Il procuratore generale definisce un “trucco” la presenza di nuovi testimoni disposti a deporre a favore dei tre detenuti e ribadisce: “la sentenza capitale non si può annullare”.
di Benteng Reges
Jakarta (AsiaNews) – Il procuratore generale Abdul Rahman Saleh ha confermato ancora una volta che non cancellerà la sentenza capitale per i tre cattolici indonesiani accusati di essere coinvolti negli scontri interreligiosi di Poso del 2000-2001. “Non possiamo cancellare la pena di morte – ha dichiarato ieri da Jakarta – decisa dalla Corte suprema e ribadita dal rifiuto del presidente a concedere la grazia”.
Saleh ha poi spiegato che l’iniziativa legale intrapresa dal gruppo di avvocati Padma non servirà a cancellare la condanna, che è “chiara e legale”. Pochi giorni fa i membri di Padma, convinti che i tre cattolici siano vittime di un complotto politico, hanno chiesto la cancellazione della pena capitale e che i giudici ascoltino nuovi testimoni, disposti a deporre a favore dei detenuti. Egli ha poi minimizzato sulle dichiarazioni di Tibo relative al coinvolgimento di 16 persone negli scontri a Poso, tra cui alcuni uomini delle forze di sicurezza.
Secondo Saleh, “quello dei nuovi testimoni è solo un trucco per cercare di sospendere l’esecuzione”. “Perché – sottolinea – non hanno rivelato i nomi di questi responsabili durante il processo?”. Il procuratore ha comunque disposto che le nuove prove vengano consegnate alla polizia che indagherà.
Fabianus Tibo, Dominggus da Silva e Marinus Riwu sono stati condannati a morte nel 2002. Lo scorso novembre il presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono aveva respinto la loro richiesta di grazia; subito dopo l’Ufficio del procuratore generale ha annunciato che i tre sarebbero stati giustiziati “presto”. Da allora esponenti della Chiesa locale e attivisti per i diritti umani chiedono l’annullamento di una sentenza ritenuta “iniqua” anche a causa delle pressioni esercitate sulla corte dai fondamentalisti islamici.
L’Ufficio del procuratore generale (Ago) è autorizzato a eseguire le sentenze capitali. Tibo e compagni saranno giustiziati dall’Ago delle Sulawesi centrali.
Da AsiaNews
del 4 febbraio 2006