Il Family day spacca ulteriormente il governo. Mentre Rosy Bindi sollecita a non partecipare al corteo del 12 maggio, Mastella ha dichirato: «saró in piazza a manifestare e porteró con me moglie e figli»; Emma Bonino parteciperà alla contromanifestazione laica di piazza Navona, ‘Coraggio Laico’, indetta nello stesso giorno del Family Day per ricordare i 33 anni della vittoria referendaria per il divorzio, dove saranno presenti anche i Verdi & c.
Intanto il Consiglio regionale del Lazio ha bocciato l’inserimento delle mozioni riguardanti il patrocinio del ‘Family day’ da parte della Regione all’ordine del giorno della seduta del 4 maggio. E le reazioni non sono mancate…
Intanto, anche Andrea Riccardi di Sant’Egidio e Chiara Lubich dei Focolarini saranno lontani da piazza San Giovanni perché impegnati nell’edizione 2007 della manifestazione “Insieme per l’Europa” in programma a Stoccarda. L’iniziativa ecumenica che raduna decine di sigle cristiane europee e dove troverà rifugio anche Romano Prodi…
1) La nostra prima piazza.
2) Scontro aperto tra Rosy Bindi e Mastella.
1)
La nostra prima piazza
Roccella e Pezzotta raccontano il Family day. E perché un vasto mondo laico, cattolico e popolare ha messo anima e corpo a difesa del senso comune
Erano i giorni immediatamente seguenti il referendum sulla legge 40, quando, dopo lo sbalordimento per quel 75 per cento di italiani che erano andati a non votare, iniziarono le analisi su quale strano fenomeno avesse portato così tante persone a disertare le urne. Sembrava impossibile. Si giungeva da un periodo in cui le menti più brillanti dell’intelligenza italiana, da Umberto Veronesi a Rita Levi Montalcini, avevano spiegato con piglio scientifico che «gli embrioni sono solo un esiguo cumulo di cellule». In cui i politici più sottilmente acuti come Giuliano Amato avevano rivelato l’esistenza dell’ootide, il preembrione, un quid che poteva essere sacrificato senza troppi rimorsi di coscienza sull’altare del progresso. In cui anche la radiosa e giunonica Monica Bellucci aveva messo anima e corpo sulle copertine più lucide per spiegare ai suoi fans che quella era «una legge fatta da Torquemada, non adeguata al XX secolo».
Poi ne risultò il referendum con il più alto tasso di astensione della storia repubblicana. Come era potuto accadere? Ma quanti bifolchi c’erano in Italia? Probabilmente non s’era inteso quanto sarebbe stato bello e desiderabile poter scegliere il figlio più adeguato alla propria immaginazione, il pargolo su misura che irrompe nella vita senza scombussolare l’agenda degli impegni, il figlio della provetta e non dell’imprevedibile caso. Non avevano capito. «Ma non dovevano aver inteso nemmeno gli elettori di sinistra» nota per Tempi un esperto di flussi elettorali. «Basta andare a vedere i dati: solo un quinto degli elettori di centrosinistra si recò alle urne, disobbedendo alle indicazione dei partiti. Una cosa mai vista». Il vaticanista dell’Espresso Sandro Magister spiegò a questo giornale che la Chiesa cattolica, tramite il capillare impegno di movimenti e associazioni, parrocchie e centri culturali, aveva svolto, silenziosamente e lontano dai riflettori, «una grandiosa opera di alfabetizzazione bioetica». Opera che trovò il conforto e il sostegno di tanti ambienti laici. «Il dissenso laico», lo chiamò con fortunata inventiva il direttore del Foglio Giuliano Ferrara. «Oggi ci risiamo – dice a Tempi Paola Soave, vicepresidente del Forum della associazioni familiari – anche se questa volta non chiediamo di non fare qualcosa, ma di fare. Di andare in piazza san Giovanni in Laterano a Roma il 12 maggio per dire “più famiglia”». Quella rete di persone che si manifestò durante il referendum «s’è oggi ritrovata, assiepata in convegni e assemblee, per spiegare, motivare, sostenere il nostro sì alla famiglia».
Questa volta la miccia che ha innescato l’esplosione si chiama Dico, il disegno di legge Bindi-Pollastrini al vaglio del parlamento. «I Dico sono un problema, ma non il problema – spiega a Tempi la giornalista e scrittrice Eugenia Roccella, portavoce dell’evento – perché oggi quel che è in gioco è il nostro senso comune di creaturalità. Il Family day è un punto di arrivo nato dalla battaglia culturale sulla procreazione assistita. C’è stata una graduale presa di coscienza che in ballo oggigiorno c’è come noi intendiamo l’essere umano nella sua completezza, in tutti suoi aspetti biologici e spirituali. Estirpare l’essere umano dagli ambiti affettivi e di relazione che lo caratterizzano è una rivoluzione che non è tollerabile né per i laici né per i cattolici».
IMBARAZZI MARGHERITI
Roccella parla da non credente, figlia di uno dei fondatori del Partito radicale: «Oggi il mondo cattolico s’è preso in mano una leadership culturale di cui, talvolta, non è ancora pienamente consapevole. Io tendo a collegare i due eventi (il non voto sulla legge 40 e il Family day) perché vedo una continuità tra i due fenomeni, vedo sempre più salda un’alleanza tra il mondo cattolico e un mondo laico molto vasto, non a livello di élite, ma a livello popolare. D’altronde, anche un non credente può pensare che, in teoria, la parola famiglia possa essere declinata al plurale, ma poi, se guarda all’esperienza, alla “sua” esperienza, si accorgerà che di famiglia ne esiste solo una, fondata sull’unione fra uomo e donna».
Savino Pezzotta, ex leader Cisl, l’altro portavoce dell’evento, concorda: «Sta emergendo qualcosa di nuovo. Sono rimasto sbalordito e meravigliato, in questo periodo, girando l’Italia dalle Alpi alla Sicilia, di trovare un così forte sentimento di gratitudine e passione. Davvero, sono un cattolico di lungo corso, questo è il mio mondo, lo conosco bene. Eppure mi pare di poter dire di aver visto qualcosa di nuovo: vedo muoversi quel popolo figlio dell’opera di Giovanni Paolo II».
È noto che Pezzotta non sia tipo da mandarle a dire. Sulla presenza dei politici alla manifestazione s’è spinto fino a giurare che, armato di carta e penna, segnerà su un bloc notes i nomi dei parlamentari presenti: «A partire dal 13 maggio il loro comportamento sarà il banco di prova per verificare se la loro adesione è stata autentica o solo di facciata». Questa affermazione è stata letta come «intollerante, presuntuosa e contraria al dialogo» da Antonello Soro, coordinatore della Margherita. «Noi non faremo una manifestazione antigovernativa – ribadisce a Tempi Pezzotta. Noi andiamo in piazza per dire tanti “sì” alla famiglia, ma anche un “no” netto e preciso ai Dico. Chiunque è il benvenuto, ma dev’essere chiaro che il Family day non è un supermercato, non si viene a prendere solo quello che si vuole. Se partecipi accetti il pacchetto intero, altrimenti puoi pure stare a casa». In merito ai Dico, Pezzotta è altrettanto netto: «L’abbiamo sempre ripetuto: non abbiamo nulla contro le persone che convivono, né contro gli omosessuali. Le loro situazioni possono essere tutelate da norme già presenti nel nostro ordinamento, ma non possono essere equiparate all’istituzione familiare».
PROMESSE POLITICHE
Pezzotta si rifiuta di parlarne, ma altre fonti confermano a Tempi che, negli incontri avuti coi rappresentanti politici dei partiti, «a parte quelli dell’estrema sinistra che non li hanno voluti finora incontrare, tutti sono apparsi disponibili e pronti ad assumersi le proprie responsabilità per promuovere norme in favore della famiglia. Lo stesso Piero Fassino s’è espresso così in privato con Roccella e Pezzotta e poi ha dichiarato pubblicamente il sostegno al Family day. I due portavoce, a tutti, hanno ribadito le loro richieste, ben sapendo che, a parte Udc e Udeur, in tutti i partiti convivono sensibilità in materia molto differenti». I rapporti più tesi, come dimostra l’uscita stizzita di Soro e una lettera di sessanta parlamentari in difesa dei Dico, sono proprio con la Margherita, componente politica che oscilla pensierosa tra posizioni di apertura a un bacino elettorale che ritiene “suo” e la chiusura in difesa della “sua” ministro Bindi.
«Ma la politica – dice Pezzotta – guarda a questo fenomeno, che io definisco di “personalismo sociale”, con occhi vecchi. Oggi si preferisce partecipare alla discussione politica non attraverso i partiti, ma in prima persona. è riemerso il cattolicesimo popolare, gente che sente di aver qualcosa da dire ed è stanca di essere trattata dalla politica come un semplice corpo elettorale. È un popolo ignorato dai media, snobbato dagli intellettuali, anche da quelli ancora impantanati nei richiami al Concilio».
ALMENO CENTOMILA
A una decina di giorni dall’evento, l’immagine del Family day che si sta materializzando nella mente degli organizzatori è quella di «una grande festa di popolo, fatta di canti e riflessioni». Per Pezzotta, che da leader sindacale di gente in piazza ne ha portata a bizzeffe, «saremo almeno centomila, che non è un numero da poco. Portiamo in piazza le famiglie, manifesterà gente che non è abituata a farlo, mica sindacalisti». Con centomila persone si riempie san Giovanni in Laterano, ma l’impressione è che vi confluiranno molti più madri e padri, passeggini e biberon. Raccontano dal quartiere generale romano del Family day: «Le adesioni sono continue. Ogni giorno riceviamo telefonate di gruppi parrocchiali e movimenti che ci informano di aver organizzato pullman o treni per raggiungere Roma. Ma ci chiamano anche semplici padri di famiglia per farci sapere che saranno all’appuntamento con moglie e figli. Fare una stima delle presenze è pressoché impossibile».
Anche Roccella sente sui polpastrelli la medesima sensazione: «Inizialmente, lo confesso, ero piuttosto imbarazzata. Voglio dire: io, laica, che dovevo andare davanti ad un’assemblea del Rinnovamento dello Spirito a spiegare loro cos’è la famiglia. C’è qualcosa di ironico e paradossale». L’impaccio è stato vinto «dall’accoglienza che ho incontrato ovunque sono stata in questi mesi». Ad una recente assemblea le è stata posta una domanda sul gender, vocabolo fino a qualche anno fa utilizzato solo da esperti del settore. «Insomma, voglio dire, dalla legge 40 in poi la gente ha cominciato a informarsi, a capire, a chiedere». Non ci si può più nascondere, spiega la giornalista, «ogni giorno siamo bombardati nella nostra umanità. Siamo nel bel mezzo di cambiamenti epocali: anche volendosi nascondere non si può più. È il momento di uscire in mare aperto».
di Boffi Emanuele
Tempi num.18 del 03/05/2007
2)
Scontro aperto tra Rosy Bindi e Mastella.
«Ministri a casa», «Ci vado con i miei»
Il Family spacca ulteriormente il governo. La manifestazione “benedetta” dalla Cei continua a mietere adesioni e defezioni eccellenti dentro la maggioranza di governo, accentuando le divisioni della sinistra sui temi etici. A Piazza San Giovanni sfileranno infatti sia il ministro dell’Istruzione Fioroni sia quello della Giustizia Mastella. Proprio quest’ultimo si è reso protagoni sta di uno scontro a distanza con il titolare della Famiglia Rosy Bindi. La margheritina ha attaccato i colleghi dalle colonne dell’Unità: «La manifestazione di sabato prossimo», ha detto in un’intervista, «è contro i Dico. I ministri stiano a casa», ha invocato. «Ci vado, e con tutta la famiglia», ha replicato il Guardasigilli, tra i più sensibili del governo su questi argomenti. «Gli stessi inviti», ha aggiunto polemicamente «non mi sembrano siano stati recepiti quando si è trattato del Gay Pride. Io sono coerente con la mia linea».
LIBERO 5 maggio 07