Il Papa che ha smascherato il male
Quello che Ratzinger non perdona all’Onu e al club sovranazionale dei paladini della purezza e della scienza è il peccato contro lo Spirito, il più grave. Negare non solo la verità, ma la possibilità stessa che ce ne sia una…
di Farina Renato
Caro direttore,
Vorrei parlare con te e i tuoi lettori di una persona che ci sta molto a cuore. Lo faccio su Tempi, perché so che qui mi capirete di più. Ho paura che provino presto a eliminarlo. Non penso soltanto moralmente, ma proprio fisicamente. Nessuno come lui aveva mai osato tanto. Non si è messo solo contro i cattivi, ma anche contro i capi dei “buoni”. Quest’uomo si chiama Joseph Ratzinger. Non scrivo “il Papa” o “Benedetto XVI”. Sia chiaro: lo riconosco per tale, dico grazie a Dio che ce lo ha dato e scaglierei fulmini e anatemi su quanti ce lo vogliono togliere. Però qui invito a vederlo spogliato dalla sua veste bianca, dalla sua autorità di pontefice e dalle solennità vaticane. Oggi egli è inerme, abbandonato da tutti, stanno contando tutte le sue ossa. Egli è davvero l'”alter Christus”, il povero di cui parla il Vangelo e profetizzava Isaia, l’uomo post-moderno che è stato guarito dalla lebbra e torna festante da Gesù, come un mendicante contento, a ringraziarlo, e mette tutta la sua fede in Lui. Conosce Cristo, gli è amico, nulla si può desiderare di più, per questo rischia. Conosce l’umanità di Cristo, la sua pietà per il popolo, lo ha visto piangere per la donna di Nain e per la folla in riva al lago senza pastore, per Gerusalemme, per Lazzaro, e poi ridere ai bambini e a Zaccheo.
Joseph Ratzinger si comporta come il pescatore di Galilea: il Papa è un uomo, non un simbolo, Pietro era un semplice uomo. Allo stesso modo che Dio non è un Concetto sopra le nubi ma un Uomo ferito nel cui costato un tale incredulo ha infilato la mano. Ratzinger vede la realtà avendo negli occhi lo stesso sguardo che ha sentito e sente amoroso su di sé. Egli ripete argomentando e pungendo due parole su Cristo incarnazione di Dio: amore e speranza. Dopo di che vede il nemico di questo amore, di questa speranza e lo indica e gli leva la maschera. Certo quel nemico lavora dentro ciascuno di noi, fa leva su quella debolezza dovuta al pec-ca-to-o-ri-gi-na-le (con voi di Tempi posso parlare senza troppi giri di parole). Coincide con l’apparenza della forza: è l’orgoglio, è la presunzione di salvarsi da soli. Lo si fa per non disperarsi, ma è la faccia proterva della disperazione: sono due sorelle la superbia e la disperazione. Queste due essenze mortifere hanno oggi un’incarnazione impensabile secondo la profezia di Solov’ev nell’Anticristo – nel potere più buono e dolce, rispettoso e umano che ci sia. Esso ha stabilito il suo trono su una specie di blocco di marmo alto un chilometro, un parallelepipedo immacolato i cui lati e le cui linee d’oro si chiamano “diritti dell’uomo”. Pretende di salvare gli uomini eliminando Dio, posto fuori dalla ragione e perciò reso insignificante; allo stesso modo ama adornarsi del nome di Cristo, trastullandosi magari con il suo nome, ma pretende di isolarlo nelle sfere private o come sottosezione nazarena della Croce o Mezzaluna o Stella di Davide rossa, tanto è uguale, conta lei, conta l’Onu. L’Onu con tutta la schiera di massime associazioni sovrannazionali e sovrumane come Amnesty International e la congrega di difensori della purezza della terra e della scienza.
Così Joseph Ratzinger ha accusato l’Onu e gli organismi sovrastatali, dove ormai si concentra il massimo potere sulle coscienze, di peccato contro lo Spirito, il più grave e irredimibile. Negare non la verità, non solo essa, ma la possibilità stessa che ci sia, sostituendola con le tavole delle convenzioni universali e progressiste, è l’offesa più grande, priva Dio e gli uomini del dramma della libertà di rivelarsi e di accogliere o rifiutare la Rivelazione, perché essa – secondo questo Anticristo – semplicemente non può essere.
Come Davide contro Golia
Nessuno mai è stato così grande e coraggioso come Ratzinger. Lui che non ha l’ampiezza dei gesti, la magnifica teatralità del suo amatissimo predecessore, ha osato andare più in là. Non se l’è presa con la mafia, non ha attaccato gli spacciatori di droga o i terroristi. Lo ha già fatto, non si dimentica di questi delitti e delle loro centrali infami, ovvio. Ma c’è un pericolo maggiore: il monopolio delle coscienze in nome delle Cause buone.
Nei suoi interventi di fine novembre, e nella risposta tra l’irato e l’impacciato dell’Onu e di Amnesty, oltre che dei loro scherani italiani, ho visto il ripetersi del gesto di Davide che affronta Golia, ma stavolta Golia si è riattaccato la testa. Davide vinse, fu re. Adesso è più dura. In Ratzinger si è vista l’umiltà di Giovanni Battista davanti a Erode. Non poteva tacere la verità, non esiste che la si taccia. Non è possibile che in nome dell’equilibrio del potere la menzogna abbia la corona sulla testa. Erode tagliò allora la testa a Giovanni Battista, non si dice di nessuna parola di ribellione: lui doveva diminuire perché qualcun altro crescesse.
Non c’era nulla di tracotante nel Ratzinger di queste dichiarazioni. La sua voce è gentile, la logica candida e mite. Ma le sue parole, senza urla, entrano negli interstizi delle corazze di questa cultura assassina che ci domina. E la scardinano. Chi indossa questa armatura non sopporta, capisce che si squaglia. Allora reagisce. Il Papa ha riaffermato quello che sta dicendo da tempo. «La dittatura del relativismo» ha preso possesso di ogni stanza di comando, università, giornali, tivù, Stati, sopra-Stati. È l’idea per cui l’unica verità ammessa e assoluta è che non c’è verità. Nessuno ne deve avere l’ardire, neanche Cristo. Condizione perché chi si dice cristiano sia sopportato e non sia annoverato tra i fondamentalisti è che costui si limiti a proclamare verità private, buone per chi si vuole iscrivere al suo club. L’unica vera religione universale dev’essere quella dei Diritti umani. Sarebbe bello. Peccato siano però selezionati secondo l’ideologia e il comodo di chi ha elaborato la filosofia alternativa al Mistero cristiano. Anzi sua nemica giurata. Tanto da volerlo morto, azzerato.
Per Biffi «l’attacco è tremendo»
Ratzinger non si è limitato a condannare il relativismo etico. Ha indicato i vertici dove si annida nascostamente. E lo ha criticato non in nome di un’altra etica, ma di una verità sperimentabile nella storia, umiliata e vilipesa, ma risorta. Il nome lo sapete. E non oso più ripeterlo. Non ne sono degno. Ma è Lui. Lui è fantastico, e questo Ratzinger è meraviglioso che sia Papa. E sia vestito di bianco, e non dica queste cose perché ricopre un ruolo, o perché sia ritenuto “autorità morale”. Lo fa semplicemente perché è un uomo, è nato dove è nato, ha gli anni che ha: e crede, crede lietamente e senza paura. Anche se io ho paura per lui. E invito tutti a vigilare, a essere le sue scolte di Assisi, di Roma, di Milano, di Quarto Oggiaro, dovunque ci sia accesa la lampada rossa del Sacramento e un uomo si raduni con un altro in nome Suo.
Nei giorni scorsi ho incontrato il cardinale Giacomo Biffi. Era sereno come sempre. Mi ha spiegato che differenza c’era tra don Luigi Giussani e tutti gli altri che pur credevano e amavano le stesse cose nel seminario di Venegono (tra cui lui, Biffi medesimo). «Don Giussani non sopportava che gli altri uomini non conoscessero chi è davvero Gesù Cristo, verità della loro vita e della storia. Noi stavamo in seminario. Lui saliva su un treno e non poteva non parlarne ai ragazzi negli scompartimenti. Tornava e diceva: Cristo è sconosciuto, non possiamo star seduti. Ribolliva». Così ribolle oggi Ratzinger, con il suo sorriso candido. Ha aggiunto Biffi: «Mai, mai a mia memoria c’è stato un accanimento così protervo contro Cristo, la Chiesa e il Papa. Non bisogna avere paura. Cristo è un Avvenimento, nessuno può estirparlo. Ma questo attacco è tremendo».
Ho scritto a voi per questo.
Tempi num.49 del 06/12/2007