Profanata una chiesa di Trento con urina e manifesti…

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L’avete letto sui giornali?
No. 
Silenziate questa notizia scomoda…


Nella Chiesa di S. Giuseppe a Trento hanno orinato sull’altare. Ne ha dato notizia domenica all’omelia il parroco, e una parrocchiana ha denunciato la cosa all’Adige, giornale locale. Nei giorni precedenti avevano “espletato i propri bisogni corporali” intorno alla Chiesa. Sempre negli ultimi giorni, all’esterno la chiesa è stata tappezzata di manifesti del Pdci e della Rosa nel Pugno. Sono stati coperti anche gli avvisi nelle bacheche. Prima i dispetti e poi l’oltraggio, insomma. Nessun quotidiano nazionale riporta il fatto, perchè evidentemente cose così non fanno notizia. Possiamo immaginare cosa sarebbe successo se fossero andati a pisciare da qualsiasi altra parte (sedi di partito, moschee, dentro casa di qualcuno sufficientemente noto). E allora la notizia la diamo noi.
Di seguito presentiamo la dettagliata interrogazione del consigliere provinciale dell’Udc Pino Morandini…

CONSIGLIO DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO
Trento, 3 aprile 2006
Ill.mo
Giacomo Bezzi
Presidente del Consiglio provinciale
Palazzo Trentini

INTERROGAZIONE
“Sugli incresciosi episodi di profanazione della chiesa di S. Giuseppe in Trento”


Già da un paio di settimane sporadicamente avviene che i muri della chiesa siano utilizzati per attaccare manifesti politici… ma siamo in clima elettorale e sono cose che capitano…
Ma a S. Giuseppe dalla scorsa settimana gli eventi hanno preso una piega davvero preoccupante.
La cosa è cominciata mercoledì sera.
Il parroco ed un gruppo di una trentina di persone, uscendo dalla catechesi degli adulti sono stati “accolti” da manifesti ed adesivi del partito comunista (rifondazione) e della Rosa nel pugno attaccati nella bacheca, sui muri della canonica e della chiesa.
Poco oltre veniva trovata una bambola con i capelli tagliati e barba e baffi disegnati.
I parrocchiani segnalano che da un po’ di tempo c’è chi provvede abitualmente a lasciare i propri bisogni corporali attorno alla chiesa ed all’oratorio, e che i luoghi vengono ripuliti a cura della canonica…
Giovedì però è avvenuto un fatto gravissimo ed increscioso: si è scoperta la pipì sull’altare, che si “espandeva” proprio nel luogo dove i sacerdoti celebrano l’eucarestia.
Qualcuno cioè si è permesso di entrare in chiesa salire all’altare ed ivi lasciare i propri bisogni corporali…
Da quel giorno ogni mattina (venerdì, sabato, domenica ed oggi) il parroco ed alcuni volontari hanno provveduto a staccare dai muri, dalle colonne e dal sagrato, oltre che dalle bacheche parrocchiali dei manifesti della rosa nel pugno e adesivi di rifondazione.
Ovviamente tutti i manifesti delle attività parrocchiali vengono sistematicamente stracciati, coperti e sparsi attorno…
Domenica il parroco ha provveduto ad informare i fedeli della situazione che sta vivendo la parrocchia e del suo dolore e della sua tristezza.
Al termine della celebrazione il parroco, triste ed avvilito, ha narrato come da un paio di settimane nottetempo ignoti vanno tappezzando la chiesa (muri e colonne) ed il sagrato di manifesti ed adesivi e che qualcuno ha lasciato attorno all’altare i propri bisogni corporali, facendo notare che l’altare non è un “angolino”…
Anche tutti i fedeli in chiesa erano avviliti, tristi e partecipi del dolore e del disagio.
Alcuni fedeli hanno informato i giornali.
Un quotidiano (unico a pubblicare la notizia) titolava: “Fanno pipì sull’altare, la rabbia del parroco e a pag. 12 “S. Giuseppe, orinano sull’altare” sottotitolo: “Chiesa tappezzata da manifesti del Pdci e della Rosa nel pugno”.
Il titolo in prima pagina non è corretto e neppure rende conto di quanto è avvenuto.
Il parroco non era arrabbiato era avvilito e preoccupato, forse era stufo… Non era di sicuro un iracondo: ha dato la notizia ai fedeli con gravità e preoccupazione ma toni moderati.
Nel testo dell’articolo di RB si intravvedeva la gravità del fatto, ma l’autore lo bollava più come una “porcheria” che come un grave atto di profanazione di un luogo di culto (anche se a pag. 12 dava atto che “… l’ultimo è una vera e propria profanazione della casa di Dio”).
L’episodio si commenta da solo pure per la violenza insita dell’indegno utilizzo di un luogo di culto riservato alle comunicazioni di una comunità parrocchiale, per appendervi manifesti politici di alcuni partiti che si ritengono “contro”.
Aggiungo a questo la mia personale e pubblica deplorazione anche per l’aberrante violazione di un luogo di culto che non solo squalifica gli autori, ma offende altresì i cristiani e tutti gli uomini di buon senso.
Resta un profondo sentimento di disagio e di amarezza in tutta la comunità cristiana di S. Giuseppe, per quel gesto vergognoso di lasciare i propri bisogni dentro un luogo di culto che rispetto, frequento e, personalmente, amo.
Il tutto alla faccia della “tolleranza” e della “libertà di culto”.
Ciò premesso,
interrogo il Presidente della Giunta provinciale per conoscere:
1. quali provvedimenti intende urgentemente adottare a fronte degli anzidetti fatti;
2. se non intenda dissociarsi pubblicamente non solo da quei fatti, ma dalle formazioni politiche che ne sono responsabili. Perciò se non intenda di disporre immediatamente,
in collaborazione con le autorità statali competenti, un’adeguata vigilanza affinché simili episodi non abbiano più a verificarsi.
A norma di regolamento si chiede risposta scritta.
Pino Morandini*

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*Coniugato con Patrizia e padre di due figli. È giudice del T.A.R. dal 1984, in seguito a pubblico concorso nazionale per esami e per titoli.
Diplomatosi in maturità classica nel 1968, si è laureato in giurisprudenza a Padova, con il massimo dei voti (110/110 ) nell’anno accademico 1971-72.
Ha lavorato dapprima, in seguito a pubblico concorso per esami, presso l’Ufficio legislativo del Consiglio provinciale. Successivamente, a seguito del citato concorso nazionale ha assunto servizio presso il T.A.R.
Nel 1988 è stato eletto per la prima volta consigliere regionale.
Fra i risultati più significativi del suo impegno politico vi sono le leggi regionali costituenti il c.d. “Pacchetto Famiglia” (ivi compresa quella sulla pensione alle persone casalinghe) ed il c.d. “Pacchetto Lavoro” (per i lavoratori in lista di mobilità ) e quelle provinciali in tema di volontariato sociale; di persone diversamente abili e di alunni delle scuole materne portatori di disabilità; di popolazione anziana; di usura.
Ha dato risposte concrete nei settori della scuola e dei soggetti più deboli ed ha provveduto ad avviare con legge la riduzione dei tempi di attesa per le visite specialistiche.
Inoltre ha intrapreso iniziative per rimuovere gli stati di emarginazione, per promuovere la pace e la solidarietà internazionale (Libano, Romania, ex Jugoslavia) e per garantire alle donne di svolgere il proprio ruolo nella famiglia, nel mondo del lavoro, nella società.
Recentemente ha ottenuto, con legge, l’immissione in ruolo degli insegnanti di religione cattolica, definendone lo stato giuridico e ponendo fine al loro precariato.
È fondatore del Movimento per la Vita trentino e vicepresidente del Movimento per la Vita italiano.
Non ha mai ricoperto né ricopre alcuna presidenza o carica in Consigli di amministrazione di enti pubblici economici.
Nella XII legislatura ha ricoperto la carica di vicepresidente del Consiglio della Provincia autonoma di Trento ed è stato componente dell’Assemblea delle minoranze.
E’ segretario questore del Consiglio provinciale e vicepresidente della prima Commissione permanente.