Lombardia e aborto: il Tar boccia le linee guida sulla 194

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Limite per l\’aborto a 22 settimane. Bocciato Formigoni

Il Tar della Lombardia ha accolto il ricorso della Cgil contro le linee guida di applicazione della legge 194 proposte dal Pirellone.

 

Il limite torni a ventiquattro settimane. Il Tar della Lombardia ha bocciato le nuove linee guida della giunta Formigoni sulla legge 194. Alcune modifiche che prevedevano, tra le altre cose, che l\’aborto terapeutico non fosse più praticato oltre le ventidue settimane e tre giorni dal concepimento del feto, invece delle ventiquattro generalmente accettate. Il ricorso era stato presentato da alcuni medici milanesi aderenti alla Cgil. «È stata ripristinata la libertà delle donne – spiega il segretario regionale per la Lombardia Susanna Camuso – ora la Regione [deve] dare attuazione alla sospensiva e ripristinare la libertà dei medici sottoposti a indebite pressioni». Un appello che la Regione pare già pronta a respingere: «Questo ricorso appariva del tutto insussistente dall\’inizio – spiega Roberto Formigoni – quando poi avremo modo di capire le motivazioni di questa sospensoria, potremo prepararci per ricorso immediato al Consiglio di Stato». Il Pirellone, infatti, nutre ancora seri dubbi sul perché il Tar abbia deciso di bloccare tutto: «Abbiamo appreso della cosa leggendo un sito Internet del tribunale – spiega il governatore – francamente è un modo di operare che non ci può piacere». La legge 194 prevede che dopo i primi novanta giorni, periodo in cui è consentita l\’interru zione volontaria di gravidanza, si possa intervenire per procurare un aborto solo «quando il parto comporti un grave pericolo per la vita della donna». Questo perché solo dopo quel momento si può parlare di vita autonoma per il feto. Secondo la Regione, però, le moderne tecnologie consentirebbero di tenere in vita un neonato già dopo la ventiduesima settimana di gestazione. «Si tratta – spiega l\’assessore alla Sanità Luciano Bresciani – di una decisione strettamente connessa alle attuali evidenze scientifiche che, grazie ai notevoli passi avanti della medicina, con il passare del tempo richiedono di adeguare un limite temporale che la legge non può stabilire a priori. E i dati scientifici oggi a disposizione indicano infatti che a ventitré settimane di età gestazionale è possibile la vita autonoma del neonato». La modifica che era stata accolta con favore anche da buona parte del mondo scientifico. «È stato compiuto un passo in avanti verso la piena attuazione della legge 194 – diceva la dottoressa Alessandra Kustermann, responsabile del Servizio Diagnosi Prenatale della Fondazione Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena – in particolare dell\’articolo 1 dove si dice che la vita va tutelata sin dal suo inizio».

di Lorenzo Mottola
LIBERO 10 maggio 2008