Il Governo impugna anche lo Statuto dell’Umbria

Coppie di fatto, dopo la Toscana bocciata l’Umbria

REGIONI / Lega e An premono su Forza Italia, il governo impugna lo Statuto davanti alla Consulta. Una decisione in realtà sofferta. Perché ieri sera non ha incontrato l’unanimità nel Consiglio dei ministri: il parere contrario è stato espresso dal titolare degli Affari regionali, Enrico La Loggia, che in questo modo ha voluto distinguersi dagli altri colleghi della Casa delle Libertà. Ed è un parere che pesa dato che si tratta di un ministro del partito di Silvio Berlusconi. E due: dopo la Toscana ora tocca all’Umbria. Aveva, come la Regione confinante, elaborato ed approvato il suo Statuto, secondo quanto prescrive la legge, ma il governo ha deciso di impugnarlo. Una decisione in realtà sofferta. Perché ieri sera non ha incontrato l’unanimità nel Consiglio dei ministri: il parere contrario è stato espresso dal titolare degli Affari regionali, Enrico La Loggia, che in questo modo ha voluto distinguersi dagli altri colleghi della Casa delle Libertà. Ed è un parere che pesa dato che si tratta di un ministro del partito di Silvio Berlusconi. Come per la Toscana, ugualmente guidata dal centrosinistra, lo scoglio principale per il governo è stato individuato nella politica per la famiglia, a partire dalle coppie di fatto. Ma alla fine l’opposizione allo Statuto, che sarà impugnato davanti alla Corte costituzionale, sarà espressa in modo articolato e riguarderà diversi punti (forse più di dieci): basta pensare che dietro il “no” deciso dal governo ci sono i pareri contrari degli esperti di sette ministeri.
Oltre alla famiglia e alla tutela alle coppie di fatto, argomento che peraltro viene affrontato in modo diverso (dal punto di vista formale) rispetto alla Toscana, ci sono infatti altri argomenti contestati come le incompatibilità tra assessori e consiglieri e alcune decisioni che riguardano le schede elettorali. Ma tutta la materia, prima di essere presentata alla Consulta, dovrà essere aggiustata e limata dai tecnici di Palazzo Chigi.
Il ministro forzista Enrico La Loggia non ha quindi approvato lo stop imposto dai colleghi e incassa l’applauso del presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti, che, senza affrontare i punti contestati, denuncia: “Ancora una volta lo scontro politico è prevalso sulle ragioni di merito”. Perché, fa notare, si tratta, come la Toscana e il Comune di Genova, di giunte governate dal centrosinistra. Ma più in generale la decisione del governo scatenerà nuove polemiche tra maggioranza e opposizione anche perché, sempre ieri, il Consiglio dei ministri ha invece approvato lo statuto della Regione Lazio (guidata invece dal centrodestra). E lo scontro tocca da vicino anche il più ampio tema del federalismo, in questi giorni al centro delle attenzioni politiche della Casa delle Libertà.
Ieri l’argomento è stato trattato anche nel pranzo di lavoro, il primo dopo l’estate, tra Silvio Berlusconi e il leader dell’Udc Marco Follini. Che hanno anche affrontato gli altri temi politici di questo inizio settembre, dalla Finanziaria alla crisi dell’Alitalia. Ma le riforme istituzionali sono state oggetto anche del nuovo incontro tra i “saggi” del centrodestra. Berlusconi è ottimista: “Tutto procede bene”. E un po’ tutti i rappresentanti dei partiti invitati al tavolo concordano sul buon clima che accompagna i lavori. Ma per capire se potrà esserci davvero un accordo occorrerà attendere la prossima settimana. Il prossimo incontro dei “saggi” è fissato per mercoledì anche se il momento della verità coinciderà con il previsto vertice dei leader della maggioranza.
Il ministro per le Riforme, Roberto Calderoli, annuncia che ciò avverrà venerdì prossimo. Sarà allora che emergeranno dalle nebbie i diversi orientamenti sulla “clausola di supremazia” e sull'”interesse nazionale”. In altre parole ci sarà il confronto tra le tesi dell’Udc favorevole a fare prevalere lo Stato sulle Regioni su non poche materie e la Lega che ha sempre avuto un parere opposto. Senza parlare del Senato federale e soprattutto del premierato. Tutte materie dove il dialogo e il confronto potranno trasformarsi nuovamente in scontro ponendo nuovi problemi alla tenuta del governo, già alle prese con l’altrettanto faticoso iter della Finanziaria.

Corriere della sera 4 settembre 2004