Fecondazione: delusione di FattiSentire per le decisioni della Consulta

Referendum procreazione assistita: alcune associazioni cattoliche soddisfatte per la decisione della Corte. FattiSentire.net è invece delusa per la vigliaccheria della Consulta.


Il mondo cattolico è già diviso: il Meic rinuncia a difendere la vita umana per compiacere lobbies politiche. Luci da un ‘intervista di Mons. Fisichella. 




ROMA, giovedì, 14 gennaio 2004 (ZENIT.org).- Il Forum delle Associazioni Familiari, il Movimento per la Vita e il Forum degli Operatori Sanitari hanno espresso il 14 gennaio la loro soddisfazione per la sentenza della Corte Costituzionale che ha giudicato inammissibile il referendum di abrogazione totale della legge 40.

Il 13 gennaio la Consulta ha dichiarato ammissibili altri quattro referendum di abrogazione parziale della legge che riguardano: il limite alla ricerca sperimentale sugli embrioni; le norme sui limiti all’accesso alla procreazione medicalmente assistita; le norme sulle finalità, sui diritti dei soggetti coinvolti e sui limiti all’accesso (in particolare per la cancellazione totale dell’art. 1 della legge sui diritti del concepito); il divieto di fecondazione eterologa.

In un comunicato diffuso il 14 gennaio, Luisa Santolini, presidente del
Forum delle Associazioni Familiari , ha affermato che “bisognerà attendere la pubblicazione delle motivazioni, ma già da ora è evidente il no della Corte ad un ritorno al Far West”.

“L’auspicio è che la campagna referendaria che si prospetta raccolga il messaggio dei giudici costituzionali e, superando la stantia ed artificiosa contrapposizione tra cattolici e non cattolici, non voglia spostare indietro le lancette della storia e restituire l’Italia ai signori di provetta selvaggia”, ha aggiunto.

“La Corte avrebbe probabilmente potuto avere un maggior coraggio” ha invece affermato Carlo Casini, presidente del
Movimento per la Vita , “e con coerenza intervenire anche sugli altri quesiti che, qualora fossero approvati, aprirebbero ugualmente le porte ad un far west di fatto, ma siamo in ogni caso soddisfatti del segnale inequivocabile che dalla Corte arriva”.

Domenico Di Virgilio, presidente del Forum degli Operatori Sanitari ha concluso precisando che “Con la sentenza di oggi si apre di fatto la campagna referendaria nella quale si impegneranno tutti i difensori della legge 40, laici o cattolici che siano”.

“Le nostre associazioni che sono state in prima linea nel richiedere e sostenere quella legge, saranno in prima linea nel difenderla. E siamo sicuri che la maggioranza degli italiani sarà con noi, specie se potrà contare su un’informazione completa e corretta”, ha quindi dichiarato.

Il Presidente del
Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale (Meic), Renato Balduzzi, ha fatto notare che “qualora alla consultazione referendaria dovesse partecipare il quorum degli elettori richiesto e dovessero prevalere i sì, la legge così modificata risulterebbe esposta a molteplici vizi di costituzionalità (tutela della salute, diritti della famiglia e tutela giuridica e morale del figlio)”.

“Sarebbe importante che il Legislatore e i cittadini che saranno chiamati alle urne tenessero ben presente questo rischio”, ha poi avvertito Balduzzi.

Alla luce di queste riflessioni, il presidente del Meic ha osservato che “sarebbe auspicabile un intervento del Parlamento per modificare la legge ed evitare la consultazione referendaria a condizione che tutte le posizioni dei diversi schieramenti siano tenute in debita considerazione”.

Contro una modifica della legge si è però pronunciato monsignor Rino Fisichella, Vescovo ausiliare di Roma e Rettore dell’Università Lateranense il quale in un intervista concessa al “Corriere della Sera” (14 gennaio 2005) ha affermato che “ogni modifica sarebbe peggiore. Meglio affrontare i referendum”.

“Non vedo come si possa arrivare a modificare la legge in un modo realmente migliorativo – ha spiegato Fisichella –. D’altra parte tentare una modifica a ogni costo, per evitare i referendum, mi sembrerebbe poco corretto o quantomeno poco coerente nei confronti dei cittadini a cui viene chiesto di esprimersi”.
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