I segnali di ottimismo nel movimento pro-vita

NEW YORK, giovedì, 3 marzo 2005 (ZENIT.org).- Padre Frank Pavone sostiene che il movimento abortista sia destinato ad un vicolo cieco, poiché “l’aborto in sé contiene i semi della propria distruzione, come ogni male”. Il Direttore di Priests for Life (Sacerdoti per la vita) ha condiviso con ZENIT in questa intervista il proprio punto di vista sul movimento.


 

A gennaio c’è stata una Marcia per la vita (March for Life) a San Francisco, dove fino a poco tempo fa il numero degli aborti superava quello delle nascite. La scorsa primavera, gli attivisti pro-vita erano una presenza importante alla Marcia pro-aborto per la vita delle donne (March for Women’s Lives) a Washington D.C. Il movimento pro-vita sta forse incamminandosi in una diversa direzione, andando in “territorio nemico” e avvicinandosi alle numerose donne che hanno avuto degli aborti?


Padre Pavone: Quello di recarsi in territorio nemico, costituisce un elemento essenziale del movimento pro-vita sin dall’inizio, perché è una parte sostanziale dell’evangelizzazione. Il messaggio del rispetto della vita significa che noi rispettiamo anche coloro che ci odiano, che non concordano con noi e appoggiano ciò che noi detestiamo.


Il fatto che la Marcia per la vita si stia espandendo in zone come San Francisco, e che la gente del movimento pro-vita stia andando nel cuore delle manifestazioni abortiste, è un segnale di consapevolezza, da parte del movimento, del valore del proprio messaggio.


Janet Morana, la Codirettrice di Priests for Life, stava partecipando ad una contromanifestazione durante la Marcia per la vita delle donne, quando le si è avvicinata una donna abortista che le ha detto: “non posso più continuare a sfilare con questa gente, voglio unirmi a voi”. Così la donna ha distrutto il proprio cartellone pro-aborto e ha iniziato a sfilare con un cartellone pro-vita.


Questi eventi indicano anche quanto sia giovane il movimento, poiché molti dei partecipanti, di entrambi i fronti, sono giovani che portano con sé una nuova consapevolezza di quanto l’aborto sia dannoso per le donne e per loro stessi.


L’esperienza di coloro che hanno avuto degli aborti è particolarmente significativa oggi giorno, perché esiste ormai una gran quantità di prove sui dannosi effetti derivanti dall’aborto.


L’attenzione riservata alle manifestazioni davanti alle cliniche negli anni scorsi sembra essersi affievolita. Cosa è accaduto con le proteste contro le cliniche? Quali strategie si stanno utilizzando? Quali successi hanno ottenuto ultimamente?


Padre Pavone: La presenza fisica al di fuori delle cliniche prosegue, e i gruppi che riscuotono i maggiori successi sono gli Helpers of God’s Precious Infants e i Face the Truth tours.


GliHelpers, fondati dal mio collega il monsignor Phil Reilly di Brooklyn, concentrano centinaia di persone in un solo momento al di fuori delle cliniche abortiste. Solitamente sono guidati da un Vescovo e infondono un profondo senso di sicurezza e tranquillità, iniziando con la celebrazione eucaristica in chiesa, per poi sfilare scortati dalla polizia mentre recitano il rosario e ritornare infine in chiesa.


La presenza del Vescovo, naturalmente, è considerata come una garanzia del fatto che in queste attività non vi è nulla di contrario agli insegnamenti della Chiesa. Inoltre la fervorosa preghiera del rosario dà un senso di familiarità ai cattolici praticanti che partecipano.


Anche i Face the Truth tours si stanno diffondendo notevolmente. A volte si svolgono davanti alle cliniche, ma spesso anche su altre strade, e consistono in gruppi di persone che sfilano pregando e brandendo cartelli che mostrano immagini reali dei bambini abortiti.


Queste attività riscuotono una crescente adesione, perché la gente comprende che esistono alcuni principi nella storia dei movimenti sociali, sulla scorta dei quali le forze sociali hanno lottato per sradicare l’ingiustizia rendendo visibile l’immagine delle vittime di quell’ingiustizia.


Il movimento per i diritti civili, il movimento per la riforma del lavoro minorile e il movimento abolizionista sono solo tre esempi di movimenti che hanno raggiunto i loro obiettivi costringendo la società a vedere la violenza che i responsabili volevano invece nascondere.


Con Priests for Life noi abbiamo sponsorizzato un Face the Truth tour di 10 giorni, che ha percorso tutti e cinque i quartieri di New York nel 2003. Ogni giorno vedevamo donne che ci si avvicinavano per raccontarci di come le immagini che noi esponevamo erano riuscite a convincerle a non abortire.


In che occasione il movimento ha riscosso il maggiore successo nel contribuire a limitare e porre fine all’aborto? Il movimento è riuscito realmente a produrre un cambiamento nella cultura, o ha semplicemente ottenuto l’effetto di ostacolare l’accesso alla tecnica?


Padre Pavone: In realtà è lo stesso aborto che è riuscito maggiormente ad allontanare la gente da questa pratica, piuttosto che il movimento pro-vita. Voglio dire che l’aborto in sé contiene i semi della propria distruzione, come ogni male.


Io credo nella legge del “vicolo cieco”, per cui se percorri una strada ignorando il cartello che dice che è senza uscita, presto o tardi ti dovrai accorgere che si tratta di un vicolo cieco.


Molti hanno ignorato i cartelli esposti dal movimento pro-vita, che avvertivano la società che l’aborto non è una soluzione. Ma avendo poi percorso personalmente quella strada, si sono accorti direttamente di quanto sia devastante. Adesso stanno tornando indietro pentiti e sanati, diventando essi stessi un segno, come i cartelli.


Per questo Priests for Life ha contribuito a fondare la campagna Silent No More (Mai più in silenzio), al fine di dare alle donne ferite dall’aborto l’opportunità di dare testimonianza del loro dolore e di come si sono sanate. Le voci di queste donne stanno ottenendo un grosso impatto, ed iniziano ad incrinare le posizioni dei gruppi pro-aborto, i quali sostengono di essere “pro-donne” e a favore della loro vita e della loro salute.


La cultura sta cambiando a favore della vita. Anche in campo legislativo e politico sono stati ottenuti dei risultati, anche se essi sono per definizione graduali. In questo senso, la normativa pro-vita firmata dal Presidente George W. Bush rappresenta una base significativa per il definitivo recupero della tutela dei nascituri


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