Il vero Bush

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Il presidente Bush auspica un “mutamento culturale”. Mercoledì, il presidente George W. Bush, in una insolita conferenza stampa con editorialisti di cultura religiosa, ha detto che il suo compito di presidente è di “cambiare atteggiamenti culturali”.Nell’intervista, il presidente dice che la responsabilità dovrà rimpiazzare lo star-bene come principio cardine di una nuova era.

Nella Roosevelt Room, Bush ha parlato a tutto campo e appassionatamente delle sue intenzioni di costruire un Iraq libero, del suo desiderio di promuovere un cambiamento culturale negli Stati Uniti in direzione dei principi che la sua fede gli ispirano, e della sua fiducia nel potere della preghiera.
Rilassato e sicuro di sé, il Presidente ha confermato il suo supporto all’ Federal Marriage Amendment [l’emendamento costituzionale in cui si dovrebbe precisare che il matrimonio è l’unione di un uomo e di una donna N.d.M.] auspicando un maggiore attenzione della gente comune su questo tema.
Assumendo una linea dura sullo scandalo degli abusi nella prigione di Abu Ghraib, Bush ha detto che se ha chiesto scusa pubblicamente per le persone che sono state umiliate “Non ho mai chiesto scusa al mondo arabo”.
La conferenza stampa comprendeva una sessione durante la quale i nove editorialisti cristiani (inclusi i due che sono stati consiglieri del presidente) hanno fatto domande.
I giornalisti presenti: l’autore delle CT senior news Sheryl Henderson Blunt; James V. Heidinger II, presidente ed editore di Good News; Deal Hudson, editorialista di Crisis Magazine; James Kushiner, editorialista del magazine Touchstone; David L. Mahsman, responsabile per le notizie di cronaca e direttore editoriale per The Lutheran Witness and Reporter del Sinodo delle Chiese luterane del Missouri; Padre Richard John Neuhaus, direttore editoriale di First Things; per World Magazine l’editorialista Marvin Olasky; il giornalista cattolico Russell Shaw; Stephen Strang, fondatore di Strang Communications.


Quella che segue è la trascrizione della sessione del 26 Maggio 2004.



Presidente Bush:


Permettemi di parlarvi un po’ di quello che ho in mente. E’ in corso il trasferimento della piena sovranità e finalmente della libertà — piena sovranità e libertà — al popolo iracheno che finalmente potrà indire libere elezioni.


E’ un momento storico. Almeno io la vedo così. E’ un’opportunità storica di portare pace nel mondo. Farò un discorso Martedì prossimo sul crollo delle ideologie. Ne ho già fatto qualche cenno lo scorso Lunedì sera, quando ho cercato di spiegare al pubblico che noi sappiamo cosa stiamo facendo. Non è una situazione facile. Un popolo vissuto sotto la tirannia non ha ancora sviluppato l’abito mentale di un popolo libero. Essi non sono ancora stati liberati. E comunque ho sempre detto chiaramente che la relazione di paese occupante quel paese e il suo popolo si trasformerà presto in una coalizione di nazioni che aiuta un popolo libero.


Io credo che è in atto un crollo delle ideologie e penso — anzi ne sono convinto — che l’America deve essere ferma nella nostra decisione e sicura nel suo credo che la libertà è il dono più grandioso che esista al mondo e che le società libere saranno anche società in pace.


Nel breve periodo, ci attiveremo per evitare che un nemico ci possa colpire un’altra volta. Credo che vogliano farlo, per seminare discordia, sfiducia, e paura qui da noi in modo da allontanarci da quelle parti del mondo dove vorrebbero avere mano libera per diffondere una visione talebana —che è la corruzione della religione — e raggiungere i loro propositi. E’ la nostra priorità. Non cederemo ai loro ricatti, ai loro assassinii, alle morti, alla paura che cercano di procurare causando morte.


Nel lungo raggio è la libertà l’antidoto al terrore. E’ quello in cui crediamo in America.


Crediamo che tutti bramino di essere liberi e che ognuno possa diventarlo. Sto promuovendo alcune ricerche su quei dubbi che circolarono sulla possibilità che il Giappone potesse diventare un paese libero dopo la seconda guerra mondiale. Ho il sospetto che si scoprirà che molti degli argomenti erano caratterizzati da una buona dose di cinismo, ed alcuni pacificamente dubitavano che i popoli dell’estremo oriente — che credevano in una religione sconosciuta per la maggior parte degli americani — avrebbero mai potuto auto-governarsi in modo democratico. Grazie a Dio, la storia ha dato ragione agli ottimisti: ora io lavoro insieme al primo ministro giapponese Junichiro Koizumi per affrontare pacificamente i problemi che riguardano ad esempio la Corea, 50 anni più tardi. Rifletto a lungo su queste cose.


All’interno del paese, il lavoro di un presidente consiste nel promuovere un cambio di atteggiamenti culturali. E’ necessario che cambino. Auspico — e faccio esempi in modo che si capisca ciò che voglio intendere — che cambi la mentalità di chi dice “Se ti fa sentire bene, fallo e se hai un problema scoccia qualcun altro” verso una cultura per la quale ognuno di noi capisca che si è responsabili per le decisioni che si prendono nella vita. Io la chiamo “responsibility era“. … Ho coniato questa espressione quando ero governatore del Texas. Di fatto è da allora che mi sono dato alla politica. Questa è una delle ragioni per cui ho scelto di fare innanzitutto politica. Capisco che i governi non possono da soli cambiare una cultura, ma possono essere espressione di un cambiamento culturale.


Parte della responsibility era è la responsabilità che viene dal promuovere miglioramenti — avendo cura dei nostri corpi al punto dove possiamo promuovere una cultura della vita [Boh!?! N.d.M.]. Padre Richard [Neuhaus] mi ha aiutato a formulare quella che tuttora parte integrante della mia posizione sull’aborto: helped me craft: ogni bambino ha il diritto di venire al mondo e di essere protetto dalla legge. Questa è la meta di questa amministrazione.


Parte del ruolo del governo consiste nel corroborare la responsabilità e la speranza sostenendo coloro che accolgono l’appello di amare il proprio prossimo, è il secondo punto ispirato da motivazioni religiose ed è forse la più importante tra le iniziative che ho incoraggiato. Esso riconosce la giusta relazione tra cuori, anime e governo. Ancora una volta il mio lavoro consiste nel far capire queste cose alla gente comune. Io lo spiego così “Il governo può distribuire denaro, ma non può riempire i cuori di amore o le vite di un senso”.


O anche mi piace dire alle persone, “Se sei un alcolizzato, in qualche caso potrà aiutarti uno psicologo, ma quasi sempre per uscirne ci vuole qualcosa di più potente. Se cambi il tuo cuore, cambierai anche il tuo comportamento.”


Il governo deve riconoscere che coloro che operano per cambiare i cuori sono una parte importante di quella società che cambia un’anima alla volta. Sicchè l’iniziativa ispirata dalla fede riconosce che esiste un esercito della compassione che ha bisogno di essere nutrito, raccolto, adunato e consolidato senza che questo perda la consapevolezza di essere in primo luogo un esercito.


Una delle sfide che abbiamo fronteggiato è quella di dire all’associazionismo religioso “Accomodatevi, c’è del denaro pubblico che va speso per i servizi sociali e, naturalmente, potete lasciare appesa la croce o la stella di David nei vostri tempi senza timore di retribuzioni governative”. E’ stata dura convincere le persone della saggezza di questa politica.


Sempre in Texas, la mia linea era “Non concentratevi sulle modalità, quanto sui risultati.”


Così siamo riusciti a finanziare un servizio di cappellaneria nella prigione di Sugarland. “Guardate se questa gente torna in carcere o no. Se non tornano vuol dire che l’istituzione funziona e, se questo è il caso, è giusto mantenerla così com’è…”


Infine, il governo si è assunto la responsabilità di mantenere finanziariariamente quelle le istituzioni che diffondono speranza e procurano stabilità. La posizione che ho assunto riguardo alla santità del matrimonio dipende anche da questo. Credo che sia una questione molto importante per l’America. Io penso che l’istituzione del matrimonio abbia funzionato. E’ un impegno tra un uomo e una donna. Quella responsabilità condivisa è una pietra angolare, lo è stata e lo sarà sempre per la civiltà e penso che ogni erosione nella definizione di quel rapporto indebolirà la civiltà per come l’abbiamo conosciuta e per come speriamo di conoscerla in futuro.


Auspico un emendamento costituzionale per due ragioni: primo, so come vanno i processi e capisco perché c’è una certa opposizione alle decisioni di qualche giudice di un determinato stato di proteggere la definizione di matrimonio in altri stati [forse si riferisce al fatto che alcuni giudici di stati diversi dal Massachussets sono costretti ad ammettere la validità del matrimonio tra omosessuali riconosciuto in quello stato N.d.M.]. I giuristi mi dicono che mancano a queste opposizioni solide fondamenta a causa della clausola “Full Faith and Credit” della Costituzione [vedi dell’articolo IV disponibile all’indirizzo http://www.law.cornell.edu/constitution/constitution.articleiv.html ] e che, quindi è necessario trovare un’alternativa giuridica. In secondo luogo, voglio che il popolo americano abbia voce in questo processo. Non voglio che una questione così importante sia decisa dai soli giudici E il processo costituzionale è una via sufficientemente sicura perché molte persone si sentano coinvolte nel tentativo di emendare la costituzione.


Il ruolo del governo consiste tanto nell’incoraggiare mutamenti culturali quanto nel proteggere le istituzioni nella società che della cultura sono parte importante. Io credo che sia importante il punto di vista dei singoli sul ruolo del governo e sul loro stesso ruolo nella società. Spero che ne parleremo.


Sarò felice di rispondere a delle domande. Anche se non voglio politicizzare la discussione, sapete che desidero vincere. Non è una cosa da dare per scontata. A che pro assumere delle responsabilità se non si ha voglia di perseguire un progetto? L’ora presente è troppo importante. Per me esiste l’opportunità storica di cambiare il mondo e il nostro paese. E la possibilità si traduce in dovere.


Trovo la mia vita familiare meravigliosa. Non parlerei al popolo americano chiedendogli il voto se non potessi affermare a voce alta che il mio è veramente un buon matrimonio. E non potrei incoraggiare gli altri a farlo se io per primo non fossi riuscito io a costituire una famiglia. “Vivere all’interno di una palla” può essere addirittura confortevole. C’è ovviamente molta pressione, rumori in sottofondo… Mi dà grande conforto sentire vicina mia moglie in quest’ambiente.


E finalmente, lo dico alle persone tutte le volte che posso “Grazie per le vostre preghiere” Sta succedendo qualcosa in America. Sebbene io non sia perfetto e i gruppi di pressione che io mi trovo a fronteggiare siano chiassosi, numerosi e dagli argomenti infiorettati, la gente dice cose differenti da quelle di quattro anni fa quando mi vede camminare sul filo.


Quello che la gente dice ora è “Signor Presidente, noi preghiamo per lei” E accade spessissimo, almeno questa è la mia percezione. Stringo delle mani a delle persone e gli altri che sono presenti mi dicono “Signor presidente, la mia famiglia prega per lei.”


Non penso significhi solamente “Buona fortuna, spero che tu vinca il tuo avversario politico”. E’ semplicemente “La mia famiglia prega per te.” Per il mio lavoro di presidente è incredibilmente confortante. E la gente dice, ed io con loro — ed è questa la ragione per cui ho bisogno di avere accanto padre Richard [Neuhaus] che mi aiuta a riflettere su queste cose — “Aiuta molto.” E quando la gente dice “Come fai a saperlo?” Io rispondo “Se ve lo devo spiegare, allora è un aiuto su cui non potete fare affidamento. Io lo so e basta.” E ciò conta molto. Perché rende la rogna di essere presidente degli Stati Uniti più tollerabile, perché sostenuta dalle preghiere del popolo e da quelle mie personali.


Se vi interessa conoscere i miei punti di vista sappiate che leggo brani di Oswald Chambers ogni giorno. Mi sembra molto buono e mi aiuta a capire quanta strada devo ancora percorrere. Se riuscite a capire tutte le cose che dice arrivate a una comprensione del Vangelo che supera il livello puramente emotivo. E’ un grande scrittore cristiano. Un’altra opera di carattere spirituale che sto leggendo è quella di Lloyd Ogilvie, già cappellano del Senato. L’anno prossimo intendo rileggere l’intera Bibbia ancora una volta. Lo faccio regolarmente dopo un intervallo di un anno e mezzo.


“Quando trovi il tempo per pregare” mi chiedono. Prego in continuazione, tutto il tempo. Non hai veramente bisogno di stare in una cappella per pregare. Anche quando sei nell’Oval Office, fallo e basta. Sono fatto così. Non lo dico per ottenere voti. Sto giusto condividendo questa esperienza con voi.


 


Cosa pensa sul fatto di essere criticato per l’esplicita professione di fede?


Penso solo di avere una fantastica opportunità di lasciar brillare la luce sopra il moggio e che continuerò a farlo comunque come laico in politica. E’ veramente importante che voi lo sappiate —lo dico anche ai nostri signori di campagna: il mio compito non è di promuovere una religione, ma di incoraggiare le persone a pregare nel modo che reputano opportuno.


E’ un principio potente di questo paese: puoi pregare in tutti i modi che vuoi, o puoi non pregare affatto. D’altro canto non posso nascondere il fatto che sono personalmente influenzato. Non faccio discorsi di amore e di compassione quando il mio ruolo di presidente consiste nel risvegliare lo spirito del mio paese e nel chiamare il popolo a servire.


Ogni volta che vado in una città, incontro qualcuno che noi chiamiamo “l’uomo dei saluti” che ha fatto qualcosa nella loro comunità per amore del prossimo. E ogni volta che sto davanti al microfono e una di queste persone è tra il pubblico io racconto la sua storia. Ed è straordinario percepire che le persone ascoltano con interesse perché si sta parlando di una persona che sta lì, nella sua semplicità, di fronte al “potere”. I giornalisti, allora, intervistano lui o lei, e la stampa fa eco a questi episodi di amore e di compassione. E’ un modo semplice per far sì che il paese sollevi lo sguardo sulle persone che amano.


Ariel Sharon ed io stavamo parlando della decisione di abbandonare Gaza e parte della striscia occidentale. Penso si tratti di una mossa brillante. E’ come se egli dicesse al mondo: “Ho fatto la mia mossa. Che i palestinesi si impegnino ora in un piano di pace. Un piano basato su quelle istituzioni che permettono al popolo di esprimere sé stesso in una società libera. C’è una possibilità di emergere per una nuova leadership che riuscirà dove gli oppositori nel passato hanno fallito.” E gli ho detto: “Se fossimo due persone diverse, il mondo applaudirebbe”.


Capisco il punto di vista della gente. Ma io sono un tipo di persona che non cambia. La cosa migliore che posso fare e di essere me stesso cosicchè, a lavoro finito, potrò dire di essere stato a mio agio con coloro che hanno visto il mondo [?]. Io penso che gli altri dovrebbero riflettere su quello che significa la preoccupazione di esercitare un potere che tenga conto di un potere a questo superiore. Lasceremo che altri riflettano sul punto per il bene della storia.


 


Ha un messaggio particolare per Giovanni Paolo II, che sta per incontrare?


No. Vado là per ascoltare e rispondere alle sue domande. Volendo osare e portagli un messaggio, sarebbe “Non demordere”. Questa sarà la terza volta che potrò incontrare il Santo Padre, che mi inchinerò dinanzi a lui. E’ un uomo forte, di grande spessore ed è un onore essere con lui. Veramente. Sono sicuro che avrà qualcosa da dire. Credetemi, qualunque problema mondiale vorrà affrontare lo farà in maniera amorevole. E’ il tipo di persona che ti fa sentire bene.


Ci spiega il suo commento “Non faccio sfumature” [“Non spacco il capello in quattro”? N.d.M]


Bene, il mio compito è di parlare chiaramente. Non lascio intendere cose che non dico esplicitamente. E quando cerchi di condurre il mondo in una guerra che veramente ritengo essere tra le forze del bene e quelle del male, devi parlare chiaro. Non ci può essere nessun dubbio. E quando dici che farai qualcosa… poi devi farlo. Altrimenti, visto oggi il ruolo degli USA nel mondo, ci sarebbe confusione. Ed è compito di questa nazione ricca e potente di essere leader — non solo nell’affrontare i nemici della libertà, ma nel promuovere quegli elementi della vita che difendono i popoli liberi dall’emergerza delle malattie e della fame. Ci stiamo provando. Distribuiamo cibo nel mondo e denaro per fronteggiare l’AIDS più di ogni altro stato. Siamo un paese compassionevole.


Dopo lo scandalo degli abusi sui prigionieri, lei è apparso alla TV egiziana descrivendo questa guerra come una battaglia tra il bene e il male. Qualcuno si è riferito a questa uscita come un errore che rinforzerà il pan-arabismo…


Non ho dubbi sul punto. Ecco perché ho chiesto scusa a quelle persone che sono state umiliate. Poi ho aggiunto “Il nostro paese giudicherà in maniera trasparente e in nome della legge i responsabili. Non si potrà non notare la differenza tra i nostri modi di procedere.” Sottolineo che non ho mai chiesto scusa al mondo arabo.


Crede ci sia qualcosa di intrinsecamente cattivo nel modo in cui alcuni vivono l’Islam e che ostacola il perseguimento della democrazia e della libertà?


Penso che abbiamo a che fare con persone radicali, estremiste che hanno un desiderio profondo di diffondere un ideologia contro le donne, contro il libero pensiero, contro l’arte e contro la scienza che è vestita con un abito religioso, ma questo non fa di loro persone religiose. Ritengono conveniente l’uso della religione per uccidere. La religione che conosco io non promuove l’omicidio. Ritengo che ci vogliono tagliare fuori da un mondo per avere lì una base per le loro operazioni. Si tratta più dell’ennesimo “-ismo” piuttosto che di un popolo che ambisce a un territorio.


Di che cosa si tratta?


Di un “-ismo”, come il Comunismo che non conosce frontiere, che si oppone a un potere che scambia la terra per oro o per il petrolio o chissà cos’altro. Non vedo in loro ambizioni di tipo territoriale, quanto quella di costruirsi un paradiso al sicuro. Il loro obiettivo più prossimo è causare vuoti di potere che loro pensano di essere capaci di riempire.


E quale sarebbe l’obiettivo finale? L’espansione dell’Islam?


No, l’espansione della loro concezione dell’Islam, che sarebbe — indovino — una versione da fanatici dell’Islam che… vi prego di non condurmi su un sentiero che mi farebbe perdere…


Sono abbastanza brillante per capire quando sto per fare dei distinguo che non sarei capace di argomentare perfettamente. No, penso che hanno una visione perversa di ciò che la religione dovrebbe essere, perché non è basata sulla pace, l’amore e la compassione, ma sull’opposto. Ci sono persone capaci di uccidere come se niente fosse e lo faranno non appena ne avranno l’opportunità. Questo significa che non ci sono regole. Per me la religione non può essere questo. E non penso che così possa vederla un qualunque studioso di religioni.


Che cosa sta facendo per difendere il matrimonio tradizionale?


Prima di tutto, ho assunto pubblicamente una posizione molto ferma, elaborato un emendamento costituzionale che sta diventando un valore di riferimento per le persone sensibili al tema — in sè stesso si è trattato di una presa di posizione della presidenza per la quale il paese ha un’alternativa rispetto a quello che si dice in TV. Continuerò a spiegare perché l’ho fatto, ma perché l’emendamento vada avanti sono necessarie forme di pressione popolare. La mia voce continuerà a farsi sentire, ma è necessario che altre si uniscano alla mia. Così potranno essere attivati i preliminari per un emendamento costituzionale che vanno discussi tra i membri del Congresso. E necessario attendere tutto l’iter. Ma è molto importante che il popolo percepisca di avere la possibilità di esprimersi su una parte così importante del processo costituzionale. Bisognerà cuocere la cosa a fuoco lento. Padre Richard ed io abbiamo avuto una lunga discussione mentre stavo prendendo la decisione. Non sono sicuro che la gente capisca la portata della questione.


E’ come dire “Come hai deciso di diffondere l’amore” [Oppure] “Signor presidente, vuoi fare assegnamento sul governo o sul popolo? Io penso che sia opportuno che il popolo capisca che se il DOMA — l’atto di difesa del matrimonio — viene usato per rendere valido in uno stato un matrimonio contratto in un altro stato, questo significa de facto che il matrimonio tra gay è legale ovunque. Non penso che il popolo americano lo voglia, anche se non sono consapevoli della portata di ciò che sta succedendo in Massachusetts. … Può avere effetto sulle loro vite. L’ho detto molte volte dinanzi alle telecamere, ma è necessario che altri lo spieghino meglio di quanto io sia capace.


Lasciate che vi dica qualcosa sul matrimonio. E’necessario che coloro che articolano una difesa del matrimonio tradizionale come unica possibile definizione di matrimonio lo facciano in maniera compassionevole. Mi piace citare il libro di Matteo, a proposito della pagliuzza e della trave. Quindi dovrà essere un dibattito su un livello degno della nazione e di un suo emendamento costituzionale. Non è una questione da discutere come interna a una campagna elettorale e dovrebbe essere discussa in modo non superficiale. Mi dispiacerebbe se gli elettori discutessero del problema solo per valutare quanto possa beneficiarne un candidato. Perché affrontare il problema sarà un beneficio nei tempi lunghi per tutto il popolo americano.


Qual è la sua analisi di ciò che accadde in Florida e la perdita elettorale (in termini assoluti) del 2000 nel contesto della sua fede?


Ho vinto con il sistema dei Collegi e non con la maggioranza dei votanti. La gente ne parla, non è una cosa che mi mette in difficoltà. Se le elezioni fossero state a base popolare, avrei fatto un altro tipo di campagna elettorale e avrei speso più tempo nel mio Texas provando a cambiare gli esiti del voto…


Se ti candidi per la Presidenza, non te ne preoccupi. Ripeto: se si vincesse con la maggioranza relativa dei voti, farei una campagna del tutto diversa. Ad esempio, se si comprano spazi televisivi in posti dove si ha consenso, si può sperare di raggranellare persino 100.000 voti in più del previsto. Ma sono soldi spesi male se quel collegio è già “sicuro”.


In secondo luogo, il fatto di essere a un passo dall’elezione, ciò che successe quella notte fu un test di pazienza molto interessante. E’ come se a un maratoneta che ce l’ha messa tutta, che è ormai spompato, alla fine della gara un tizio dica: “Dimenticavo: la gara è di 29, non di 26 miglia!” Sembrava non finisse mai, allora Laura ed io ci siamo rifugiati nel nostro ranch lasciando ai migliori del nostro staff il controllo degli ultimi voti — James Baker e altri — rimanendo pronti ad assumere la presidenza se questo fosse stato il caso. Riuscii a rimanere calmo durante tutta la vicenda. Passavo molto tempo all’aria aperta. Ero spossato. Sapevo di aver dato del mio meglio e naturalmente volevo vincere proprio come prima, anche se con un sentimento diverso visto che, a un certo punto, era diventata una questione legale da risolvere. E’ stato un momento di sbandamento per tutto il popolo americano. Adesso che è finita, fa parte della mia presidenza e sarà sicuramente un fatto interessante che la storia ricorderà.


A proposito della storia… un presidente non si dovrebbe preoccupare di come la storia lo giudicherà, perché finirebbe per essere condizionato dagli editoriali, scambiando per storia la mera cronaca. Quando poi proviamo a fare cose grandi — puntare a grandi obiettivi — favorire mutamenti culturali o uscire vincitori da questa lotta, la storia ci metterà un po’ per valutare con serietà le qualità e l’impatto di una presidenza. Se invece ti limiti a piccole cose, forse bastano 20 anni per tirare le somme. Non è il mio caso. Non pensate che mi preoccupi del giudizio della storia: del resto, la storia del presente verrà a breve scritta solo da persone che non mi avrebbero mai voluto in questo ruolo.


Quali i Presidenti che lei maggiormente ammira?


Lincoln, perché aveva una visione degli Stati Uniti e non la non sacrificò. Avrebbe con molta facilità potuto cedere alle pressioni e dire “Facciamola finita: avremo solo due paesi invece di uno”. Lincoln… a causa del Proclama di Emancipazione. Nel bel mezzo di una guerra, sostenne un grandioso progetto di speranza. Sto leggendo proprio ora il libro di Alexander Hamilton e sto imparando qualcosa in più su George Washington. E’ molto istruttivo capire l’itinerario degli Articoli della Confederazione. Viviamo oggi in un mondo che pretende la fioritura di un regime democratico in Iraq in soli 365 giorni… e la fretta per venire incontro a queste aspettative crea ulteriori problemi… in ogni caso non so molte cose su Washington…Il presidente che ammiro di più è Lincoln.


Sapete, poi, che ho ammirato Reagan. Ha fatto la storia anche perché col vigore assoluto dell’ottimismo, con la sua personalità e stile manageriale, fu capace di innalzare lo standard di una presidenza e lo spirito del paese. Ha quasi ridefinito la nozione di Presidente.


Poi, citerei Franklin Roosvelt. Si trovò a fronteggiare un altro “-ismo”, vide chiaramente il problema e riuscì a portare il paese fuori pericolo. L’opinione pubblica era contraria al suo programma “lend-lease” [fornire soldi, armi e materie prime ai paesi alleati N.d.M.] . Si diceva che una politica del genere avrebbe causato il suo impeachment. Non andò così. Roosvelt aveva solo capito qual era la posta in gioco, e, rimase fermo nelle sue decisioni.


E’ molto interessante. Ho nello staff, mio e di Mike Gerson, un tizio brillante che scrive gran parte dei miei discorsi. E questa persona mi disse “La cosa interessante di Franklin Roosvelt”— avrei dovuto tenere un discorso quel Sabato al World War II Memorial — “è che tutta l’energia che spese per fare il presidente fu poi inoculata nel corpo dell’America. Questo paese veniva dalla Depressione, era isolazionista, rifiutava di accettare il suo posto responsabile nella storia e si rialzò come gigante della democrazia. Roosvelt perse progressivamente le forze man mano che le acquistava il paese. E’ come se avesse dato l’anima … “


Ammiro i presidenti che riescono a vedere dove stanno andando e hanno il coraggio di dirigere — la tenacia e la voglia di dirigere la nazione.


Pensa che l’emendamento federale sul matrimonio dovrebbe essere trattato come cosa più urgente?


Le persone devono capire che la definizione di matrimonio è stata subdolamente cambiata. Ecco perché ho pensato a un emendamento costituzionale che tuteli la definizione di matrimonio contro quei cambiamenti di essa che alcune sentenze potrebbero motivare.


Pensa ancora a buoni da distribuire per far livellare i campi da gioco?


Se ne occuperebbe principalmente l’ Alcohol and Drug Addiction Initiative.


Può essere estesa ad altri soggetti?


Spero di sì: penso a programmi riabilitativi per ex-detenuti…L’idea è di sostenere finanziariamente la persona per dargli la libertà di scelta, basata su motivazioni religiose o altro. Ci siamo impegnati — come non era mai stato fatto prima — in un programma di disintossicazione da 100 milioni di dollari. Big Marvin Olasky, naturalmente, è molto coinvolto in campagne filantropiche a motivazione religiosa in Texas; quelle che hanno un altro di ispirazione, se volete proprio che ve lo dica — sembrano avere una marcia in meno…


In che modo il compassionate conservativism potrà farsi strada all’estero in posti come Cuba?


La cosa straordinaria circa le attività caritative a motivazione religiosa è che sono molto più “avanzate” del governo —npenso alle Catholic Charities, al lavoro in Sudan. … Vi sono comunità animate dalla fede che nel sud del Sudan nutrono quelle popolazioni e le tutelano dalla schiavitù. Si tratta di un impegno monumentale. Queste organizzazioni sono assai più avanti del governo degli Stati Uniti nei rapporti interpersonali del mondo. Sono capaci di costruire orfanotrofi, far accettare ministri di culto o missionari. Le comunità di fede sparse nel mondo sono la migliore rappresentazione della compassione del nostro paese. E se avete capito ciò che intendo… vorrei darvi spunti di meditazione differenti.


Il problema di Cuba? Non è possibile puntellare un regime tirannico e corrotto con azioni che sembrano generose. Mi riferisco al turismo. Vai a Cuba. Porti dollari sonanti… ma le persone vengono pagate con pesos senza valore… Il turismo sostiene un governo dispotico e non è giusto. L’idea che il capitalismo possa rovesciare automaticamente il sistema è stata mentita dai fatti. Se io faccio affari con Fidel, Fidel ha una grande opportunità per sostenere se stesso. Vi rendete conto che è il tipo di persona che recentemente ha imprigionato bibliotecari per quello che stavano facendo. Ecco quello che è: un prepotente come vicino di casa. Un giorno vi sarà libertà.


In politica estera, non vorrei mai usare il cibo come arma diplomatica. Piuttosto il contrario. Mi piacerebbe usare il cibo per aiutare la gente che ha fame. E del cibo infatti arriva in Corea del Nord. Ma come essere sicuri che stiamo dando da mangiare al popolo e non ai loro generali?


La mia politica è comunque quella di dare supporto a quelle associazioni caritative con motivazioni religiose, perché questo causi un ulteriore espansione delle loro attività.


Abbiamo messo a punto modalità di finanziamento che non si interessano solo di grandi organizzazioni come le Catholic Charities, ma anche di piccole, come la Fishing School, qui a Washington: i suoi militanti partono da piccoli gruppi di preghiera che si allargano fino a coinvolgere 1000 persone alla volta. Non mi fraintendete. Non dico che queste associazioni vivono grazie al governo, esse esistono da quando esiste la fede. Diamo solo una piccola spinta per permetter loro di uscire per strada senza che la loro missione si corrompa.


Lei appartiene a una denominazione religiosa e questo influenza le sue scelte. D’altro canto deve trovare un’equilibrio e non finanziare una denominazione in particolare. Riesce a conciliare queste esigenze?


Il mio compito consiste nel far capire al popolo, come Presidente, che esiste la libertà di pregare nel modo scelto da ciascuno. Andrò oltre. Si può amare la patria anche non credendo nell’Onnipotente. Puoi onorare il tuo paese ed amare la patria quanto il prossimo.


Le sue convinzioni personali su Israele e la Terra Santa sono quelle condivise da cristiani conservatori alla Pat Robertson?


Fatemi fare una premessa. In Israele vedo un amico e un alleato della democrazia in una zona accidentata. E’ per questo che, punto primo, mi sono impegnato — ed è un impegno del governo molto serio — di combattere al fianco di Israele contro chiunque voglia cancellarlo dalla faccia della Terra. In secondo luogo, la migliore soluzione per la pace in quella parte del mondo è che vi sia uno stato palestinese pacifico e democratico retto da uomini e donne che abbiano a cuore le speranze del popolo palestinese e non aspirazioni personali corrotte. Credo che questo sia possibile.


Lo sviluppo di uno stato palestinese — insieme a quello di un Iraq libero — sarà un grande agente di cambiamento in quella parte del mondo che ha disperatamente bisogno di società libere; ne conseguirà libertà religiosa, e la possibilità di poter realizzare le proprie aspirazioni. Una società, in altre parole, ottimista, piena di speranze.


Sono stato in Israele. Anche io la vedo come una Terra Santa. Un pezzo di terra molto prezioso che è una parte importante della storia del mondo. Sono consapevole che è mio compito usare il prestigio e il potere dell’America per provare a portare la pace. Sì: usare una combinazione di entrambi. Nella mia posizione puoi essere d’aiuto solo essendo pragmatici e riconoscendo le pressioni in atto per diffondere per il tutto il mondo conflitto, violenza e terrore. Ecco perché ho preso certe decisioni. Ho adottato la prospettiva di fronteggiare questo momento storico per lasciare al mio futuro un mondo più pacifico, per il bene di tutti.


Qual è l’aspetto più duro di una guerra dal suo punto di vista, e quale il peso della sua fede cristiana nella sua percezione della guerra?


La morte. Questo è l’aspetto più duro di ogni guerra. Sapere un padre, una madre, un marito, una moglie, un figlio o una figlia solo soli e tristi e soffrono per la perdita di una persona cara. La mia fede mi sostiene perché chiedo a Dio benedizione, forza, perdono e amore. E naturalmente trovo il sostegno anche delle persone care. Parte del mio lavoro consiste nel dare conforto, come meglio posso. Entrare in stanze piene di gente — o con una sola persona — che hanno perso una persona cara. E abbracciarli con affetto, ridere con loro, piangere con loro, confortarli e fare tutto ciò che può suggerire un momento di ispirazione. Dopo molti di questi incontri, mi rendo conto che le persone che erano lì per essere confortate diventano fonte di conforto per me. Vi dirò le conseguenze pratiche nello stare con persone di tale forza. Ascolti le affermazioni straordinarie dalle bocche di queste anime sofferenti che molte volte sono ispirate dall’Onnipotente. E’ una riaffermazione potente della fede sentire — in presenza del dolore — parole piene di speranza e così confortanti.


Essere una persona di fede credo aiuti a conservare una prospettiva nel frastuono, nella pressione, nel bailamme di Washington. La fede di una persona aiuta a mantenere una prospettiva a e a metterla a fuoco. E’ una preghiera che faccio spesso: chiedo che la luce di Dio brilli riesca a trapelare attraverso di me, non importa quanto sia opaca la finestra.


Vivo in un mondo fosco pieno di falsità, di tiri mancini anche in politica, per questo sono molto attento a fare un uso proprio della fede. Con la tua fede non puoi venire a compromessi e se la usi come strumento per accaparrare voti sarai alla fine condannato. Perciò il modo migliore per la fede di operare in qualcuno è, come ho detto, lasciare che la luce brilli senza che il mio possa essere confuso con il ruolo di un predicatore. Questo si può fare solo provando ad essere se stessi senza superare la linea di confine tra la religione e la politica. In America la separazione tra la Chiesa e lo Stato è un principio importante. Proprio per questo è importante che gli uomini di fede partecipino attivamente alla vita dello stato.


Bene! Spero che anche per voi si sia trattato di un tempo speso piacevolmente. Oggi mi aspettano altri impegni. Grazie del vostro tempo.


(C) Sheryl Henderson Blunt
is Senior News Writer for
Christianity Today