per mostrarmi come dovevano essere assemblati i vari componenti».


Giuseppe Guastella-Guido Olimpio


© Corriere della Sera, 25 marzo 2004