I paletti del ministero alla rianimazione dei prematuri

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«Non rianimare a 22 settimane. E va valutata la possibile disabilità»

Fa discutere il documento conclusivo elaborato dal gruppo di esperti nominati dal ministro della Salute Livia Turco per indicare quali cure prestare ai neonati di età gestazionale estremamente bassa…


Sarà trasmesso al Consiglio superiore di sanità il documento conclusivo elaborato dal gruppo di esperti nominati dal ministro della Salute Livia Turco per indicare quali cure prestare ai neonati di età gestazionale estremamente bassa (tra le 22 e le 25 settimane): è quanto ha fatto sapere un comunicato del che ha indicato anche alcuni criteri adottati. Nello specifico viene indicata la modalità di cura e assistenza rispetto alle età gestazionali, ma a far discutere sono anche altri due punti: la richiesta di «condividisione» dei genitori di ogni decisione e la considerazione della possibile disabilità nella valutazione sull’assistenza da prestare ai bambini pretermine.
Il gruppo di lavoro, coordinato da Franco Cuccurullo (presidente del Consiglio superiore di sanità, Css) e da Maura Cossutta (consigliere del ministro Turco), aveva iniziato i suoi lavori nell’aprile del 2007 col compito di fornire un parere qualificato (ne fanno parte presidenti di società scientifiche di ginecologi e neonatologi) in vista della emanazione di una Raccomandazione del ministero a tutti gli operatori coinvolti nella gestione delle gravidanze a rischio e dell’assistenza ai neonati pretermine. Nelle scorse settimane però, il ministro della Salute ha incaricato direttamente il Css di fornire un’indicazione circa l’epoca della possibilità di vita autonoma del feto, in relazione alle discussioni sul limite da porre alla pratica di interrompere la gravidanza dopo il primo trimestre. A questo punto il parere del comitato di esperti sarà trasmesso al Css che risponderà al ministro. Negli stralci diffusi dal comunicato del ministero si evidenzia che «per quanto riguarda le modalità di cura e assistenza rispetto alle età gestazionali il documento indica che: tra 22 settimane e 0 giorni e 22 settimane e 6 giorni “al neonato devono essere offerte solo le cure compassionevoli, salvo in quei casi, del tutto eccezionali, che mostrassero capacità vitali”; tra 23+0 e 23+6 settimane “quando sussistano condizioni di vitalità, il neonatologo, coinvolgendo i genitori nel processo decisionale, deve attuare adeguata assistenza, che sarà proseguita solo se efficace”; tra le 24+0 e le 24+6 settimane “il trattamento intensivo è sempre indi­cato e va proseguito in relazione alla sua efficacia”; a partire da 25+0 settimane di età gestazionale vi è elevata probabilità di sopravvivenza, anche se dipendente da cure intensive».
Nelle raccomandazioni sull’assistenza ai neonati di 22-25 settimane, continua il documento, si precisa che «ogni decisione deve essere individualiz­zata e condivisa dai genitori, sulla base delle condizioni cliniche del neonato alla nascita e non può prescindere dalla valutazione dei dati di mortalità e disabilità riportati in letteratura riferiti alla propria area».
«In realtà il documento aveva preso come base la cosiddetta “Carta di Firenze” – sottolinea Claudio Fabris, presidente della Società italiana di neonatologia – che indicava li­miti ben più drastici. Sono stati smussati alcuni angoli, ma qualcosa è rimasto. Comunque aspetterei la formulazione finale che farà il Consiglio superiore di sanità». Molto meno ottimista il neonatologo Carlo Bellieni (Policlinico Le Scotte di Siena): «Trovo molto discutibile il coinvolgimento dei genitori, che si trovano in una condizione emotiva terribile, quando ogni minuto perso nel rianimare può comportare gravi danni neurologici al neonato». Inoltre, osserva Bellieni, «mi pare grave decidere della vita o della morte di un bambino in previsione di una possibile disabilità. Infine ricordo che in sala parto non vi è nessuna certezza nella prognosi».

di Enrico Negrotti
AVVENIRE 23 gennaio 2008